Israele deporta i/le migranti africani/e. Cronologia della repressione e delle lotte.

protestagennaio2014

Sciopero dei migranti a Tel Aviv – Gennaio 2014

Le autorità israeliane negli ultimi giorni hanno accelerato le procedure di espulsione dei migranti africani, che avvengono già da anni. Ad alcuni di loro, detenuti presso il campo di Holot, è stato consegnato l’ordine di lasciare il paese “volontariamente” entro un mese: chi si rifiuta può essere detenuto a tempo indefinito.

notizia-deportazione

Detenuti del centro di Holot con l’ordine di lasciare il paese

I migranti sudanesi e eritrei, che sono circa 50.000 nel paese, sono stati “invitati” a trasferirsi in Ruanda e Uganda. Il presidente ruandese Kagame ha confermato un accordo con Israele per ospitare gli immigrati africani: in cambio il Ruanda riceverà milioni di dollari e forniture da Israele. I migranti che accettano il programma avranno 30 giorni di tempo per organizzare la partenza. Chi si rifiuta sarà sottoposto ad un’udienza in cui si deciderà la detenzione indefinita in un lager etnico per non aver collaborato alla propria espulsione, ai sensi dell’articolo 13 della legge sulla cittadinanza e l’ingresso in Israele.

Eritrei e sudanesi hanno cominciato a migrare verso Israele attraverso il Sinai nel 2006. Dal 2006 al 2012 sono entrati nel paese circa 37.000 eritrei e 14.000 sudanesi. In teoria queste persone godrebbero della protezione internazionale (che impedisce l’espulsione per chi corre pericolo di vita nel paese di provenienza), secondo la Convenzione sui rifugiati che Israele ha sottoscritto. In realtà negli ultimi anni le autorità israeliane hanno impiegato diverse misure illegali per spingere i migranti a lasciare il paese. Ora le autorità israeliane ritengono che non vi sia alcun ostacolo legale per costringere i cittadini eritrei e sudanesi a lasciare Israele per un paese terzo che non è il loro paese d’origine – anche se questo viene fatto contro la loro volontà.

Cronologia dei provvedimenti repressivi e delle lotte dei migranti

Il governo israeliano inizialmente tollerava i pochi immigrati provenienti dall’Africa. Non ha ostacolato il loro ingresso e molti migranti hanno trovato lavori umili in alberghi e ristoranti.

2000-2005

Si verifica un aumento significativo del numero di lavoratori provenienti dall’Africa attraverso il confine con l’Egitto e si assiste all’avvio di detenzioni ed espulsioni nei loro riguardi.

2006-2009

Progressivo incremento degli arresti di migranti irregolari: circa 1.000 nel 2006, 5.000 nel 2007, 8.700 nel 2008 e 5.000 nel 2009.

Giugno 2010

Nei primi sei mesi vengono catturati e arrestati più di 8.000 lavoratori africani senza documenti.

Novembre 2010

barriera egitto

Recinzione tra Egitto ed Israele

Iniziano i lavori per una barriera di reti elettrificate e sensori, lunga 220 km, sul confine con l’Egitto, per impedire l’accesso ai migranti africani (definiti ufficialmente “infiltrati” ) tra i quali molti richiedenti asilo sudanesi ed eritrei. La costruzione è stata completata nel Gennaio 2013. Da allora solo 34 persone sono riuscite ad entrare in Israele, nei primi sei mesi del 2013, rispetto alle 9.570 nel 2012. Durante l’inaugurazione, Netanyahu afferma “Così come abbiamo completamente fermato l’infiltrazione nelle città israeliane, riusciremo nella missione successiva – il rimpatrio di decine di migliaia di infiltrati, presenti in Israele, nei loro paesi d’origine”. Il 28 Novembre Israele approva anche il progetto per la costruzione di un centro di detenzione per migranti.

Marzo 2012

Comincia la costruzione del più grande centro di detenzione del mondo, attraverso l’ampliamento degli esistenti centri di Saharonim A e Ketziot, dove si prevede di recludere tra le 12.000 e le 30.000 persone.

Aprile-Maggio 2012

Attacchi razzisti contro la popolazione migrante. Molotov contro le abitazioni, negozi di commercianti migranti nati/e in Eritrea assaltati, macchine con finestrini infranti, caccia all’uomo/donna nelle strade con pestaggi e rastrellamenti.

Giugno 2012

Il parlamento israeliano approva un nuovo emendamento alle legge “per la prevenzione delle infiltrazioni” (promulgata nel 1954 per impedire l’ingresso dei palestinesi), che concede alle autorità il potere di detenere immigrati illegali per un massimo di tre anni. Secondo la legge, i lavoratori migranti già presenti nel paese possono essere incarcerati anche per reati di lieve entità come l’imbrattamento di un muro o il furto di una bici – infrazioni per le quali non sarebbero stati arrestati in precedenza. Per chi aiuta i migranti o fornisce loro un riparo è prevista la detenzione tra cinque e 15 anni di carcere.Nei giorni successivi in centinaia sono trasferiti al centro di detenzione di Saharonim.

