Traduzione da Clandestinenglish , 15 Agosto 2015
Dichiarazione e informazioni sulla situazione dei rifugiati e degli immigrati nell’isola di Kos (Grecia)
Una volta, tanto tempo fa, ma non così tanto da far finta di essercene dimenticati, migliaia di persone – facce familiari e nomi ancor più familiari – iniziarono il loro cammino alla ricerca di un domani migliore. Venivano stipate nei treni, accolte da squadre ostili di guardie, registrate dalle autorità, dormivano in aree inadeguate persino per gli animali svolgendo i lavori peggiori – e, soprattutto, venivano marchiati come esseri subumani, feccia, in modo tale da poter essere sfruttati in quanto lavoratori e espropriati in quanto esseri umani.
Ad oggi, la storia dei rifugiati e degli immigrati – che non ha mai smesso di esistere, dato che gli stati, le nazioni e le guerre non sono ancora scomparsi – sta vivendo un revival solo che, questa volta, siamo dall’altro lato del mare, in attesa dell’arrivo di migliaia di migranti che rischiano le loro vite per attraversare le frontiere europee; un’Europa colpevole di quanto succede nei territori che queste persone si lasciano alle spalle. Con le sue truppe sparpagliate in tutto il mondo, in combutta con qualsiasi potere autoritario che si trovi in quelle zone, usurpando risorse e territori per secoli, l’Europa si ricorda della sua sicurezza ogni volta che c’è un prezzo da pagare per le scelte fatte. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che le sue politiche, che si estendono dalla Manica alle coste del Dodecaneso, mirano a svalutare l’esistenza umana fino a farle raggiungere il fondo, e a promuovere una forza lavoro sfruttata che riempia i buchi della sua economia agonizzante.
In questo contesto, non è affatto strano che i governi “di sinistra” si scarichino di ogni responsabilità, mostrandosi indifferenti alla sorte degli immigrati e tentanto – invano – di dimostrare un volto caritatevole. L’inutile lavoro di questo governo, e soprattutto il comportamento della polizia (violenza, corruzione, insabbiamento di atti illegali ecc.), provano che quanto detto prima è vero al di là di ogni dubbio. Senza contare che l’esercito greco continua, anche in un periodo di difficoltà economica, a mantenere la sua presenza in 12 paesi, in risposta ai bisogni strategici di un paese che non si allontana mai dai suoi modesti albori militaristici.
Non sorprende nemmeno l’espressione di discorsi misantropici e razzisti da parte delle autorità locali; ogni volta che la loro facciata si sfalda, la retorica sui diritti umani scompare, i bagni pubblici vengono chiusi, l’acqua staccata e il comportamento precedente viene sostituito da discorsi di estrema destra (“riprendiamoci la città”, “scorrerà il sangue”, “neanche l’acqua”…), tipici dei governi europei; e neonazi, criminali arricchiti e altri parassiti vengono pagati per ripulire i parchi con la forza, spargendo ovunque il panico.
Non siamo neanche turbati dal fatto che innumerevoli episodi di estorsione ai danni degli immigrati sono stati insabbiati sia dal governo che dai media locali. L’intero sistema locale di interessi può benissimo piangersi addosso di fronte alle telecamere per quanto sta colpendo questo bellissimo posto, ma guadagna comunque enormi profitti dalle persone disperate, affittando loro catapecchie al prezzo di un hotel a 5 stelle (circa 35 euro per una stanza con 4 letti), chiedendo soldi anche per mettere in carica i cellulari (3 euro per ogni ricarica), vendendo loro acqua ad 1,5 euro a bottiglia, rubando i motori alle barche dei trafficanti, e addirittura offrendo di trasportare gli immigrati a Kalymnos – per la modica cifra di 400 euro – per facilitare il lavoro della polizia.
L’unica cosa che un po’ ci sorprende – ma soprattutto ci disgusta – è l’affermarsi di discorsi xenofobi e razzisti tra la gran parte degli abitanti di Kos. Si azzardano addirittura a parlare di persone illegali e irregolari – quando i loro nonni scappavano, portandosi dietro solo il biglietto, per raggiungere l’Australia, il Canada e gli USA. Dicono che l’isola è piccola, si lamentano della scarsità di zone di accoglienza quando ogni estate vengono affittate le stanze a centinaia di migliaia di turisti e quando ci sono tantissimi luoghi abbandonati e cadenti anche nel centro della città.
