traduzione da Anti-Raids network
Gli studenti e le studentesse si ribellano! Censimento scolastico e raccolta di dati sull’immigrazione – Un’intervista con Biplop
Quest’estate, il Dipartimento dell’Educazione (DfE) ha annunciato che a settembre 2016 avrebbe iniziato a raccogliere dati sull’immigrazione attraverso l’Early Years/School Census, in tutte le scuole in UK. Ciò include i dati riguardo la nazionalità e il paese di nascita degli/delle alunni/e. Il Dipartimento dell’Educazione non ha spiegato le ragioni di questa nuova raccolta di informazioni, né ha detto chi avrà accesso a questi dati. Gruppi come Against Borders for Children sono preoccupati che questi nuovi dati vengano utilizzati per facilitare l’applicazione delle leggi sull’immigrazione, usando le informazioni raccolte nelle scuole per fare indagini e deportare individui e famiglie.
Queste paure sono ben fondate. Le informazioni ottenute attraverso una richiesta di Libertà di informazione (per la quale il governo ha rimandato le risposte fino al giorno dopo del censimento), dimostrano che il Ministero degli Affari Interni ha fatto uso 18 volte negli ultimi 4 anni delle informazioni riguardo l’indirizzo di casa e delle scuole degli/le alunni/e, con l’obiettivo di applicare le leggi sull’immigrazione; il numero dei soggetti a cui si sono riferiti i controlli non è chiaro. Le richieste d’accesso ai dati sono state presumibilmente fatte per rispondere al tentativo degli Affari Interni di rintracciare genitori che sono scomparsi dopo che gli era stato comunicato che sarebbero stati deportati, o laddove il ministero stava cercando bambini non accompagnati, scomparsi o spariti dalla circolazione (leggi: bambini che avevano già affrontato le deportazioni).
Mentre l’Early Years/School Census è un obbligo normativo legato al finanziamento governativo delle scuole, ai genitori dovrebbe essere presumibilmente consentito di sottrarsi a queste nuove domande sulla nazionalità e il luogo di nascita. Tuttavia, come dimostra l’intervista che segue ad uno studente dell’7° anno, molte scuole stanno richiedendo questi dati direttamente agli studenti, e queste domande non sono facili da rifiutare, con la pressione sociale e la disinformazione utilizzata per incoraggiare i genitori a fornire le informazioni. Perciò è importante che studenti e genitori siano ugualmente coscienti di ciò che il censimento realmente implica, e siano informati sul loro diritto di rifiutarsi.
Alcuni genitori e insegnanti si sono uniti a Against Borders for Children nella lotta contro la raccolta di dati sull’immigrazione e la nazionalità. ABC fornisce lettere prestampate di diffida ai genitori e fa appello ai membri del parlamento e alle scuole per unirsi alla campagna. Tuttavia, come sottolinea Biplob, gli interessi sono più grandi di una mera raccolta di informazioni; questa situazione sottolinea le tragiche carenze e l’aumento della sorveglianza nel sistema scolastico in UK. Speriamo che Biplob e gli/le studenti/esse come lui continuino a trovare il coraggio di contestare questa logica, e che riceveranno il supporto e la solidarietà dei loro compagni, dei familiari e degli insegnanti.
Quella che segue è un’intervista con Biplop, un allievo al 7° anno della scuola secondaria East London, riguardo la sua esperienza con il censimento.
Cos’è successo ieri?
Venerdì mattina, mentre stavo andando a lezione, ci è stato detto quasi immediatamente che stavamo per compilare il nuovo censimento cartaceo scolastico. Ci è stato spiegato che serviva a raccogliere dati sul nostro luogo di nascita e nazionalità. La nostra insegnante ha dovuto prima spiegarci cosa significasse “nazionalità”, dato che non molti studenti sapevano cosa fosse. Questo dimostra chiaramente quanto ciò sia ridicolo, dato che molti studenti nemmeno sanno di cosa si tratta.
Mentre la nostra insegnante procedeva, le ho chiesto se avessi potuto rifiutare. Dopo che gliel’ho chiesto, lei ha detto a tutti che avrebbero potuto rifiutarsi di farlo. Immagino che se non glielo avessi chiesto, lei non lo avrebbe detto.
A questo punto ho proseguito dicendo che questo censimento serviva a raccogliere dati sull’immigrazione. L’insegnante ha contestato, dicendo che era solo parte del censimento scolastico. Ho detto alla classe che questi dati potrebbero essere tirati fuori da chiunque e potenzialmente legati a nome e indirizzo. La mia insegnante ha continuato a contestare ciò, e detto che nessun dato raccolto dalla scuola vorrebbe essere dato ad altre persone o organizzazioni, oltre al governo.
