riceviamo e diffondiamo
Sabato 4 giugno, ci siamo dat* appuntamento come ogni mese alla stazione Ostiense per raggiungere insieme il C.I.E. di Ponte Galeria. Abbiamo scelto la prima data disponibile a dispetto della festa che celebra la stessa repubblica che determina la condizione di esclusione e sfruttamento delle persone razzializzate e non. Abbiamo scelto di farlo nonostante il lungo week-end, perché sentivamo l’urgenza di comunicare con le ragazze recluse, avere notizie della loro vita all’interno del C.I.E. e comunicare loro la nostra solidarietà.
Abbiamo scelto di farlo perché la prigione che le rinchiude è in corso di ristrutturazione e presto avrà nuove celle, quelle della sezione maschile distrutta nella rivolta di dicembre.
La partenza ha visto trenitalia con polfer e digos di turno impedirci di salire se sprovvist* di biglietto e i numeri esigui hanno determinato che alcun* di noi lo pagassero davvero.
Al disturbo della partenza abbiamo risposto scandendo cori a ogni fermata che ricordassero la presenza del C.I.E. alla città.
All’arrivo davanti al lager, la digos, con atteggiamento aggressivo, ha colto il primo pretesto utile per provocare, costringerci sul marciapiede (che divide il parcheggio dalla strada che costeggia il C.I.E.) e circondarci.
Il presidio si è svolto dunque con un cordone di poliziotti posizionati a pochi centimetri da noi.
Nonostante questo, le nostre grida e quelle delle ragazze recluse hanno risuonato insieme rispondendosi, gli interventi dei/delle solidali e la musica hanno raggiunto l’interno forti e chiari; e un lancio di palline con messaggi ha comunque tentato di superare le mura.
Al ritorno di nuovo il teatrino dei controllori, che chiamano la polizia, e quindi l’arrivo della digos sul binario e le camionette che si posizionano sul lato opposto della ferrovia.
Quello che sappiamo è che la situazione dentro è, come sempre, difficile. Le persone al momento sono fra le 50 e le 60 con entrate e uscite giornaliere. Nonostante l’arrivo dell’estate, l’accesso ai servizi igienici è precario e mancano dalla carta igienica al sapone. Questo, insieme alla sporcizia nelle camerate (materassi e coperte luride) genera malattie della pelle e dermatiti. L’accesso alle cure è negato e si somministrano antinfiammatori e psicofarmaci per qualunque patologia.
Il cibo è come al solito scadente e si sono moltiplicate le limitazioni sui generi alimentari che possono essere consegnati dall’esterno, limitazione estesa anche al tabacco.
Inoltre alcuni avvocati, che già ricevono il gratuito patrocinio, hanno cominciato a chiedere ulteriori pagamenti alle detenute.
Se il clima teso all’interno è costante, il tentativo di rendere impossibili i momenti di solidarietà di fronte alle galere per persone senza documenti caratterizza da mesi l’atteggiamento delle procure: se a Brindisi tre compagni sono stati condannati per un saluto solidale, a Torino altri tre sono stati espulsi; se contestare chi specula sulla (mal)nutrizione dei reclusi costa l’allontanamento dalle proprie città e lotte, il nostro intento rimane fermo.
L’invito è quello a sostenere le lotte partecipando ai presidi e alle iniziative di solidarietà e organizzandone di nuove.
Rilanciamo l’invito alle giornate di mobilitazione promosse dai compagni e dalle compagne di Torino in risposta alla repressione.
Fino a che ogni barriera e galera saranno distrutte.
nemici e nemiche delle frontiere