“Una sorta di campo di concentramento”: a definire in questo modo gli “hotspots” che Governo e Ue si apprestano ad aprire in Calabria e Sicilia è lo stesso Prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione al Ministero dell’Interno, l’apparato statale che coordina, tra le altre cose, i Centri di Identificazione ed Espulsione.
Lo scorso 8 Settembre durante una tavola rotonda sull’immigrazione a Tirana, Morcone ha detto: “Alcuni Paesi insistono che dovremmo creare gli ‘hotspot’: temo sia un’idea per schiacciare sui Paesi del sud – soprattutto Italia e Grecia – il fenomeno migratorio. Ma su una cosa sono certo: risponderemo sempre no a chi ci chiede di realizzare una sorta di campi di concentramento per migranti in Calabria o Sicilia!” (1).
Al contrario di quanto affermato dal prefetto le procedure per l’apertura di questi campi di concentramento non hanno mai subito interruzioni e sono andate avanti col pieno consenso di governo e UE : ne avevamo scritto qui a proposito della trasformazione del CIE di Trapani-Milo in un hotspot, che sarebbe dovuta avvenire il primo agosto scorso ma in seguito è slittata.
Malgrado le autorità italiane abbiano evidentemente avuto qualche difficoltà organizzativa, il commissario Ue per l’immigrazione Dimitris Avramopoulos ha dichiarato che “La Commissione europea è soddisfatta del loro lavoro per la realizzazione di hotspot di identificazione e registrazione dei migranti” (2).
Il 9 settembre la Commissione europea ha pubblicato un documento sullo “Stato dell’arte” della realizzazione degli hotspot (3).
Riportiamo alcuni passaggi da questo documento:
“Il sostegno operativo fornito con il metodo basato sui Hotspots si concentrerà su registrazione, identificazione e rilevamento delle impronte digitali e debriefing dei richiedenti asilo, e sulle operazioni di rimpatrio. Le richieste di asilo trattate più velocemente possibile con l’aiuto delle squadre di supporto dell’EASO. Frontex aiuterà gli Stati membri coordinando il rimpatrio dei migranti irregolari che non necessitano di protezione internazionale. Europol e Eurojust assisteranno lo Stato membro ospitante nelle indagini per smantellare le reti della tratta e del traffico di migranti.
In Italia, il quartier generale di Catania (Sicilia) sta coordinando le operazioni in quattro porti, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani in Sicilia e quello dell’isola di Lampedusa che sono stati identificati come Hotspots. In ciascuno di questi Hotspots vi sono strutture di prima accoglienza che possono ospitare complessivamente circa 1.500 persone ai fini dell’identificazione, della registrazione e del rilevamento delle impronte digitali. Altre due strutture di accoglienza saranno pronte ad Augusta e Taranto entro la fine del 2015.“
La capienza prevista è: Pozzallo (300 posti), Porto Empedocle (300 posti), Trapani (400 posti) e Lampedusa (500 posti) Augusta (300 posti) e Taranto (400 posti).
“In Italia lavorano attualmente 11 esperti di screening e 22 esperti di debriefing di Frontex. Il loro numero e il luogo di assegnazione variano in funzione delle esigenze operative. Frontex fornirà inoltre 12 operatori per il rilevamento delle impronte digitali. Per quanto riguarda i rimpatri, Frontex e l’Italia stanno valutando il sostegno che può essere concretamente fornito dall’Agenzia. L’EASO dispone di 45 esperti pronti a raggiungere l’Italia.”
Come se non bastasse il Consiglio d’Europa nella seduta del 9 Settembre scorso ha chiesto a Frontex e stati UE il rapido invio di “squadre RABIT presso i confini sensibili, come l’Ungheria, la Grecia e l’Italia”(4). L’acronimo RABIT sta per “Rapid border intervention teams” cioè “ Squadre di intervento rapido alle frontiere” : queste squadre, istituite già dal 2007 dal Consiglio Europeo, sono costituite da guardie di frontiera di altri Stati membri che “intervengono su richiesta di uno Stato membro che si trovi ad affrontare sollecitazioni urgenti ed eccezionali derivanti da un afflusso massiccio di immigrati clandestini” (5).
Visto che nel solo 2015 ben 41.000 persone migranti giunte in Italia sono riuscite a resistere all’identificazione e al fotosegnalamento (6), come faranno gli sbirri a gestire le prevedibili proteste dei migranti nei nuovi campi di concentramento? Ce lo spiega questo articolo:
“In una lettera inviata ieri al direttore generale Ue per gli Affari Interni e immigrazione Matthias Ruete, il capo della Polizia Alessandro Pansa risponde ai rilievi avanzati dall’Unione europea all’Italia e sottolinea «gli enormi sforzi compiuti dalla polizia italiana per pervenire al rilevamento sistematico delle impronte agli stranieri che sbarcano, rispettando i diritti umani ed evitando forme di coazione». E conferma lo studio di nuove norme per allungare i tempi di trattenimento. Tre le ipotesi sul tavolo: estensione della durata del trattenimento per l’identificazione dalle attuali 12-24 ore fino a 7 giorni; previsione del rilevamento forzoso delle impronte digitali; e previsione del trattenimento fino a 30 giorni del migrante che rifiuti di sottoporsi al rilevamento” (7).
Con gli hotspot funzionanti a pieno regime – si parla del 17 Settembre (8) – il Governo si troverà a dover gestire un sempre maggior numero di persone migranti da recludere in attesa dell’espulsione. Nei primi giorni di Settembre il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione (Pd) ha detto, riferendosi ai CIE, “Il sistema deve essere ripensato, lo scenario sta cambiando. Possiamo, anzi forse dobbiamo immaginare un allargamento e un potenziamento di questi centri.Ma con la modifica di quel regime para-detentivo oggi ingiustificato.“ Si parla di arrivare, con i lavori di ristrutturazione in corso in varie strutture danneggiate dalle rivolte dei detenuti, per l’inizio del 2016 a 1.500 posti disponibili nei CIE rispetto ai 750 attuali (8).
Una conferma sembra essere l’apertura, avvenuta nei giorni scorsi senza comunicazioni ufficiali, del CIE di Crotone (9).
In questi giorni in cui si assiste ad una mobilitazione in favore dei migranti, che si appella ai governi per cambiare le cose, ci sentiamo di condividere quanto ha scritto l’organizzazione indipendente Pro Asyl: “La solidarietà con i migranti non può più essere limitata a donazioni di indumenti e a gesti di benvenuto , ma c’è urgente bisogno che sia diretta contro gli attuali piani del governo” (10).