Egitto – Nuova legge del regime militare contro l’immigrazione illegale. Ennesimo inganno sulla pelle dei migranti.

Riceviamo e pubblichiamo.

egittoÈ passato un mese da quando un barcone di migrati è affondato 12 km a largo delle coste egiziane. Le cifre ufficiali parlano di 162 sopravvissuti (119 egiziani, 26 sudanesi, 13 eritrei, 2 somali, un siriano e un etiope) e 204 corpi ripescati senza vita (92 egiziani, 20 migranti dal Corno d’Africa, il resto resteranno sconosciuti).
Dei passeggeri del barcone, molti erano minori egiziani non accompagnati. Un fenomeno sempre più diffuso dal momento che gli accordi bilaterali tra Italia e Egitto, già dal 2007, non prevedono il loro rimpatrio, almeno fino alla maggiore età. Così degli 8354 minori non accompagnati giunti in Italia nel 2016, 2666 sono di origine egiziana.
Un mese in cui il parlamento egiziano ha varato una nuova legge contro l’immigrazione illegale. Sebbene i contenuti siano ancora da verificare nei dettagli, la nuova legge impone il carcere (anche a vita) e sanzioni pecuniarie (tra 50000 e 20000 EGP) per chi è implicato nel contrabbando di potenziali migranti. Son previste anche pene detentive per coloro che forniscono riparo ai migranti, collaborano nella loro raccolta, al trasporto o in qualsiasi altro modo ne faciliti il viaggio. Allo stesso tempo la legge sembra fornisca disposizioni per tutelare i diritti dei migranti al trattamento umanitario, l’accesso ai servizi umanitari e sanitari, con una particolare attenzione alle donne e ai bambini. Questo almeno quanto riportano le agenzie di stampa.
Al di là delle belle parole la realtà dei fatti è invece molto differente e dura. La tragedia del barcone di Rashid ha messo in evidenza come le autorità egiziane per volontà e/o incapacità abbiano ritardato le operazioni di soccorso, di fatto svolte dai soli pescatori della zona. Gli accordi di esternalizzazione del controllo delle coste con l’UE e singoli stati, tra cui l’Italia, si concentrano sull’attività di respingimento e blocco dell’emigrazione. L’Egitto non possiede, anche per una precisa volontà del regime che traspare bene dalle parole di condanna per le vittime del naufragio, la capacità di ricercare o recuperare i migranti dispersi in mare.
Quanto alla tutela dei migranti di cui parlerebbe la nuova legge è difficile credere che metterà fine al reato di immigrazione clandestina per i migranti di origine egiziana – che significa fermo amministrativo o detenzione – o alla deportazione forzata dei migranti di altre nazionalità, anche verso paesi terzi non sicuri quali il Sudan, l’Etiopia e la Somalia. Infatti, il 14 settembre, 59 sudanesi e un numero incerto di migranti, fermati durante il cammino verso la Libia, sono stati accusati di immigrazione clandestina. Non solo. Essi verranno processati da tribunali militari, poiché trovati senza permesso in un’area militare.
È evidente che la nuova legge contro l’immigrazione illegale sia solo una formale operazione di facciata del regime egiziano intento a presentarsi come “paese sicuro per i rifugiati” al fine di raggiungere un accordo con l’UE, sul modello turco. Il che significherebbe l’arrivo di miliardi di euro nelle casse disastrate di uno stato orami sull’orlo della banca rotta e in piena crisi alimentare.

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