239 decessi , 597 casi di mancata assistenza medica, 1031 casi di tortura, più 1083 casi di assassini dentro strutture detentive (fonte).
Sono solo alcuni dei casi che si è riusciti a provare, provenienti dall’inferno del sistema carcerario egiziano, da quando al potere si è istaurato il dittatore al-Sisi due anni fa (da cui sono escluse tutti i luoghi di morte a disposizione dei servizi segreti). Per il solo mese di settembre il centro el-Nadeem ha riportato 2 assassini da parte delle forze di sicurezza, 5 casi di morte in luoghi di detenzione, 52 casi di tortura, 28 casi di negligenza medica e 113 casi di sparizioni forzate. Sono invece più di 1840 le condanne a morte inviate al vaglio del mufti d’Egitto in tre anni di regime militare.
La crisi economica che sta uccidendo lentamente il paese non fa che aumentare la repressione del regime egiziano con cui, ricordiamolo, Italia e Ue sono orgogliose di aver stretto accordi per il respingimento e l’espulsione di migranti insieme ad altre due brutali dittature della zona, il Sudan e l’Etiopia.
E’ così che sei sindacalisti del trasporto pubblico che avevano chiamato allo sciopero (un diritto garantito formalmente dalla costituzione) per chiedere un aumento dei loro salari, il 24 settembre, sono stati prelevati dalle loro case e fatti sparire per alcuni giorni in un luogo sconosciuto. I sei – già carcerati durante la presidenza di Morsi per il loro attivismo sindacale – adesso sono dentro accusati di essere degli islamisti in procinto di organizzare una cellula terroristica per sovvertire il regime.
Due giorni dopo tre giornalisti sono stati arrestati mentre intervistavano persone per le strade del Cairo con l’accusa di pubblicare false notizie. I tre sono stati picchiati e sottoposti a shock elettrici durante la loro detenzione. Una prassi comune nei centri di detenzione egiziani.
Un ragazzo di 26 anni a Damietta, invece, è stato ucciso a sassate da uomini della polizia dopo che si era gettato in un canale d’acqua nel tentativo di scappare a uno dei tanti posti di blocco.
Mohanad Ehab, invece, è morto di carcere!
Vent’anni, ammalato di leucemia era andato a curarsi negli USA. Mohanad sempre accusato di partecipare a manifestazioni non autorizzate era stato arrestato a 17 anni nel 2013 quando al potere c’era Morsi e poi nel 2015. L’ultima volta, nel marzo del 2016 era già malato quando è stato messo dentro nel carcere di Borg el-Arab. Lasciato senza cure e con le stesse privazioni degli altri detenuti nei mesi della sua detenzione sputava sangue e sanguinava dal naso. Il male lo stava uccidendo eppure la famiglia ha dovuto pagare fino all’ultimo per fargli arrivare del cibo sano dentro la prigione. Così quando è stato scarcerato, solo su pressione di una campagna per i diritti umani, ormai non c’era più nulla da fare.
Quello di Mohaned è solo uno, l’ennesimo caso, di negligenza medica in carcere. Le cure sono vietate. Se sei dentro in qualche modo devi morire!
Libertà per tutt*!!