CIE Brindisi-Restinco : qualche aggiornamento dopo il presidio del 20 febbraio.

Riceviamo e pubblichiamo:

AGGIORNAMENTO da BARI:

Apprendiamo da un recluso che, a seguito delle due rivolte che hanno danneggiato i moduli abitativi, il CIE di Bari è chiuso. Buona parte dei reclusi è stata liberata con un foglio di via, mentre alcuni sono stati trasferitri in altri Centri.

Ancora una volta il fuoco delle rivolte ha chiuso un lager della democrazia. Solidarietà a tutte le migranti e i migranti in lotta contro i CIE.

Hurriya!

CIE Brindisi-Restinco : qualche aggiornamento dopo il presidio del 20 febbraio.

0ef9e6deceda2ffbb148e161d8771e5c_LA cinque mesi dalla sua attività, anche il CIE di Brindisi-Restinco continua a confermarsi come luogo di rabbia e protesta, oltre che di detenzione e umiliazione. Il caloroso presidio davanti alla struttura è stato un momento di rottura dell’isolamento, tra urla, musica, battiture, messaggi di lotta e solidarietà. Tuttavia è importante conoscere alcuni fatti avvenuti in seguito, qui spiegati in ordine di tempo.

Isolamento e minacce da parte di alcuni operatori Auxilium

Il centro dispone di una sezione d’isolamento, atta ad allontanare i detenuti più “rumorosi” e dediti ad agitarsi contro le condizioni subite. Da più sezioni si viene a sapere che gli operatori di Auxilium spesso fanno dell’isolamento un deterrente, tentando di scoraggiare qualsiasi segno di protesta. Le minacce di alcuni operatori all’interno della struttura si allargano fino ai modi più beceri e muscolari: “smettila di battere la porta o ti pestiamo di botte”, è una delle frasi rivolte ad un detenuto che tempo fa iniziò delle battiture, dopo aver chiesto più volte, senza risposta, di farsi accendere una sigaretta.

Evasioni

Cinque reclusi riescono a fuggire nella notte tra il 22 e il 23 febbraio. Secondo alcune testimonianze dall’interno, i cinque sono riusciti a tagliare una parte dell’inferriata che si affaccia all’esterno, per poi scavalcare la recinzione sorvegliata dai militari di Strade Sicure e sparire tra le campagne circostanti. Ad oggi nessuno dei fuggitivi è stato ripreso dalla polizia. Questa evasione è uno spiraglio di libertà che auspichiamo possa estendersi.

Proteste, pestaggi e trasferimento in carcere.

Attraverso alcuni immigrati reclusi nel CIE, giovedì 23 febbraio veniamo a sapere di una protesta sedata prima con pestaggi, poi con l’isolamento. La notizia si “ufficializza” il giorno successivo con i media locali, che parlano di “rivolta e trasferimento nel carcere di Brindisi per due detenuti egiziani in attesa di espulsione”. Attraverso il racconto di altri immigrati, si ha una descrizione più chiara sull’accaduto. Pare che la protesta dei due egiziani fosse scattata mentre due operatori entravano nella loro stanza per lasciare il pasto giornaliero. Mentre buona parte degli altri detenuti dormiva, i due hanno espressamente rifiutato il cibo, sostenendo di non averne voglia e di voler soltanto uscire via da lì. Dopo che uno dei due ha iniziato delle battiture fino a danneggiare la porta d’ingresso, gli operatori hanno chiesto l’intervento immediato di polizia e carabinieri, che sono intervenuti in assetto antisommossa. Dopo aver ammanettato i due che protestavano, li hanno pestati e condotti in isolamento, dove pare siano continuati i pestaggi e gli abusi, dato che alcuni reclusi dalle varie sezioni hanno potuto avvertire rumori di percosse e urla. Il mattino dopo è avvenuto il trasferimento nel carcere di Brindisi, collocato nei pressi del centro urbano.

Tra Brindisi e Bari

Ultima notizia riguarda trasferimento di 10 immigrati dal CIE di Bari a quello di Restinco. La motivazione del trasferimento sta nella rivolta avvenuta a Bari lo scorso 24 febbraio, quando l’incendio di alcuni materassi da parte di due reclusi ha reso inagibile una parte del Centro.

Restando al CIE di Bari, nella notte del 29 febbraio un altro incendio, che dai materassi si è propagato all’arredo della struttura, ha reso inagibile un altro modulo. Di conseguenza, ci sono stati nuovi trasferimenti, al momento da accertare.

Allargando lo sguardo

Questi episodi non sono da isolarsi rispetto a tutta una serie di avvenimenti sparsi tra altri luoghi di frontiera intorno alla fortezza Europa. Brucia la jungle di Calais, la frontiera fra Grecia e Macedonia non regge alla pressione dei tanti ricacciati dalla guerra e dalla miseria. In Italia, così come altrove, i Centri di identificazione ed espulsione sono resi inagibili dalle fiamme della rivolta. Crediamo sia importante essere solidali con chi lotta, al fianco di chi si ribella ma pure (ostinatamente) convinti che l’isolamento e l’indifferenza sociale devono essere abbattuti come ogni gabbia, perchè si possa finalmente sviluppare una complicità fra sfruttati di ogni dove contro ogni frontiera.

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