Vogliamo sottolineare anche la mancanza di ONG e altre organizzazioni “sensibili” sull’isola – nonostante il fatto che vengano teoricamente pagati per aiutare rifugiati e migranti – nonché i recenti avvenimenti che hanno visto coinvolti gli sbirri insieme ai fascisti, i quali hanno accerchiato migliaia di immigrati nel campo sportivo di Antagoras e li hanno chiusi dentro in condizioni durissime (senza acqua, ombra, cibo e bagni); e, infine, gli attacchi immotivati degli squadroni della morte locali, come quelli avvenuti l’11 e 12 agosto. L’unico dato di fatto è la terribile esperienza di migliaia di esseri umani che hanno avuto la sfortuna di nascere altrove e parlare una lingua differente. Non li abbandoneremo alle grinfie del cannibalismo contemporaneo. Non lasceremo nessuna provocazione senza risposta, e non permetteremo che alcuna voce di solidarietà e sostegno venga messa a tacere dalla volgarità contro immigrati e rifugiati che consuma i nostri giorni.
Gli immigrati sono i dannati della terra
Siamo tutti stranieri in questo mondo di padroni
Iniziativa solidale con rifugiati e immigrati
PS: Questo testo è stato distribuito nella città di Kos e diffuso dai media locali.
Messaggio dell’Iniziativa auto-organizzata di solidarietà ai rifugiati del Campo di Marte, Atene, 2 Agosto 2015:
“Vorremmo farvi sapere che tutti noi che siamo solidali in questi giorni con la vostra lotta per la sopravvivenza e che vi sosteniamo ogni giorno con pasti, beni di prima necessità e cure mediche non siamo funzionari pubblici, autorità locali, ong o associazioni caritatevoli finanziate con soldi pubblici.
Siamo persone comuni come voi, provenienti da diverse origini e auto-organizzate spontaneamente sulla base della solidarietà e dell’umanità, con l’obiettivo di appoggiarvi senza condizioni o senza niente in cambio.
Quando gli stati uccidono o sradicano le popolazioni, la solidarietà è la nostra arma”.
Traduzione da Provo.gr , 19 Agosto 2015.
Comunicato dell’Iniziativa auto-organizzata di solidarietà ai rifugiati del Campo di Marte (Pedion Areos), Atene.
L’Iniziativa auto-organizzata di solidarietà ai rifugiati di Parco Areos, come deciso nella riunione di martedì 11 Agosto 2015, ha sospeso le azioni dei gruppi nell’accampamento improvvisato a Pedion Areos, lunedi 17 Agosto.
Fin dai primi giorni è nata un’assemblea di solidarietà con i migranti del Parco Areos. Tra i migranti del campo abbiamo incontrato chi è stato colpito dalla “guerra al terrore” e dalle guerre civili che l’ hanno seguita, coloro che cercano di sfuggire alle teocrazie come lo “Stato islamico”, alla povertà e alla fame. Sono le stesse persone che quando arrivano ai confini dell’Europa sono costrette ad affrontare le operazioni militari di FRONTEX e le guardie di frontiera nazionali, le recinzioni da Evros a Calais e i centri di detenzione per migranti, il cui numero aumenta in tutta l’Europa.
Le centinaia di rifugiati politici ed economici che sono stati, per quasi un mese, accampati al Parco Areos non avevano l’intenzione di rimanere lì, ma quella, principale e primaria, di raggiungere la loro destinazione, qualunque essa fosse. Sono stati bloccati alle frontiere interne dell’Europa in condizioni terribili, senza infrastrutture, senza cure mediche di base e senza le minime condizioni igieniche, in un luogo dove lo stato greco costringe metodicamente anche altri “indesiderabili”, come tossicodipendenti e senzatetto.
Siamo stati chiamati come esseri sociali attivi a dare immediatamente una nostra risposta collettiva a questi problemi di sopravvivenza e di dignità umana di base. Eravamo lì, ognuno di noi, con la consapevolezza che la posizione in cui si trovano tutti i rifugiati e i migranti potrebbe essere la nostra – e non perché siamo una sorta di specialisti e professionisti della solidarietà, e nemmeno per farci fotografare per costruire carriere politiche, a destra come a sinistra. Quello che siamo riusciti a realizzare è stato il risultato della mobilitazione solidale di centinaia di persone che cooperano sulla base della solidarietà concreta e dell’ auto-organizzazione, lontane dalla logica della filantropia e del volontariato, e distanti dal considerare quello dei migranti come un problema “da gestire”.