Febbraio 2013

A eritrei e sudanesi viene permesso di presentare domande di asilo. A fine anno, risulteranno esaminate 2.593 domande, tutte respinte tranne 4.

Marzo 2013

Il governo ammette la deportazione “volontaria” di 2000 sudanesi. L’UNHCR denuncia che si tratta invece di espulsioni forzate dei migranti detenuti in Israele: “non c’è libero arbitrio dentro una prigione”. Il rimpatrio in Sudan (dove sono previste pene per chi ha messo piede in Israele) è avvenuto in segreto, attraverso un paese terzo, nei mesi precedenti, senza che l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ne fosse a conoscenza.

Maggio 2013

Nel campo d’internamento per migranti di Saharonim circa 340 persone protestano per tre giorni rifiutandosi di entrare nelle celle.

Giugno 2013

Si riaccende la lotta dentro il lager per migranti di Saharonim, nel deserto del Negev. Circa 300 le/i migranti african* internat* per giorni rifiutano il cibo passato dall’amministrazione carceraria. Le Autorità reprimono la protesta deportando in massa gli scioperanti in altre strutture detentive, come Ashel e Ktziot, carcere israeliano dove vengono imprigionati i palestinesi.

Settembre 2013

La corte suprema dichiara illegale e incostituzionale la parte della legge del 2012 che permetteva la detenzione senza processo per un massimo di tre anni ( nelle carceri e nei centri di detenzione “chiusi” per migranti, come quello di Saharonim).

Il parlamento israeliano approva allora un altro emendamento per la costruzione del centro di Holot, e per consentire alle autorità di imprigionare i migranti arrivati in Israele dopo il giugno 2013 per un massimo di un anno, senza processo, e successivamente a tempo indeterminato nel campo (definito “aperto” e che quindi non ricade in quanto previsto dalla sentenza della Corte suprema) di Holot.

Il Governo israeliano inoltre dichiara pubblicamente di aver stipulato un accordo “che impegna l’Uganda ad accettare 1500 sudanesi e 2000 eritrei soggetti di espulsione in cambio di un aiuto nei settori militare, tecnologico e agricolo”.

Dicembre 2013

African Asylum seekers protest march to Jerusalem 16.12.2013

Marcia per la libertà – Dicembre 2013

Refugees Freedom march, Jerusalem, 17.12.2013

Repressione della “Marcia per la libertà” – Gerusalemme 17.12.2013

Apre il centro di detenzione di Holot, nel deserto del Negev, a sud di Gaza e vicino al confine con l’Egitto. Il centro è in grado di contenere 3000 persone. Durante le ore di luce i migranti possono uscire (ma il centro è situato in mezzo ad un deserto…) ma devono firmare ad orari regolari tre volte al giorno, dalle 22 alle 6 del mattino devono rimanere obbligatoriamente all’interno delle recinzioni. Nel centro non è prevista nemmeno l’assistenza medica. Nel nuovo campo vengono rapidamente deportati 480 migranti dal carcere etnico di Saharonim, sopratutto eritrei e sudanesi. Inizia subito uno sciopero della fame di protesta. La settimana successiva in 282 fuggono dal campo e raggiungono Gerusalemme, in quella che sarà chiamata “Marcia per la libertà“, per protestare contro il mancato esame delle loro richieste di asilo politico.  Le autorità gli impongono di ritornare minacciando di arrestarli per aver violato i termini della loro detenzione.

Il 28 dicembre una manifestazione di migliaia di persone si svolge a Tel Aviv: solidali e migranti africani marciano da Levinsky Park a piazza Rabin, nel centro della città, contro la detenzione senza processo dei rifugiati africani nei centri di Saharonim e Holot.

Gennaio 2014

Protesta

Manifestazione a Tel Aviv – Gennaio 2014

Strike For Freedom, First Day, Tel Aviv, Israel, 05.01.2014

Primo giorno dello sciopero dei migranti – Tel Aviv 05.01.2014

La protesta dei migranti, cominciata a dicembre, continua nel nuovo anno. Decine di migliaia di africani richiedenti asilo in Israele entrano in sciopero dal 5 al 12 Gennaio, per reclamare il riconoscimento dello status di rifugiati e le garanzie previste dalla convenzione di Ginevra: il diritto di lavorare, di muoversi liberamente, l’accesso a servizi sanitari ed educativi etc.. Durante il primo giorno di sciopero si tiene a Tel Aviv una manifestazione di 30.000 persone. Nel corso della settimana massicce proteste di migliaia di migranti e solidali si tengono davanti al municipio di Tel Aviv, l’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, le missioni diplomatiche di vari paesi stranieri, e la Knesset, il parlamento israeliano. Una manifestazione di 10.000 persone si tiene anche a Gerusalemme.  La protesta viene spezzata e repressa dal Governo segregando molti dei partecipanti più attivi e determinati nel centro di Holot.

