A Bruxelles, il 18 Marzo i 28 primi ministri dell’Unione Europea hanno ufficializzato l’accordo con il premier turco Davutoglu sulla gestione dei migranti. In base ai termini dell’accordo (qui il testo completo) tutti i migranti arrivati in Grecia a partire dal 20 Marzo saranno deportati in Turchia, insieme alle persone già presenti in Grecia e catalogate come “migranti economici”. Si tratta in pratica della definitiva soppressione del già limitato diritto d’asilo: chi sfiderà le politiche della UE arrivando nelle isole non avrà nessuna possibilità di reinsediamento “legale”. Rimane solo la promessa dei paesi UE di ricollocare alcune migliaia di siriani direttamente dalla Turchia.
Dal giorno successivo all’accordo è cominciata l’evacuazione forzata dei migranti già presenti nelle isole, per far posto negli hotspot ai nuovi arrivi da detenere. La Turchia ha inviato suoi agenti negli hotspot sulle isole per coordinare le deportazioni, e la Grecia propri funzionari in Turchia nei luoghi dove avverranno gli sbarchi dei futuri deportati. Inoltre per effettuare le deportazioni è previsto lo schieramento di 250 poliziotti greci, 50 esperti di Frontex, 1500 poliziotti dai paesi Ue al comando di Frontex, 1000 militari e addetti alla sicurezza, 8 navi di Frontex da 400 posti, 28 bus.
Ieri 24 Marzo girava la notizia di 30 pakistani e afgani deportati in Turchia. Erano stati condotti dal campo autorganizzato “Better Days for Moria” prima all’hotspot di Lesbo con l’inganno e la promessa di poter fare domanda d’asilo, poi portati su un traghetto, ammanettati e chiusi dentro i furgoni della polizia, ed infine reclusi nel centro di detenzione di Corinto. Sono le prime persone espulse dopo la firma dell’accordo ma, dall’inizio dell’anno, già 800 migranti erano stati deportati verso la Turchia dai 7 centri di detenzione presenti nel paese, che hanno una capienza di 6127 posti e dove sono recluse, al 23 Marzo, 1.187 persone: 231 ad Amygdaleza, 315 a Corinto, 161 a Petrou Ralli, 317 a Paranesti, 151 a Xanthi e 12 a Orestiada (oltre a migliaia di persone negli hotspot nelle isole).
La Grecia si trasforma così in un grande campo di concentramento ed espulsione. Malgrado la drammatica situazione, le lotte e le resistenze dei/delle migranti e solidali proseguono quotidianamente.
Condividiamo e rilanciamo l’appello scritto da SoliConvoy a supportare la lotta delle e dei migranti a Idomeni e dappertutto, organizzando ed estendendo le proteste anche nelle nostre città e quartieri, sulle strade, ai confini.
La frontiera è ovunque.
Di seguito una cronologia delle proteste avvenute in Grecia degli ultimi giorni, tratta dalle notizie diffuse da migranti e solidali.
Giovedi 24 Marzo
Lesbo – In mattinata la polizia ha tentato di chiudere la cucina solidale “No Border kitchen” e identificare le persone presenti. Al loro rifiuto, hanno minacciato di tornare in forze l’indomani per arrestarle. Alle 13.30, circa 300 persone hanno partecipato alla manifestazione in solidarietà con i migranti reclusi e in lotta nell’hotspot di Moria, contro le detenzioni e le espulsioni. Oltre alla polizia già presente nel centro, sono accorsi sul posto due plotoni di antisommossa. I migranti all’interno si sono uniti alla protesta ma il contatto con i solidali è stato possibile solo a distanza perché i poliziotti si sono schierati intorno alla recinzione. Ci sono state due brevi cariche della polizia e l’arresto di un membro del “Team Platanos”, accusato di aver scritto “Stop deportation now” sul bus della polizia. Successivamente si è tenuto un presidio alla stazione di polizia dell’isola, per chiedere il rilascio del compagno detenuto, e un volantinaggio tra la popolazione a Mitilene, in vista della prossima manifestazione al porto prevista per sabato.
Nea Karvali – I 738 migranti presenti nel campo governativo, vicino alla città di Kavala, dopo giorni di vessazioni da parte della polizia, che portava nella stazione di polizia chiunque si lamentasse della situazione nel campo, oggi hanno dato vita ad una manifestazione di protesta e a uno sciopero della fame, contro le condizioni di vita nel campo e per l’apertura delle frontiere.
