riceviamo e diffondiamo
Come chiaro da tempo, il CIE di Ponte Galeria continua ad avere un ruolo centrale nelle espulsioni di massa verso la Nigeria. Nello specifico della detenzione amministrativa nei confronti delle donne, il CIE romano continua a funzionare a fisarmonica, rinchiudendo coloro che vengono rastrellate in diverse città nei giorni che precedono i voli di deportazione già prefissati.
Se da una parte gli hotspot garantiscono continuamente persone da espellere, dall’altra le retate consentono di avere un congruo numero di persone da caricare sul volo.
Giovedì 14 luglio, il CIE romano è stato l’ultima tappa di un volo charter coordinato da Frontex, che ha condotto a Lagos 22 persone, tra cui 3 recluse del CIE romano: 15 provenienti dall’Italia (Torino, Roma e Caltanissetta), 5 dalla Svizzera e 2 dal Belgio. Dalle prime ore del mattino 3 pullman della polizia, diverse camionette della celere e alcuni agenti Frontex hanno portato avanti l’operazione per caricare sui pullman 24 persone. Nel corso delle ore, quando erano già state fatte salire sul pullman e costrette a spengere il telefono, 2 recluse sono state fatte scendere e riportate in cella in seguito al rapido intervento del loro legale. Nel frattempo qualche solidale s’incontrava davanti le mura per capire la situazione all’interno. Tra le fila dei garantisti, c’è chi si affannava per sottolineare le storture della macchina delle espulsioni e l’estrema discrezionalità nelle procedure di rimpatrio di massa.
Nel CIE di Ponte Galeria sono attualmente imprigionate 95 donne, tra continui ingressi e uscite con decreti di espulsione. La situazione resta la stessa di sempre e peggiorata dal caldo: le condizioni di prigionia sono durissime, con la solita aggravante del cibo pessimo e
dello scarso servizio igienico-sanitario. Altro aspetto rilevante è l’impossibilità di ottenere visite ginecologiche, nonostante le continue richieste delle recluse. Probabilmente il protocollo di intesa tra la Prefettura e la ASL Roma D, sottoscritto il 12 novembre 2015, è stata una preoccupazione di facciata per permettere alla Questura di non portare nessuno/a in ospedale e avere le carte in regola per gestire tutto all’interno del CIE, negando di fatto l’assistenza sanitaria.
Come nemici e nemiche delle frontiere ci vedremo martedì 19 luglio a Casale Alba 2, nel parco di Aguzzano, per una cena a sostegno della lotta contro i CIE e a seguire la proiezione di “Illegal”, un film che racconta le resistenze alle deportazioni.