La nostro tutor del 7° anno entra in classe cercando qualcun*. La mia insegnante le chiede a chi pensa che vadano questi dati e lei risponde che andranno solo al governo, e che erano destinati solo a essere aggiunti ai nostri registri. Dopo che ha lasciato la stanza, tutti hanno continuato a compilare il censimento nonostante ciò che avevo detto. Io mi sono rifiutato, ma sentendo fosse una cosa inutile visto che ero stato l’unico.
Pensi che le tue insegnanti non sapessero nulla del censimento, di dove andassero i dati, e quale fosse l’obiettivo?
Loro non lo sapevano. E questo è evidente dal fatto che lo hanno chiamato “censimento cartaceo”, e che hanno dovuto cercare informazioni su una mail. Quindi sono giunto alla conclusione che loro non avevano alcuna informazione riguardo cosa fosse.
Pensi che, se le/gli insegnanti avessero saputo, avrebbero trattato la cosa diversamente?
Se lo avessero saputo, alcun* insegnanti avrebbero continuato lo stesso, temendo per il proprio lavoro. Altr* si sarebbero appellati a una profonda morale e avrebbero rifiutato.
Cosa pensi della reazione dei/delle compagn* di classe?
La maggior parte della classe ha capito quello che ho detto e mi crede. Lo hanno inteso come una questione di cui discutere, intorno a delle opinioni, persino pensato che questo è un dato di fatto. Lo hanno preso come un dibattito.
Perché pensi che nessun* ti abbia seguito rifiutandosi di compilare?
Penso sia dovuto al disciplinamento scolastico che, con il suo costante richiamo alle idee scolastiche sempre positive per te, ti dà la percezione di poter essere punit* per “slealtà”, se ti rifiutassi di accettare. Alcune persone, specie quelle che parlano peggio l’inglese, hanno pensato che fosse meglio tenere la bocca chiusa e farlo, senza davvero capire la questione. Sembra quasi che siccome non capivano appieno, era meglio andare avanti e farlo. Altre avranno sentito che la cosa non li riguardasse, e semplicemente lo hanno fatto nonostante io abbia detto loro di no. Ogni volta che si leva un’opposizione, in questo sistema scolastico, gli studenti e le studentesse sono tenute a obbedire e ascoltare i/le docenti.
Cosa pensi di questa raccolta di dati sull’immigrazione a scuola?
È una strategia del governo non solo raccogliere dati, ma anche fare il lavaggio del cervello fin dalla più giovane età per indurre bambin* a obbedire allo stato. Ne ho parlato con mia madre di questo prima ancora che succedesse nella mia scuola. Non lo vedevo così male, perché non era peggio di molte delle altre lezioni. Ho resistito all’idea di collegarlo a Prevent (ndt: Prevent Stretegy è il programma antiterrorismo UK). Sono rimasto scioccato che l’abbiano fatto così presto e che sia stato diffuso in giro come qualcosa di poco importante. L’insegnante lo ha distribuito come fossero dei moduli da far girare, chiedendo di riempirli e firmarli, facendolo sembrare un normale regolamento di classe, o un documento informale. Quando io ho rifiutato, l’insegnante mi ha fatto sentire in colpa, individuando e indicando me direttamente, dicendo “tu stai scegliendo di fare così…” come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Nessuno dei nostri genitori è stato avvisato.
Perché hai rifiutato? Perché hai sentito che fosse inutile? Cosa pensi si debba fare per far sì che più persone resistano al censimento?
Ho rifiutato perché non volevo farlo. Era una forma di protesta contro il sistema. Inoltre sentitvo di non saperne abbastanza, e non volevo compilarlo perché non sapevo dove sarebbe finito. Ho sentito che fosse inutile il mio rifiuto perché ci sono più di 300 studenti del 7° anno nella mia scuola, e 1500 nell’intera scuola e sono quasi sicuro io sono uno dei pochi che s’è rifiutato. Fare una protesta 1 su 1500 è davvero una piccola protesta, con un impatto molto piccolo. Nonostante la mia opposizione a questo foglio, è stata una piccola opposizione comparata al totale degli studenti.
Più educazione riguardo queste questioni è necessaria. Abbiamo bisogno di qualche tipo di informazione a scuola, volantini, discussioni, dibattiti e così via. Gruppi come ABC (ndt: Against Borders for Children), o Anti Raids potrebbero aiutarci con questo. Inoltre penso che per coinvolgere bambin* abbiamo bisogno di dare incentivi, come per esempio non andare a scuola. Questa raccolta di dati potrebbe facilmente essere una valida ragione per uno sciopero scolastico. Non solo potrebbe essere una dichiarazione politica, ma anche, per noi alliev*, potrebbe essere una ragione per saltare scuola. Almeno una vacanza!
La prossima raccolta dati è pianificata per il 19 gennaio 17. Per altre informazioni su come resistere, date un’occhiata a Against Borders for Children.