Diavata – Nel campo che si trova vicino alla città di Salonicco sono ammassate 1100 persone, in una zona industriale fatiscente vicino ad una raffineria di petrolio. L’ingresso è presidiato da polizia e militari. Oggi circa 100 persone sono riuscite a lasciare il campo e, con il supporto dei solidali, hanno dato vita ad un corteo che ha raggiunto il centro di Salonicco, in piazza Aristotele. Qui si sono accampati, determinati a rimanere finché non verranno aperte le frontiere. Un significativo striscione recitava “Non si vive di solo pane”.
Mercoledi 23 Marzo
Idomeni – In mattinata, come deciso nell’assemblea del giorno precedente, circa 100 persone si sono dirette lungo la strada che porta alla dogana di Evzoni, per chiedere l’apertura della frontiera con la Macedonia/FYROM. Un cordone di polizia li ha fermati, e la contrapposizione è durata alcune ore. Nel corso della giornata è ripreso pure il blocco della ferrovia che, malgrado le intimidazioni della polizia, è continuato durante la notte. Alcune persone continuano lo sciopero della fame.
Polykastro – Nel campo militarizzato di Nea Kavala (a 22 km da Idomeni) vivono 3515 migranti in condizioni terribili, in tende allagate, senza acqua potabile né notizie sul loro futuro. Oggi circa 500 persone sono uscite dal campo per dirigersi verso Polykastro. Qui a partire dalle 11 del mattino hanno bloccato entrambe le carreggiate dell’autostrada che da Salonicco conduce alla frontiera greco macedone. A loro si sono aggiunti gruppi di solidali e altri migranti provenienti dall’accampamento di 2000 persone che si trova presso la stazione di servizio di Polykastro. “Se bloccano la frontiera alle persone, allora noi la blocchiamo alle merci“ hanno affermato i manifestanti. Gli striscioni esposti recitavano in in più lingue “This is what EU looks like!”, “No Borders No Nation Stop deportation“, “open the borders”. Sono state allestite delle tende sul posto e il presidio è continuato nel pomeriggio. È arrivata la polizia antisommossa che ha tentato di allontanare i migranti, che non si sono lasciati intimidire disponendosi in cordoni. La polizia è stata costretta ad spostarsi a distanza e il blocco stradale è continuato fino alla mattina successiva.
https://www.youtube.com/watch?v=_EyO9vHURwg
Salonicco – I migranti presenti nella zona portuale della città hanno tenuto un presidio al molo 10 del porto, per reclamare l’apertura della frontiera.
Pireo – Questa mattina 160 migranti si sono rifiutati di salire sui bus che li avrebbero portati nei campi governativi. Nella zona del porto sono accampate più di 4000 persone, e la maggior parte rifiuta di farsi segregare nei centri, per timore di essere bloccata ed espulsa. Per spingerle ad andarsene, in vista dell’inizio della stagione turistica che affollerà il porto di turisti stranieri, le autorità nazionali e locali non forniscono alcun tipo di supporto, che è invece assicurato, per quanto si può, dai gruppi di volontari e solidali. Nel pomeriggio si è tenuta un’assemblea tra il coordinamento dei solidali, di cui fanno parte anche lavoratori dei sindacati, e i/le migranti. In serata, come nei giorni precedenti, un corteo si è mosso lungo le strade del porto. Il 21 Marzo un altro corteo si era diretto, dopo l’assemblea, a protestare davanti gli uffici di Frontex.
Chios – Nell’hotspot di Vial sono ora recluse circa 1100 persone, tra le quali molti minori. Molte dormono all’aperto, manca cibo, latte, acqua, elettricità, coperte. I solidali che nel pomeriggio si sono recati al centro detenzione, come nei giorni precedenti, per contattare e supportare i migranti, sono stati fermati e identificati dalla polizia, e di seguito allontanati. Nel centro era intanto cominciata una forte protesta e tutti gli operatori e la polizia erano usciti. Si sono anche verificate risse tra i migranti, con alcune persone ferite. Sembra che la polizia sia riuscita a rientrare nel centro solo in serata.
Lesbo – Tre migranti hanno provato a dirigersi al porto per imbarcarsi su un traghetto e lasciare l’isola, ma sono stati fermati da agenti olandesi di Frontex e reclusi nell’hotspot di Moria.
