Il CIE di Trapani Milo diventa un “hotspot” : un lager a gestione europea

Il CIE di Trapani Milo

Il CIE di Trapani Milo

Attraverso le dichiarazioni del Prefetto di Trapani, veniamo a sapere che il CIE di Trapani Milo, dal primo agosto, sarà uno dei nuovi “hotspot” e cambierà quindi destinazione d’uso.

Lampedusa, Porto Empedocle, Pozzallo, Augusta e Taranto sono gli ulteriori siti indicati per la realizzazione di questi centri di identificazione coatta e di smistamento di corpi migranti, già attivi da tempo ma solo ora con una forma giuridica dichiarata.

La struttura del CIE di Trapani Milo era da poco passata nelle mani della cooperativa Badia Grande, dopo che per mano prefettizia il consorzio L’Oasi era stato sollevato dall’incarico.

Dalle parole del Prefetto di deduce che la gestione e il contratto saranno sempre gli stessi, senza gara e senza nuovo affidamento , ma la capienza verrà addirittura raddoppiata: dai 204 posti d’internamento massimo, passerà a 408. Segno che il bottino della cooperativa Badia Grande aumenterà notevolmente.

L’operato, in termini di identificazione forzata in una struttura carceraria, spetterà agli aguzzini di Frontex (l’agenzia europea per il controllo delle frontiere), Europol ( l’agenzia di coordinamento delle polizie europee) ed Easo (L’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo), che avranno il compito di classificare le vite delle persone migranti per poi trasferirle in Centri appositi: eritrei e siriani saranno dislocati forzatamente in vari paesi europei in base al piano di “ricollocamento” di recente approvato dalla UE, alcuni resteranno intrappolati in Italia in attesa di una commissione che esamini la richiesta d’asilo, altri ancora, i cosidetti “migranti economici”, provenienti da paesi considerati “sicuri” secondo la lista che l’Unione Europea sta preparando  ( Tunisia, Marocco, Nigeria, Egitto, Costa d’Avorio, Senegal, Ghana, Bangladesh, Gambia etc.) saranno immediatamente rimpatriati o , nell’attesa della deportazione, internati nei CIE.

Le nuove disposizioni europee precisano che la resistenza all’identificazione forzata comporterà la reclusione nei CIE per la successiva espulsione.

Da mesi interi le lotte delle persone migranti stanno ostacolando l’identificazione di massa: numerosissimi episodi di resistenza collettiva, fughe, blocchi stradali e proteste nei Centri accadono ogni giorno. Tra i recenti episodi: sabato scorso 25 Luglio nella questura di Terni  15 persone hanno tentato la resistenza e la fuga, braccate dalla polizia; il 21 Luglio ad Avezzano, due magrebini hanno opposto una “resistenza attiva” alla richiesta di identificazione da parte della polizia; a Valli del Pasubio il 27 Luglio 15 eritrei sono riusciti a fuggire dal centro accoglienza dove erano stati portati poche ore prima.

Nel 2014 circa 100.000 persone sulle 170.000 sbarcate in Italia nel 2014 sono riuscite ad evitare l’identificazione e a proseguire il viaggio.

Con l’apertura di questi nuovi Lager per l’identificazione e lo smistamento, le resistenze e le fughe durante gli spostamenti saranno sempre più difficili e l’apertura di nuovi centri di detenzione sembra l’unica prospettiva dello Stato.

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