Giovedi 27 ottobre, ancora una volta, i richiedenti asilo del C.A.R.A. (Centro Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Borgo Mezzanone, paese a 15 km da Foggia, sono scesi in strada per esprimere la loro rabbia contro le invivibili condizioni del centro e il sempre maggior numero di dinieghi alle domande d’asilo.
Nella mattinata alcune centinaia di persone, secondo quanto scritto dai media, hanno danneggiato mezzi della polizia e parti delle strutture, accendendo dei fuochi all’ingresso del centro e costringendo gli operatori ad allontanarsi. Al solito in breve tempo è scattato l’intervento massiccio di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, reparti antisommossa.
La rete “Campagne in Lotta” ha riportato le rivendicazioni alla base della protesta:
“- riconoscimento della protezione internazionale a fronte di una percentuale di dinieghi sempre crescente, che condanna le persone allo sfruttamento selvaggio e alla miseria;
– possibilità di cucinare loro stessi i pasti, vista la qualità pessima del cibo che ricevono;
– erogazione del pocket money a cui hanno diritto, e non di carte telefoniche come avviene al momento, peraltro di valore inferiore a quello che gli spetta;
– garanzia di trasporto gratuito per recarsi a Foggia, come previsto dalla legge: al momento, ci sono soltanto quattro corse giornaliere per un solo autobus, per quasi duemila persone;
– riscaldamento nei moduli abitativi, visto l’arrivo del freddo e le conseguenze sulla salute dei residenti.”
Nel CARA vivono più di 1300 persone (delle quali più di 500 hanno ricevuto un diniego alla domanda d’asilo), e nella baraccopoli che è sorta all’esterno del centro nel corso dell’anno sono presenti da 400 a 1000 migranti. Anche i dati ufficiali forniti dalla Commissione per il diritto d’asilo di Foggia confermano il forte incremento delle percentuali di domande d’asilo respinte, passate dal 40,6% del 2014 al 62% del 2015: per migliaia di persone significa, dopo anni di attesa di un documento, essere gettate in una situazione di irregolarità che li renderebbe ancora più ricattabili sul lavoro, e rischiare ogni giorno di essere fermate, ricevere un decreto di espulsione e essere rinchiuse in un CIE e deportate.
Solo nei primi giorni del mese di settembre, 16 persone sono state espulse perché non avevano presentato ricorso contro il rigetto della domanda d’asilo.
La lotta delle persone ammassate nel CARA, sulla base delle rivendicazioni elencate sopra, va avanti da anni.
Lo scorso 21 ottobre, proprio nel giorno di uno sciopero generale e della manifestazione dei lavoratori delle campagne davanti alla Prefettura di Foggia, la polizia all’alba aveva fermato tre lavoratori di Borgo Mezzanone, emettendo nei loro confronti tre decreti di espulsione.
Il 21 dicembre 2015 dello scorso anno i migranti avevano “protestato fuori il Centro tanto per un prossimo allontanamento dalla struttura, dopo i dinieghi della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale ad alcune istanze presentate dagli immigrati, quanto per delle scelte della direzione, oltre che per la qualità del cibo, la mancanza di acqua calda e le condizioni strutturali delle unità abitative”.
Una durissima repressione era avvenuta anche per sedare la rivolta avvenuta il 2 marzo 2015: in quell’occasione si erano visti anche i militari dell’esercito, di presidio permanente nel CARA, impugnare scudi e manganelli, uso di lacrimogeni e blindati della celere lanciati in velocità contro il picchetto di migranti che bloccava l’ingresso del centro.
In precedenza il 16 febbraio 2015 i richiedenti asilo avevano manifestato lungo le strade di Foggia fino alla Prefettura, e il giorno 10 dello stesso mese bloccato gli ingressi del CARA, sempre per protestare contro i lunghissimi tempi d’attesa per una risposta alla domanda d’asilo e per i numerosi dinieghi.
L’unica risposta delle autorità ad anni di proteste è stata la continua repressione e l’aumento del controllo.
A settembre il ministro Alfano ha minacciato lo sgombero della baraccopoli, e sono stati stanziati più di 5 milioni di euro per la costruzione di una recinzione alta 4 metri, un impianto di videosorveglianza a raggi infrarossi per la rilevazione di presenze all’esterno del CARA, di tre telecamere all’interno della struttura, una pista carrabile per il controllo del perimetro del centro e il rafforzamento del posto di guardia, con un’ulteriore squadra antisommossa di 10 persone a supporto dei già presenti 60 militari dell’esercito e 15 agenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Malgrado questo dispositivo repressivo i richiedenti asilo e lavoratori migranti hanno dimostrato di non farsi intimorire e di non essere disposti ad accettare passivamente questa situazione, e rilanciano la lotta con una manifestazione nazionale a Roma, che si terrà nella seconda settimana di novembre, per una mobilità senza frontiere e senza sfruttamento.