Traduciamo e diffondiamo questo documento sulla situazione nell’hotspot di Moria, scritto dal Collettivo contro i centri di detenzione Musaferat di Lesbo.
Le strutture hot spot
In seguito agli accordi presi durante i vertici UE, da settembre è stata attuata la decisione di convertire il centro di detenzione di Moria a Lesbo in uno dei cinque cosiddetti “Hot Spot” periferici da allestire in Grecia (1). L’hotspot di Moria è stato selezionato come il primo da aprire in Grecia per via delle strutture già esistenti e dell’attività del suddetto centro detenzione. Alcune delle specifiche strutture necessarie al funzionamento dei centri hotspot erano già presenti sull’isola poichè il gran numero di arrivi di migranti nel periodo estivo ha reso Lesbo il principale ingresso in Europa.
L’inaugurazione del centro ha avuto luogo il 16 Ottobre alla presenza di dirigenti statali greci e dell’ Unione Europea. In realtà quello che è davvero avvenuto quel giorno è stata la rimozione violenta della maggior parte dei migranti che erano nelle aree che i dirigenti avrebbero visitato e la successiva rapida pulizia del posto. In questo modo è stata allestita la scena per le riprese dei media, scena poi tornata al suo precedente e consueto miserabile stato appena i dirigenti lasciarono l’isola. La dichiarazione di Andrea Rigoni (Italia), relatore della commissione per le migrazioni, rifugiati e sfollati della Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (P.A.C.E.) durante la sua visita è abbastanza indicativa del significato e della simbologia di questi centri per l’attuazione della politica anti-migrazione dell’Unione europea e dei suoi Stati membri: «… la nostra impressione è che qui ci troviamo nel nuovo confine d’Europa, all’interno di questo centro. Fuori da esso si è al di fuori dell’Europa. Al suo interno, si entra in Europa … ».
All’interno del centro e nei campi di olivi circostanti, durante il periodo da settembre fino alla metà di novembre (il periodo con il picco di arrivi) erano presenti circa 5-10.000 persone ogni giorno. La maggior parte dei migranti è dovuta rimanere lì da 3 a 15 giorni, a seconda della loro nazionalità e del numero di registrazioni in corso. Al momento i settori con i prefabbricati del precedente centro di detenzione rimangono per la maggior parte del tempo inutilizzati per la sistemazione delle persone che arrivano, il che costringe la gran parte dei migranti ad acquistare tende da campeggio o a costruirsi improvvisati e poveri rifugi nei campi che circondano il centro. Dentro il centro, l’UNHCR ha allestito 62 piccole strutture e un grande tendone, destinato soprattutto all’alloggiamento delle famiglie e dei gruppi vulnerabili. I servizi igienici sono quasi inesistenti, soprattutto considerando il grande numero di persone che dovrebbero servirsene (2) . Come risultato molte persone usano le vecchie strutture abbandonate del precedente accampamento militare lì presente.
Negli ultimi tempi si stanno svolgendo lavori di ristrutturazione, alcuni dei quali effettuati da mezzi militari, per l’ampliamento del centro previsto nel prossimo futuro.
Registrazioni – Identificazioni
Il sistema di registrazione e di identificazione, dopo molte sperimentazioni, è stata suddiviso in due zone. La prima è utilizzata per le persone provenienti dalla Siria, che sono ancora la maggioranza delle persone in arrivo, e anche per i palestinesi e africani (3) . Nella seconda zona sono portate le persone provenienti da tutti gli altri paesi, ed è in questa zona che sono presenti la maggior parte delle difficoltà e delle tensioni. Le continue variazioni nel sistema di identificazione e di registrazione sono tra i motivi principali della creazione di confusione e di conseguenza di tensioni nella zona. Il ruolo di risoluzione delle tensioni è stato assegnato alle forze di polizia antisommossa che si sono stabilite sull’isola: le percosse e l’uso di lacrimogeni e spray urticanti costituiscono una parte essenziale nel funzionamento del centro.
Nel centro di detenzione c’è anche un reparto per i minori non accompagnati in grado di contenere 160 persone. La zona è costituita da un gruppo di chioschi all’ingresso sud, circondati da un doppio recinto coperto da filo spinato. L’accesso al sito è molto rigido ed è limitato a specifici gruppi e organizzazioni: ciò crea un muro di invisibilità intorno al funzionamento interno della struttura. In base agli arrivi e alla disponibilità di posti nelle altre strutture nel resto della Grecia, qui a Moria sono “ospitati” circa 50 minori. I principali problemi sono creati dalla detenzione congiuta dei minori, che ha portato a diversi scontri tra di loro. Nell’ultima visita del Collettivo Musaferat nella zona del campo, abbiamo ricevuto specifici reclami sul fatto che, dopo una di queste risse avvenuta negli ultimi giorni, c’era stata una brutale invasione della polizia antisommossa in assetto completo. I minori migranti presenti nel settore erano inorriditi dopo tutto questo.
