Riceviamo e diffondiamo.
8 agosto. Rivolta nel Cie di Brindisi
Ecco come si vive nel Cie di Brindisi Restinco.
“Arredi” in cemento e ferro, cibo scadente, mancanza di assistenza sanitaria. Ma soprattutto dignità calpestata, privazione della libertà, attesa di un’espulsione o di ripiombare nel girone infernale della clandestinità.
C’è bisogno di essere istigati per rivoltarsi a tutto ciò?
Nel pomeriggio di lunedì 8 agosto, mentre all’esterno del Cie di Brindisi Restinco si svolgeva un presidio di solidarietà con i reclusi, da dentro in tanti hanno comunicato le condizioni cui sono costretti a sottostare. I finestroni delle celle si affacciano sul prato in cui si svolgeva il presidio, rendendo facile una comunicazione diretta, a voce. Poi i detenuti ormai in rivolta hanno appiccato il fuoco a lenzuola e materassi, in due sezioni, gridando “Libertà”.
Ora le due camerate della sezione A ed una della sezione B sono inagibili; da due giorni i reclusi sono ammassati tra alcuni corridoi e un cortile, dove sono anche costretti a dormire privi di materasso e lenzuola, chi in terra, chi sui tavoli della mensa. La sezione C’è intatta e in regime.
Un ventiduenne della Costa d’Avorio è stato arrestato perché, ripreso dalle telecamere di videosorveglianza interne, è stato ritenuto tra i responsabili degli incendi.
Come già successo in altri Cie, il fuoco della rivolta ha reso inagibile una parte del centro di detenzione, rendendo meno efficace la capacità dello Stato di recludere e deportare.
Alcuni nemici delle frontiere – Lecce