Traduzione da beatingborders.wordpress.com .
Le autorità marocchine continuano la loro campagna repressiva contro le comunità di immigrati nel nord del Marocco, distruggendo le loro infrastrutture e deportando i migranti.
La “Fac” di Oujda (una città vicina al confine con l’Algeria) è un’occupazione situata in una parte dell’università “Mohamed I” e per diversi anni è stata utilizzata come rifugio dalle persone migranti.
Malgrado la tendopoli fosse abbastanza controllata in maniera gerarchica, ad esempio da alcune organizzazioni studentesche, ciò nonostante rappresentava una parte importante delle infrastrutture dei migranti. Nell’occupazione “Fac” potevano trovare alcuni giorni di riposo le persone che passavano la frontiera con l’Algeria, quelle che erano state ferite e ricevevano cure all’ospedale di Oujda, o le persone che avevano bisogno di prendere una pausa dalla fatica e dal terrore dei campi situati nella foresta.
Lo scorso sabato, intorno alle 3 del mattino, le forze di sicurezza marocchine hanno circondato, sgomberato e distrutto il campo arrestando 200 persone. Circa la metà dei/delle fermat* sono stati rilasciat* in poco tempo, in quanto minorenni o in possesso di documenti, l’altra metà è stata raggruppata e deportata in alcune città nel centro o nel sud del Marocco (ad esempio Taza, Rabat), come riporta l’AMHR, l ‘Associazione marocchina per i diritti umani.
Dopo la distruzione degli accampamenti e delle case occupate a Nador (a febbraio) e a Tangeri (a luglio), si tratta del terzo attacco in un anno dello Stato marocchino contro importanti strutture delle comunità di migranti nel nord del Marocco. Un articolo comparso sul sito “Yabiladi” afferma che lo sgombero è stato deciso con il pretesto delle preoccupazioni della popolazione di Boukhalef, causate della crescente tensione tra la popolazione marocchina e quella subsahariana. Tuttavia queste tensioni tra la popolazione sono in parte il risultato delle politiche razziste e dell’intenzionale criminalizzazione dei migranti, attraverso i soliti luoghi comuni, portata avanti da alcuni mezzi di informazione.
Da Febbraio, dopo la fine del finto processo di “regolarizzazione” dei migranti, il Marocco ha inviato all’Europa un chiaro messaggio di tolleranza zero nei confronti dei/delle migranti presenti nel nord del paese. In questo modo, il Marocco sta continuando a giocare il ruolo di cane da guardia dell’Europa, in cambio di ingenti finanziamenti.
La campagna di distruzione e deportazione ha causato l’incremento del numero di persone senzatetto, condizioni di vita abominevoli, violazioni dei diritti umani e il deterioramento generale della situazione.
Questo trattamento nei confronti dei/delle migranti lungo tutte le frontiere europee (compresa l’Italia, la Grecia e i Balcani) riflette una chiara volontà dell’Europa di fermare “gli stranieri” dal trovare un qualsiasi rifugio sul suolo europeo e dal cercare una vita degna. Si tratta di rendere impossibile la vita dei migranti alle frontiere e di infliggere torture, al fine di preservare il “capitale” europeo e mantenere un dominio totale sui paesi di origine dei migranti, con la collaborazione dei paesi di frontiera ( in questo caso, il Marocco). Europa e Marocco sono direttamente responsabili dell’inferno in cui costringono decine di migliaia di persone.
E’ tempo che le autorità marocchine si prendano le responsabilità del caos che stanno creando (ad esempio provvedendo al problema degli alloggi) e che l’Unione Europea finisca di chiudere gli occhi davanti all’inferno che finanzia.
Fermiamo la guerra ai/alle migranti
Nessuna Frontiera