Fin dal primo incontro dell’iniziativa auto-organizzata di solidarietà, dal quale sono nati gruppi di lavoro per far fronte alle diverse esigenze dei rifugiati e organizzare le quotidiane azioni di solidarietà al Parco Areos, centinaia di persone sono costantemente arrivate in via Tsamadou a Exarchia (presso lo Steki Metanaston, un centro sociale dei migranti, luogo di coordinamento e organizzazione dell’iniziativa) per sostenere il progetto. Decine di iniziative coordinate in tutta la Grecia, organizzate da collettivi, luoghi di ritrovo, squat e singole persone, hanno raccolto e inviato beni di prima necessità, giocattoli, vestiti, soldi, e tutto il resto, anche i loro risparmi.
Sono stati creati i gruppi di lavoro:
1) Gruppo alimentazione. Costituito da circa 15 persone, presenti a rotazione, per la preparazione di tre pasti al giorno per 400-600 persone, in collaborazione con il Gruppo salute, che ha fornito le linee guida dietetiche in base al profilo epidemiologico della popolazione del Campo di Marte. Allo stesso tempo, ha contribuito ad alimentare molte cucine collettive e solidali.
2) Gruppo di distribuzione. Ha confezionato e distribuito i pasti giornalieri, ha curato l’approvvigionamento idrico sulla base delle informazioni sui nuovi arrivi al Parco Areos e si è preso cura dell’alloggiamento nelle tende. Ciascuna squadra di lavoro coinvolgeva su base permanente da 10 a 20 persone.
3) Gruppo magazzino. Impegnato nella raccolta e classificazione di tutto il cibo, prodotti igienici e materiali di consumo che arrivavano costantemente a Tsamadou. Al gruppo hanno partecipato quotidianamente 4-6 persone.
4) Gruppo salute. Lanciato dopo un appello dell’Iniziativa auto-organizzata di solidarietà ai rifugiati e dalle strutture sanitarie auto-organizzate della zona, ha ricevuto una immediata risposta dai solidali, operatori sanitari professionisti e non. Ha operato tutti i giorni a Pedion Areos in due turni, con la presenza di 5-7 persone per turno, parte integrante dei quali erano gli interpreti afghani. Ha svolto una media di circa 70 interventi quotidiani e gestito la farmacia che aveva sede a Tsamadou.
5) Gruppo abbigliamento. Ha intrapreso la raccolta e la cernita degli abiti che arrivavano costantemente a Tsamadou. Al gruppo hanno partecipato quotidianamente 5-10 persone.
6) Gruppo pulizia. Era formato da 10-20 persone e ha operato su due turni giornalieri, occupandosi della pulizia della zona insieme ai rifugiati che risiedevano nel campo. I membri hanno risposto efficacemente alla mancanza di infrastrutture sanitarie, costruendo docce, riparando le uniche due fontane presenti nel campo ed effettuando la disinfezione.
7) Gruppo controinformazione. Ha diffuso informazioni dirette sulle azioni dell’Iniziativa auto-organizzata di solidarietà e pubblicizzato sui social media le esigenze quotidiane dei migranti. Inoltre ha organizzato la conferenza stampa del 5 agosto, la prima a descrivere la situazione al Parco Areos e comunicare le posizioni dell’iniziativa. Il gruppo era composto da 7 persone.
8) Gruppo creativo per i bambini. Ha assicurato la distribuzione di giocattoli e articoli di cancelleria raccolti a Tsamadou e allestito attività creative per i bambini al Parco Areos. Ha ripulito il parco giochi vicino al campo improvvisato dove 4-6 volte a settimana ha organizzato giochi e attività per i bambini dei rifugiati. Era partecipato da 5-8 persone per turno.
Significativo è stato il contributo degli interpreti afghani, senza il cui aiuto non sarebbe stato possibile il lavoro dei gruppi attivi al Parco Areos.
Tutti i gruppi sono stati coordinati attraverso frequenti riunioni nel piccolo giardino di Tsamadou e avevano una strutturazione orizzontale e anti-gerarchica. Il principio politico di parità nel processo decisionale e nell’attuazione delle decisioni adottate , e le relazioni tra i gruppi, hanno reso evidente fin dall’inizio, soprattutto nella pratica, che tutti i gruppi erano ugualmente importanti per raggiungere gli obiettivi dell’incontro. I gruppi hanno formato una catena stretta e coerente, interagendo costantemente tra loro e collaborando assiduamente tutti i giorni. Per tutto il periodo di attività dell’iniziativa al Parco Areos c’è stata solidarietà tra i rifugiati e tra le persone partecipanti ai gruppi. Il progetto di auto-organizzazione sviluppato a Tsamadou e al Campo di Marte è stato un esempio di come gruppi di persone che si incontrano per la prima volta siano in grado di fornire soluzioni a critici problemi di sopravvivenza .
