I reclusi raccontano le rivolte che hanno chiuso i CIE di Bari e Crotone e le lotte a Caltanisetta

fuocoIn poco più di 2 settimane, dopo quello di Bari, le rivolte dei reclusi costringono alla chiusura anche il CIE di Crotone. A Bari il CIE è andato a fuoco due volte, tra il 24 e il 29 Febbraio. A Crotone, secondo la stampa locale, una rivolta è avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 Marzo e ha reso inagibile la struttura sita in località Sant’Anna, riaperta da soli 6 mesi, nel Settembre 2015. Sempre secondo le fonti giornalistiche, i 27 reclusi sono stati alcuni rimpatriati e altri trasferiti nei CIE di Torino e Caltanisetta.

Della chiusura dei 2 CIE si è parlato poco o nulla sui media. Di seguito è possibile ascoltare invece le testimonianze dei reclusi sulle rivolte a Bari e Crotone, e sulle resistenze e proteste a Caltanissetta.

Ascolta le interviste.

A seguire, una parziale trascrizione:

“A Bari non funziona niente, i ragazzi alla fine si sono organizzati perché sono arrabbiati […] tutto è stato bruciato. Ci hanno spinti fuori nel corridoio dove siamo rimasti fino alle 4 della mattina. Dopo questo non hanno dato niente di quello che chiedevano i ragazzi: si sono organizzati di nuovo e hanno fatto la stessa cosa, è stato bruciato di nuovo”

“La metà è stata trasferita, noi siamo stati trasferiti a Crotone, altri ragazzi sono stati trasferiti a Caltanisetta. A Crotone è peggio di Bari, è come un campo di militari, tutti i giorni fanno perquisizioni più di 50/100 [della] polizia militare, entrano nelle stanze, [ci mettono] tutti quanti attaccati al muro […] come in guerra. Ad un marocchino che protestava hanno dato due schiaffi.”

“La rivolta: i ragazzi hanno deciso che lì la vita è insopportabile […] è un campo di concentramento. Hanno deciso di andare via da lì talmente tremendo, ed hanno acceso il fuoco. Eravamo 27, la maggior parte sono stati liberati ieri, 7 [espulsi] nel loro paese d’origine…”

“Qui a Caltanisetta stanno lavorando qui dentro mentre ci siamo pure noi […] manco si sa la sicurezza per noi, è una cosa assurda. Tante volte [i poliziotti] salgono sopra [i tetti, dove i reclusi resistono alle deportazioni] per rimpatriare, sono [stati] scesi due o tre con la forza, con le botte, i manganelli, di tutto […] rimpatriati con le manette proprio, ci stanno gente che hanno prese le botte e nemmeno riescono a camminare, e alla fine sono rimpatriati.”

“Le espulsioni: noi qui siamo tutti richiedenti asilo, e siamo dentro a un CIE che non c’entra niente con i richiedenti asilo. Due giorni fa sono entrati e hanno [preso] un ragazzo che ha fatto ricorso come richiedente asilo, c’era pure la data dell’udienza, e se lo sono portati via in Tunisia. E’ capitato tante volte, hanno portato gente richiedenti asilo e rimpatriati. E questo pure è fuorilegge. Tante volte chiamiamo gli avvocati, quelli dicono “Come mai, non è vero, non si può fare”[…] Nemmeno gli avvocati sono riusciti a fare ricorsi.”

“Io sto dal 2007 qua, io mi ricordo prima era 2 mesi, dopo sono aumentati a 6 mesi, dopo a 18 mesi, dopo 12 mesi. La cosa assurda è quella che stanno a fa questa legge di Bossi-Fini, questi fanno le leggi già loro fuorilegge. Qua in Italia non si capisce, come il terzo mondo, la giustizia del terzo mondo, uguale come al nostro paese”

“Tante volte pure gente dalla rabbia distruggono tutto, fanno apposta così loro lì mettono soldi di più là, perché tutto è di cooperative, perché la cooperativa che mette i soldi e tante volte pure loro c’hanno paura magari che si distrugga tutto e i lavoranti sempre lì chiedono non fate così perché sennò rimangono loro senza lavoro. […] Lui pensa solo per lui, però noi siamo qua sempre detenuti, peggio di galera […] per un documento ti prendono, condanna di un anno ma ti sembra normale”

“Entrano a vedere qua, rimangono con la bocca aperta a vedere come siamo. Ma tanti video, tante cose sono uscite, questi perché non li mettono sui giornali? per vergogna del governo o che? allora com’è non capisco. Per il CIE sono rimasti senza fare niente. Solo noi, noi siamo combattenti sempre. Già mi ricordo del 2010/2012, erano penso più di ventina [i CIE], mo’ sono rimasti solo 3. Trapani hanno chiuso a Novembre, è diventato come [l’ hotspot ] di Lampedusa diciamo. Sono stato nel 2012 a Trapani. Quelli del 2012 li chiamano “CIE di fuga”. Sono stato 2 mesi, entro due mesi sono scappate 600 persone, l’hanno chiuso per questa cosa. Sempre, ogni sera succede il casino con le forze dell’ordine… perché è contro i diritti umani.”

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