Ritsona – Nel campo dove vivono in tende 908 persone, senza luce, acqua corrente e con cibo insufficiente, sono continuate anche oggi le proteste. 4 persone sono da alcuni giorni in sciopero della fame. In una dichiarazione hanno affermato “Il nostro obiettivo principale è quello di andare in Europa. Ci hanno messo in un posto dove anche gli animali non sarebbero in grado di sopravvivere. Abbiamo deciso di iniziare uno sciopero della fame e ci fermeremo solo quando i confini saranno aperti. Abbiamo l’appoggio di tutti i rifugiati detenuti a Ritsona“
22 Marzo
Idomeni – Un gruppo di migranti ha trascorso la notte sui binari ferroviari, dove la protesta continua da ieri. La polizia greca li ha allontanati questa mattina con violenza, scatenando proteste ancora più grandi: centinaia di altre persone che si sono unite alle precedenti e hanno bloccato di nuovo e completamente la ferrovia. A un certo punto due persone esasperate si sono date fuoco, e sono state rapidamente portate con un’ambulanza in ospedale. Altri migranti hanno iniziato uno sciopero della fame, chiedendo al furgone della ONG Praxis di non consegnare il cibo al campo, e decidendo di non accettare cibo all’interno del campo, per protesta. Anche un cannone ad acqua ha partecipato alla repressione delle proteste.
https://www.youtube.com/watch?v=_d1yLEVv5-E
Lesbo – Centinaia di migranti reclusi nell’hotspot di Moria oggi hanno protestato contro la loro detenzione. Appena sbarcati nell’isola, in base all’accordo tra la UE e la Turchia, sono stati immediatamente segregati nel centro di detenzione. Sono circa 600 i/le recluse, tra loro 130 minori, in condizioni disastrose. Nei cartelli esposti si poteva leggere “Vogliamo conoscere il nostro destino. Vogliamo andare ad Atene”. Ai giornalisti e ai solidali non è permesso entrare nel centro, nelle interviste effettuate attraverso le recinzioni i migranti chiedono risposte, vogliono sapere quale sarà il loro futuro e se gli saranno rilasciati i documenti.
https://www.youtube.com/watch?v=fHA-KQlsppc
Chios – I solidali nel pomeriggio si sono recati all’hotspot di Vian, per supportare e fornire cibo alle più di 1100 persone recluse nel centro di detenzione. All’interno era in corso una forte protesta dei/delle migranti. I solidali sono stati fermati e identificati, le loro auto perquisite, e in seguito portati e trattenuti per 5 ore alla stazione di polizia dell’isola, dove sono stati interrogati e filmati. In serata sono tornati all’hotspot, dove la protesta all’interno continuava. La polizia era in tenuta antisommossa, e un poliziotto con una pistola in mano ha di nuovo fermato i solidali per chiedergli i documenti. La polizia li ha perquisiti, così come la loro auto, e gli ha detto “non dovreste stare qui, questa ora è una prigione”.
Samos – Le circa 600 persone recluse nell’hotspot hanno organizzato una protesta per chiedere l’apertura dei cancelli del campo e permettere loro la libertà di movimento, l’accellerazione delle registrazioni dei documenti e la possibilità di poter mangiare, invece dello scadente cibo precotto, alla “Iokasti’s Kitchen”, dove fino a poco tempo fa le donne solidali di Samos preparavano dei pasti per i migranti.
Ritsona – Oggi corteo di centinaia di migranti dentro e fuori dal campo. Vogliono lasciare il posto e la Grecia, e chiedono l’apertura della frontiera .
Giannina – 770 persone sono presenti nel centro, gestito dai militari dell’esercito greco, che si trova presso l’ex aeroporto militare nel sobborgo di Katsikas, nella regione dell’Epiro. Da giorni i migranti sono in protesta, per il sovraffollamento, il freddo, le tende che si allagano quando piove, il cibo scadente, la mancanza di acqua calda ed elettricità, l’incertezza sul proprio futuro. Molti vogliono ritornare ad Atene, per ricongiungersi con amici e familiari dai quali sono stati forzatamente separati quando, arrivati al porto del Pireo, sono stati direttamente caricati sui bus e portati qui. Alcuni sono già riusciti a lasciare il campo. Oggi 200 persone si sono mosse in corteo per “lasciare l’inferno”.