Traduciamo e diffondiamo dal blog Calais Migrant Solidarity un resoconto sullo sgombero del campo di Calais e un appello a mobilitarsi contro rastrellamenti e detenzioni.
Oggi a Parigi un imponente dispositivo di polizia ha sgomberato i migranti accampati nella zona della metro Stalingrado, e molte delle persone fermate e portate in commissariato provengono proprio dalla jungle di Calais. Alle 15 è previsto un corteo che partirà da piazza della Repubblica e arriverà davanti al CRA di Plaisir, per la chiusura degli hotspot e e dei centri di detenzione europei, e una manifestazione è stata convocata per domani 29 ottobre a Marsiglia. Nei giorni scorsi manifestazioni e presidi contro lo sgombero e in solidarietà con le persone della jungle erano state organizzate in molte città francesi ( Parigi, Marsiglia, Rennes, Grenoble, Tolosa, Nantes, Brest etc.) e in alcune altre città europee. In alcune città cortei selvaggi hanno bloccato vie di comunicazione e mezzi di trasporto, contrastati dalla repressione statale. In Francia come in Italia, la frontiera si è estesa ovunque e ovunque siamo chiamati a combatterla: nelle strade e nei quartieri delle città così come nei centri di detenzione e in quelli di gestione delle persone migranti.
Aggiornamenti sullo sgombero di Calais
Lunedì 24 ottobre è iniziato lo sgombero della jungle di Calais a opera dell’impresa Sogea (che fa parte del Gruppo Vinci). Mentre il grande spettacolo umanitario della distruzione veniva venduto con le immagini delle persone che hanno lasciato “volontariamente” il campo, molte di quelle che si sono rifiutate di lasciare Calais hanno dovuto subire controlli, arresti e trasferimenti nei centri di detenzione per migranti. Secondo le notizie circolate ieri, almeno 90 persone, sudanesi, afgane, eritree e siriane, sono state condotte nei centri di detenzione (CRA). Secondo un’informazione trapelata dal governo, anche la promessa di non essere deportat* in cambio delle impronte digitali si è rivelata una menzogna.
Per due giorni ci sono state grandi proteste e cortei spontanei delle donne del campo, che chiedevano di essere trasferite in modo sicuro nel Regno Unito, ed un eguale trattamento per minori ed adulti. Qualche bus ha dovuto far rientro a Calais dopo che i fascisti hanno dato fuoco ad alcuni centri accoglienza (CAOs) dove pensavano sarebbero state trasferite le persone migranti. Molte persone migranti salite sui bus, in contraddizione con quanto affermato dal governo, dichiarano di non aver potuto scegliere la destinazione verso cui essere trasferite.
Molte case e strutture nella jungle sono state date alle fiamme, non è chiaro da chi. Alcune persone hanno preferito distruggere le proprie abitazioni pur di non lasciarlo fare agli operai. Molti bambini, le cui case erano state incendiate, hanno dormito fuori in pessime condizioni e una persona è rimasta seriamente ferita dal fuoco.
A Calais sono stati arrestati anche migranti minorenni che avevano rifiutato l’identificazione e non avevano il braccialetto identificativo rilasciato dalle autorità; la stessa cosa è avvenuta in Gran Bretagna, dove i pochi minori trasportati in questi giorni nel paese in base ad accordi sulla riunificazione familiare, invece di incontrare finalmente le loro famiglie, sono stati portati in un centro di detenzione.
Contro i rastrellamenti razzisti
Lo sgombero “umanitario” è finito. Ora arriva il momento dei rastrellamenti sistematici. Tutti coloro che sono rimasti nella zona dopo la prima fase del piano di governo sono ora nella fase successiva: in balia di orde di poliziotti che riempiono le strade di Calais.
Sono in molti quelli che sono stati dimenticati e trascurati dalla “diagnosi sociale” realizzata dalle istituzioni (comprese le associazioni umanitarie): coloro che non hanno potuto accedere ai bus, i minorenni che non sono stati giudicati tali dai servizi sociali, e le persone che vogliono rimanere a Calais.
Controlli e arresti, sulla base della profilazione razziale, stanno accadendo ovunque in città. Le persone sono condotte direttamente nei centri di deportazione, a volte anche in altre regioni della Francia. È lì che affrontano spesso la minaccia di espulsione verso paesi dove rischiano reclusione o morte.
È per questa ragione che noi chiediamo di vigilare sui centri di deportazione e i CAD (centri di alloggio). Incazziamoci per le molestie e la segregazione di coloro che sono solo colpevoli di non essere bianchi o di non avere i documenti in regola. Non lasciamo che il fascismo rovini la vita di tutt* noi!
Non lasciamo che il loro fascismo invada la nostra vita! Guerra ai loro centri detenzione, ai fogli di via, ai loro rastrellamenti e deportazioni!