Bruciare le frontiere ogni giorno
TRE GIORNI DI DISCUSSIONI E LOTTA
Da Idomeni a Calais arrivano immagini di persone che premono per passare frontiere sempre più chiuse. Contemporaneamente gli Stati europei mettono in campo una ristrutturazione nella gestione interna dell’immigrazione attraverso nuove strutture di smistamento e acuendo il controllo nelle strutture della detenzione amministrativa.
Proprio per questo è necessario incontrarsi per discutere dei cambiamenti in corso.
Gli incontri vogliono sollevare alcuni nodi critici, teorici e pratici, e i limiti incontrati nelle lotte con i migranti e immigrati che, nell’ultimo anno in particolar modo, si sono sviluppati in varie parti d’Italia e non solo. Consci della difficoltà e della complessità di questo proposito, pensiamo sia necessario ricercare un confronto aperto non dettato da scadenze di lotta o impegni di movimento. In pratica sentiamo il bisogno di riprendere una discussione riguardo questi argomenti specifici, senza per forza dover trovare una sintesi di analisi e di intenti ma piuttosto un terreno di confronto fertile nel quale poterci ritrovare nei mesi a venire.
Obiettivi delle due giornate:
– avere un confronto con diversi compagni rispetto alle politiche migratorie internazionali in relazione ai flussi e alla chiusura delle frontiere.
– fare il punto sull’evoluzione del sistema di accoglienza e di respingimento messo in campo in Italia partendo dagli Hotspot, dal sistema della cosiddetta “accoglienza secondaria” fino all’internamento nei Cie.
– avere un confronto con compagni impegnati in vari ambiti di lotta contro la gestione dell’immigrazione, quali a esempio la lotta contro i Cie e quella contro le frontiere.
– avere un confronto con compagni provenienti dall’estero che nell’ultimo anno hanno seguito diverse lotte al fianco di rifugiati e richiedenti asilo.
La discussione vorrebbe toccare i seguenti punti:
– L’arrivo massiccio di immigrati previsto nei prossimi mesi potrebbe ricreare durante l’estate prossima una situazione simile a quella vissuta l’anno scorso a Ventimiglia, dove si stanno già ammassando centinaia di profughi. La chiusura della frontiera austriaca sta ostacolando il passaggio verso il nord- Europa deviando, probabilmente, i flussi provenienti dai Balcani e dal meridione, verso il confine nord-occidentale. Come poter immaginare un intervento di lotta che tenga conto delle contingenze pratiche che tali situazioni creano? Come portare avanti una solidarietà attiva con i migranti stessi senza scadere in dinamiche assistenziali ma rilanciando piuttosto percorsi di lotta e complicità? Quali limiti e quali possibilità offrono questi spazi nati attorno a una situazione d’ emergenza?
– L’enorme flusso di migranti viene fatto transitare negli Hotspot di recente apertura, che fungono da filtri attraverso i quali decidere della destinazione di ogni migrante, e in seguito incanalato verso strutture di seconda accoglienza quali gli Sprar, i Cas e i Cara. Questi luoghi esistono da parecchi anni ma nell’ultimo periodo si stanno moltiplicando per far fronte a un numero sempre maggiore di richiedenti asilo. La retorica dell’accoglienza, utilizzata per giustificare l’esistenza di tali strutture, nasconde una complessa rete di appalti nella quale si inseriscono cooperative e imprese che incassano lauti guadagni nella fornitura di servizi. E non solo. Il “parcheggio” offerto ai richiedenti asilo costringe molti a sottostare a un percorso di integrazione, reale o meno, costruito attorno ad attività educative e prestazioni lavorative di sfruttamento. A margine di questi percorsi ufficiali le strutture di seconda accoglienza rappresentano in molti casi un bacino di manodopera sottopagata da utilizzare nei lavori agricoli, nei cantieri o nei ristoranti, dove il caporalato trova ampi spazi di manovra. Quali possibilità di intervento contro cooperative, ONG, associazioni o enti che gestiscono tali strutture? Come intercettare momenti di conflittualità messi in atto dagli stessi migranti e in che modo poter intervenire? Come ci si può contrapporre alla propaganda dell’accoglienza mettendone in luce le contraddizioni più profonde e le sue finalità di controllo?
– I Cie sono l’ultimo luogo di transito per gli immigrati in attesa di espulsione, catturati durante le retate oppure provenienti dal carcere, dai luoghi di sbarco o di frontiera. Anche se la gestione dei Cie cambia a seconda della loro localizzazione e dei vari gestori che li hanno in appalto, negli ultimi anni tali strutture tendono a diventare sempre più simili a delle galere: la repressione interna a suon di controlli serrati, reparti di isolamento, privazione dei telefoni per comunicare con l’esterno, conferma questa ipotesi. Nonostante ciò le rivolte e le evasioni dei reclusi rimangono un esempio lampante di come poter chiudere questi Centri. La gestione dei servizi è una fonte costante di guadagno per ditte ed enti, talvolta i medesimi sia per i Cie che per i centri adibiti alla seconda accoglienza. Come poter sostenere dall’esterno le rivolte dei reclusi e come portare avanti anche in maniera autonoma la lotta contro i Cie?
Calendario degli incontri:
Venerdì 20 maggio
Ore 19:00 discussione su sistemi di gestione e controllo dell’immigrazione.
Dalla macchina delle espulsioni a quella dell’accoglienza.
Sabato 21 maggio
Ore 10:00, presidio in piazza Repubblica angolo corso Giulio Cesare.
Ore 14:30, racconto delle diverse esperienze di lotta a fianco dei sans-papiers. Interverranno dei compagni dalla Francia.
Ore 19:30, confronto su blocchi alle frontiere ed esperienze di lotta dell’ultimo anno.
Domenica 22 maggio
Ore 16:00, presidio sotto le mura del Cie in corso Brunelleschi.
Per dar la possibilità a tutti di conoscere prima di queste giornate i vari contesti di lotta, invitiamo a produrre dei contributi sui temi da affrontare da inviare all’indirizzo e-mail: in-contro-frontiere@riseup.net
I contributi verranno poi pubblicati sul sito http://www.autistici.org/macerie/
Tutte le discussioni si terranno presso l’Asilo occupato in via Alessandria 12, Torino.
Portate il sacco a pelo