Sappiamo che lo stato e le istituzioni politiche sono responsabili dei flussi migratori e dell’espulsione di centinaia di migliaia di persone costrette a diventare migranti. Il movimento di solidarietà non intende in nessun caso sostituire (o lavorare con) lo stato e le sue strutture. Noi rivendichiamo, tuttavia, che le convenzioni internazionali in materia di diritti umani siano pienamente attuate, come codeciso e controfirmato dagli stati stessi . Rivendichiamo gli stessi diritti e la stessa libertà per tutte le persone, senza eccezioni politiche, all’interno o al di fuori dei confini europei.
Il modo in cui il governo greco ha trattato il campo auto-organizzato nel parco Pedion Areos è stato criminale, come la presenza della polizia in tutti i punti di ingresso o uscita del parco. Tutte le istituzioni statali, dal governo centrale agli enti locali e regionali, nonché le ONG a loro collegate, sono state straordinariamente assenti dal Parco Areos o hanno limitato le loro azioni ad iniziative pretenziose e sensazionalistiche, del tutto inutili rispetto ai bisogni dei rifugiati. Quelle poche volte in cui queste organizzazioni e strutture statali sono apparse, per un breve periodo, nel campo, hanno fornito cibo scarso e inadeguato e miseri servizi sanitari. Sempre, però, accompagnati da telecamere e fotografi. Esempi di ciò la distribuzione di un singolo pasto da parte del Comune di Atene (anche nutrizionalmente insufficiente), l’assenza di servizi igienici adeguati a rispondere alle esigenze della popolazione del campo e la loro inesistente pulizia da parte della Regione dell’Attica, così come la incoerente presenza del KEELPNO (l’agenzia statale per il controllo e la prevenzione delle malattie), a volte anche senza medici e medicine. I media, coerenti con il loro ruolo, mostravano falsamente la presenza di queste istituzioni nel campo, con la solita disinformazione permanente dei cittadini, accompagnata da grida razziste e tentativi di terrorizzare la società, al fine di preservare un clima ostile nei confronti dei rifugiati.
Negli ultimi tempi funzionari governativi hanno anche tentato un approccio con l’Iniziativa di solidarietà, finalizzato ad una presunta cooperazione e ad impossessarsi della nostra esperienza accumulata. Questi tentativi hanno rivelato l’intenzione del governo di non migliorare la situazione al Parco Areos e hanno reso evidente il loro criminale gioco politico. In nessun caso la solidarietà auto-organizzata può cooperare con lo stato o accettare giochi politici alle sue spalle. Con questo in mente, l’Assemblea dell’iniziativa, martedì 11 agosto, ha deciso di annunciare la sospensione delle attività delle sue strutture a Pedion Areos per lunedi 17 agosto.
Crediamo che la nostra decisione abbia spinto e costretto l’apparato statale ad accelerare, a malincuore, il progetto di fornire “una soluzione” prima di lunedi 17 agosto. La soluzione adottata, un campo di prefabbricati ad Elaionas, con i rifugiati informati dal governo solo due ore prima del trasferimento, resta da valutare dal punto di vista politico e umanitario. Sul trasferimento dei rifugiati da Areos Park a Elaionas abbiamo deciso di non intervenire, come sempre la nostra priorità sono i desideri e le necessità dei rifugiati, che si sono liberamente ed autonomamente espressi. Alla fine si sono trasferite ad Elaionas 171 persone sulle 450 (e più) presenti Domenica mattina al Parco Areos.
Monitoriamo attentamente gli sviluppi a Elaionas e siamo pronti ad intervenire quando e come sarà necessario. Inoltre, come Iniziativa auto-organizzata continuiamo a sostenere le azioni di solidarietà nei luoghi di arrivo e partenza dei migranti, dove lo Stato interviene con la repressione e certamente non per tutelare la vita e la dignità umana. I materiali di solidarietà raccolti in via Tsamadou saranno inviati a Kos, Leros, Lesbo, Samos, Idomeni e altrove. Inoltre, siamo costantemente all’erta, sempre pronti ad intervenire.
Fin quando gli stati forzeranno le persone in fuga dalla guerra e dalla miseria economica ad annegare nelle acque del Mediterraneo e le rinchiuderanno nei moderni campi di concentramento, noi rimarremo fermamente accanto a loro con le nostre armi: azione diretta, solidarietà e auto-organizzazione. Restiamo, sia come individui che come “Iniziativa autorganizzata” pronti ad affrontare attivamente il razzismo – istituzionale e non – e la fascistizzazione della società.
LA SOLIDARIETA’ E’ LA NOSTRA ARMA
Iniziativa auto-organizzata di solidarietà ai rifugiati del Campo di Marte.