Abbiamo tradotto il comunicato di SWOU riguardo un rastrellamento avvenuto a Londra giovedì scorso, contro chi lavora nell’industria del sesso a Soho e Chinatown. La retata ha portato all’arresto di 18 persone e alla reclusione di 12 donne nei centri di detenzione per migranti, oltre al sequestro di ingenti somme di denaro che appartenevano alle lavoratrici.
Per rispondere a questa ennesima operazione repressiva, per martedì 24 ottobre è stata convocata una manifestazione davanti all’Ufficio Immigrazione, da English Collective of Prostitutes (ECP), Sex Workers Open University e Sex Workers’ Opera.
Guardando solo agli ultimi giorni, nelle strade di diverse città d’Italia, si sono succedute numerose retate contro le sex workers. Dando un veloce sguardo alle cronache locali, contro circa 30 lavoratrici, in soli 4 giorni, sono state avviate le procedure d’espulsione e alcune di loro si trovano attualmente recluse nel CIE di Ponte Galeria. Siamo purtroppo cert* che i rastrellamenti si intensificano in vista dei voli d’espulsione e, nel caso di chi è nat* in Nigeria, da Roma parte almeno un volo d’espulsione di massa ogni mese.
Con l’intenzione che crescano i gesti di solidarietà, resistenza e liberazione nelle strade e davanti le mura dei centri di detenzione, vi lasciamo al comunicato della “Sex Worker Open University” che descrive perfettamente come queste operazioni repressive parlino di “salvezza” per le donne, mentre le colpiscono duramente con le leggi sull’immigrazione e la criminalizzazione.
Di seguito il comunicato:
La “Sex Worker Open University” è estremamente preoccupata per le retate della scorsa notte nei (presunti) locali dove si svolge lavoro sessuale a Chinatown e Soho. L’Operazione Lanhydrock è stata descritta dalla stampa come una retata “anti-tratta”, per quanto è palese non si tratti assolutamente di tutela o dei diritti delle donne “salvate”, che sono state tutte portate nei centri di detenzione per migranti. Ciò significa che probabilmente verranno deportate.
È stato documentato che centri di detenzione per migranti come Yarl’s Wood sono luoghi di abusi endemici per chi è reclus* lì, rendendo le dichiarazioni della polizia – sul fatto che le donne sarebbero state portate in un “luogo sicuro”- solo un annuncio tristemente inquietante.
La frase “anti-tratta” sul comunicato stampa della polizia dà a queste retate una forma di pretesto progressivo – ma sarebbe estremamente naif, dopo un’estate di retate come quelle a Byron Burger, e la sempre crescente retorica anti-migranti del governo, immaginare che la polizia e il servizio immigrazione agiscano nel migliore interesse dei/delle migranti o delle lavoratrici. Perlomeno, a prescindere dal tuo punto di vista sul lavoro sessuale, una prospettiva di scetticismo profondo verso la polizia e i servizi immigrazione è fondamentale.
Vogliamo inoltre sottolineare il sequestro da parte della polizia di 35,000 pound. Un’altra volta, a prescindere dalla tua considerazione sul lavoro sessuale, questi soldi appartengono chiaramente alle donne che lavorano in questi locali. Tuttavia, la mancanza di responsabilità della polizia verso i lavoratori/lavoratrici migranti, e gli ampi proventi orrendamente ottenuti dall’atto criminale, fanno sì che con ogni probabilità queste donne non rivedranno il denaro – il loro denaro. La dichiarazione della polizia “l’operazione ha l’obiettivo di fare giustizia tra chi cerca di trarre profito dallo sfruttamento di persone vulnerabili” è profondamente ironica dato che la polizia stessa ha approfittato delle retate per il proprio sfruttamento di persone vulnerabili per la somma di 35,000 pound. La criminalizzazione della prostituzione e insieme della migrazione è estremamente redditizia per lo stato.
La Sex Worker Open University fa appello per l’immediata liberazione delle donne arrestate la scorsa notte, per la restituzione dei loro soldi e per la fine delle retate razziste, antimigranti e antiprostituzione a Soho e Chinatown.