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La convinzione che i CIE siano dei veri e propri lager per immigrati diventa sempre più palese, nella similarità al carcere, nei detenuti rivoltosi che li distruggono, nella solidarietà rivolta ad essi dall’esterno e nei differenti movimenti di opposizione ai CIE.
Per questo qualcuno prova a interrogarsi oltre il massimo esempio di detenzione amministrativa, per capire come gli altri dispositivi dell’accoglienza in Italia contribuiscano ad espandere la frontiera in tutti gli ambiti della nostra vita: per strada, per mare, vicino casa, ovunque…
A proposito, esiste un’altra convinzione, secondo cui ci sono luoghi migliori per l’accoglienza dei rifugiati in Italia.
«Luoghi migliori», senza mura, né recinzioni, né guardie; dove puoi uscire e rientrare, socializzare con altri, imparare la lingua e un lavoro, partecipare in laboratori creativi e imparare a vivere nella società.
Luoghi migliori dove buona parte di chi ci opera crede nel giusto che compie.
Luoghi migliori perché basati su un forte impegno sociale e umanitario.
Luoghi migliori, forse perché non è ancora abbastanza noto come questi giochino un ruolo importante nella divisione tra migranti buoni e cattivi, nella repressione e nello sfruttamento di chi, non potendo essere subito deportato in un CIE ed espulso, può essere utile per far ricchezza.”
Qui potete scaricare l’opuscolo.