ONG
Le numerose Organizzazioni Non Governative di volontariato e professionali presenti nel centro di detenzione svolgono un ruolo chiave per il suo funzionamento. Oltre a varie organizzazioni che sono attive nei dintorni del campo con lo scopo principale di fornire sostegno ai migranti appena sbarcati, molte altre ONG sono coinvolte con vari compiti nel funzionamento del centro, dal fornire assistenza nella costruzione delle strutture abitative ai lavori di pulizia, fino al supporto medico-psicosociale per i gruppi vulnerabili. L’importante ruolo di queste organizzazioni nel fornire assistenza, in particolare ai migranti che di solito arrivano esausti e necessitano di urgente supporto, è qualcosa che non può essere ignorato, così come le buone intenzioni di molti delle persone che lavorano con loro. Tuttavia è chiaro che il principale contributo di queste organizzazioni è quello di abbellire una situazione di svalutazione, miseria e reclusione : questo si ritorce contro tutti coloro che si suppone siano qui per aiutare.
Allo stesso tempo il silenzio assoluto mantenuto dalla maggioranza, se non da tutti, gli operatori delle ONG sugli episodi di violenza e sfruttamento all’interno e nei dintorni del campo, rende chiaro il loro ruolo nel centro e li qualifica come co-amministratori istituzionali e partecipanti attivi nella politica anti-immigrazione portata avanti nei centri di detenzione. Questo è qualcosa che non può essere esaminato separatamente dai piani più ampi, all’opera in tutto il mondo, di ricorso alle ONG e di privatizzazione nell’industria della sicurezza e dell’internamento (4).
In relazione alla presenza delle ONG professionali sull’ isola un altro punto importante è quello dei posti di lavoro che forniscono per molti residenti dell’isola e non solo. Il rapporto con l’economia locale, attraverso i posti di lavoro e i considerevoli flussi di denari necessari per la gestione delle attività, è un punto chiave per accrescere l’accettazione di questi centri da parte della comunità locale. Ultimamente sono circolate voci di presunti scandali, con parte dell’opposizione comunale e stampa che rivolge frequenti interrogazioni all’indirizzo dell’ufficio del sindaco per le sue operazioni finanziarie con alcune di queste organizzazioni e riguardo il ruolo centrale che esse svolgono nella gestione della questione migratoria sull’isola, sostituendo completamente l’autorità locale.
Gli affari
L’industria dello sfruttamento rimane fiorente nel centro di detenzione di Moria. Oltre agli appaltatori che continuano a guadagnare enormi profitti dalla gestione del campo (che aumenteranno di molto con la sua prevista espansione), anche i piccoli commercianti riescono a trarre profitto dalla situazione. Per lungo tempo l’amministrazione del centro ha permesso loro di operare all’interno del campo e solo nelle ultime due settimane è cambiato qualcosa. Durante la nostra ultima visita nei dintorni del centro abbiamo trovato sul luogo 8 spacci alimentari, un piccolo camion con frutta, un furgone che vendeva tende da campeggio e sacchi a pelo e 2 stand di Vodafone che sembra essere il vincitore della concorrenza tra le società di telecomunicazioni. Da notare il loro rapido adattamento alle esigenze del mercato: “offrono” schede sim con contratti con minuti gratuiti verso i paesi del Medio Oriente. Anche i proprietari di taxi sembrano capitalizzare la situazione: hanno spostato la fila dei taxi davanti al centro di detenzione dei migranti e applicano tariffe maggiorate rispetto al solito.
Modifiche previste
La diminuzione degli arrivi nei giorni scorsi ha portato alla decongestione del centro di Moria e ha permesso tempi più brevi per le procedure di registrazione della maggior parte dei migranti. Il completamento del previsto allargamento aumenterà la capacità di ricezione del centro, e questo, combinato con la pressione dei residenti del vicino paese contro la presenza degli accampamenti dei migranti sui circostanti appezzamenti privati, dovrebbe portare alla reclusione di tutti i migranti all’interno del centro (5) . Dopo il completamento di questo trasferimento dei migranti ancora presenti all’esterno dovremmo aspettarci la chiusura completa del centro con l’accesso consentito solo a media e organizzazioni accreditate. L’ultima questione rimasta in sospeso riguarda la collocazione del nuovo centro di deportazione, dove verranno portati i migranti ai quali non è consentito richiedere asilo.
Musaferat
Novembre 2015
Altre foto dell’hotspot di Moria sul blog Musaferat
Note
1) Secondo le informazioni disponibili, è prevista la creazione di 5 centri hotspot periferici nelle isole di Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros, più un centro molto più grande in una finora sconosciuta località dell’ Attica.
2) La loro situazione terribile si può vedere nelle immagini che seguono la nota.
3) Le famiglie siriane sono condotte per la registrazione e l’identificazione nel centro di Kara Tepe, ciò contribuisce al decongestionamento di questo luogo di identificazione.
4) Esaminare il ruolo delle diverse organizzazioni nella gestione della questione migratoria è molto importante. Il loro ruolo per la complessiatà che presenta non può essere descritto adeguatamente in questa nota informativa. Questo aspetto verrà analizzato più specificamente in seguito.
5) Fino ad oggi la necessità dei migranti di andare e venire al centro di registrazione per il completamento delle procedure ha portato ad una “apertura artificiale”. Parti della recinzione sono danneggiate e questi varchi vengono usati come ingressi aggiuntivi al centro. Nell’ultima settimana è stato applicato un sistema di ingresso controllato che consentire l’accesso solo per i migranti e le ONG registrate.