Febbraio 2014

Il 17 e 18 Febbraio centinaia di migranti provenienti da varie città si radunano davanti al centro di detenzione di Holot, chiedendo la liberazione di tutte le persone detenute in base alla legge sulla prevenzione delle infiltrazioni. I detenuti di Holot si uniscono alla protesta.

Israele comincia ad inviare i richiedenti asilo africani in Uganda, secondo una procedura che definiscono “volontaria” ma tale non è.

Aprile 2014

Attivisti per i diritti dei migranti organizzano una iniziativa insieme ai lavoratori del centro di Holot e a Tel Aviv, per attirare l’attenzione sulla situazione dei migranti di Israele.

Maggio 2014

Centinaia di detenuti del centro di Holot, dopo che nove richiedenti asilo sono stati costretti a dormire all’aperto a causa della mancanza di posti letto, protestano rifiutandosi di rientrare nelle camerate.

Giugno-Luglio 2014

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Protesta ad Holot – Giugno 2014

Repressione

Repressione della protesta sul confine egiziano – Giugno 2014

Circa 1.000 africani per protestare contro la loro detenzione “inumana e senza limiti” presso il centro di detenzione di Holot, escono dal campo e si dirigono verso il confine con l’Egitto , dove costruiscono un campo di fortuna.

La polizia israeliana reprime la protesta attaccando violentemente il campo. Dopo i violenti scontri e lo sgombero del campo, 779 manifestanti vengono deportati nel centro di detenzione di Saharonim. In risposta i migranti cominciano uno sciopero della fame.

Settembre 2014

La Corte Suprema ordina la chiusura di Holot entro 90 giorni. Il governo si oppone alla decisione della corte, per strada si scatenano violenze razziste.

Human right watch diffonde i dati sulle espulsioni: da Gennaio a Giugno, 6.400 sudanesi e 367 eritrei sono stati costretti a lasciare Israele per tornare nei paesi d’origine : nello stesso periodo il diritto di asilo viene riconosciuto solo a due eritrei e un sudanese. “A moltissimi di quelli che sono tornati, è stata praticamente estorta una dichiarazione di ritorno volontario mentre erano nei centri di detenzione, o sotto la minaccia di esservi imprigionati. Questo, ha affermato l’alto commissario dell’Onu per i rifugiati a Tel Aviv, non può essere considerato un rimpatrio volontario. Hrw dichiara che molti dei rimpatriati hanno avuto gravi problemi al loro ritorno. In particolare cita il caso di almeno sette sudanesi che sono stati incarcerati e interrogati dalla polizia per la sicurezza nazionale; uno è stato torturato, un altro messo in isolamento e un terzo accusato di tradimento per essere stato in Israele. Infatti, secondo la legge sudanese, avere contatti con Israele è un crimine punibile anche con 10 anni di carcere, e dunque questo dovrebbe già costituire un motivo per ricevere protezione e asilo politico in Israele. Per quanto riguarda gli eritrei, altri rapporti documentano che il loro governo li considera disertori e dunque li imprigiona e poi li rimanda ai lavori forzati nei posti più disagiati del paese.”

Ottobre 2014

La destra israeliana protesta in strada contro la decisione della corte di chiudere Holot /

Dicembre 2014

In un discorso all’inizio di dicembre il ministro dell’Interno Chair Miri Regev dichiara che il centro di Holot non chiuderà il 22 dicembre , come stabilito dalla Corte suprema.”Non saranno i giudici a determinare la nostra politica sull’ immigrazione,ma il governo eletto”, afferma Regev.

Marzo 2015

Il governo annuncia la costruzione di un altro muro, al confine con la Giordania, attrezzato con videocamere e torri di guardia, che si estenderà inizialmente per 30 km. I lavori dovrebbero iniziare nell’estate 2016.

Viene diffusa la notizia della morte di cinque bambini dall’inizio dell’anno, in asili nido improv­vi­sati e privi di strut­ture minime, veri e propri depositi di minori, dove i genitori migranti sono costretti a lasciarli non avendo altre alternative durante le ore di lavoro.

Aprile 2015

Nuova ondata di deportazioni in Ruanda e Uganda.

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Libertà! No alle prigioni!

 

 

 

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