Aggiornamento del 5 dicembre.
Nel processo contro Ahmed H. che si è tenuto il 30 novembre presso il tribunale di Szeged, la giuria ha emesso una condanna in primo grado a 10 anni di carcere e successiva espulsione, con l’accusa di passaggio illegale della frontiera e di “atti di terrorismo” per aver lanciato degli oggetti contro la polizia. Per la prima volta in Europa viene condannato come “atto di terrorismo”, il semplice tentativo di passaggio di una frontiera. Ahmed è stato condotto in aula con i piedi e le mani legate, tenuto al guinzaglio da poliziotti coperti da passamontagna. Nel corso del processo è stato impedito ai solidali di essere presenti nell’aula: un presidio si è tenuto all’esterno e, al termine del processo, gli stessi partecipanti che protestavano contro la sentenza sono stati fermati, identificati e in seguito rilasciati.
A Budapest in serata altri solidali hanno affisso uno striscione. La lotta per la libertà di Ahmed H. e delle altre 10 persone sotto processo continuerà, sia nei tribunali con il ricorso in appello, sia e sopratutto nelle strade: una manifestazione internazionale di alcune centinaia di solidali si è tenuta sabato 3 dicembre a Budapest.
Ungheria – Campagna di solidarietà: libertà per gli/le accusat* per il processo Röszke/Horgoš
Fonte: No Border Serbia
Ci sono 11 persone sotto processo, accusate dal governo ungherese per la partecipazione ad una “rivolta di massa”. Sono state brutalmente picchiate e arrestate in un attacco della polizia antisommossa il 16 settembre 2015, presso il confine serbo-ungherese di Röszke/ Horgoš 2 (dove in seguito la recinzione è stata completata e il confine è stato chiuso), quando circa 5000 persone protestavano per rivendicare il loro diritto alla libertà di circolazione.
Queste 11 persone sono tenute in carcere da quel giorno, senza alcun sostegno. Uno degli imputati, Ahmed H., è stato accusato di essere il “leader” della protesta (solo perché stava parlando con un megafono) con l’accusa di “attacco terroristico”. È un processo separato. Almeno 3 degli imputati sono particolarmente vulnerabili, tra cui una donna di 64 anni e un uomo disabile in sedia a rotelle, entrambi feriti nella guerra in Siria. Grazie alla loro testimonianza i media internazionali hanno seguito il processo, ed è stato dimostrato quanto sia ridicolo accusare queste persone di essere un “pericolo” per lo Stato ungherese.
Guarda il report qui.
Anche se l’inchiesta è terminata e il processo è iniziato, cosa che dal punto di vista giuridico darebbe il diritto di attendere il processo fuori dal carcere, le persone imputate sono ancora tenute in custodia. Almeno 3 sono recluse nel centro di detenzione di Kiskunhalas, e delle altre non si hanno notizie sul luogo in cui sono detenute. Nessun* detenut* ha accesso all’assistenza medica o psicologica. Per quanto è noto solo le 3 persone vulnerabili si sono presentate davanti al tribunale difese da un avvocato di Helsinki. Se il giudice le giudicherà colpevoli rischiano da uno a 5 anni di carcere, e per l’uomo siriano che è accusato di “attacco terroristico” la pena può arrivare a 10-20 anni.
Noi vogliamo che sia chiaro che non intendiamo criticare per questo atto assurdo e violento solo il governo ungherese, identificato come l’ala più a destra o il paese “malvagio” dell’UE, come molte delle cosiddette istituzioni statali “democratiche”, ONG e mass media fanno: il processo “Horgoš / Röszke” sta rivelando la realtà di un sistema in cui lo stato e la violenza della polizia non è mai messo in discussione, e in cui il denaro e le merci possono circolare liberamente, ma non le persone. Esse sono necessarie solo come manodopera a basso costo illegale o consumatori/trici.
Questo è un appello all’azione. Le persone accusate hanno bisogno di sostegno al più presto! Se siete in Ungheria o altrove e avete la volontà di fare qualcosa, ci sono alcune cose che si possono fare: visitare l’imputato, scrivere lettere di solidarietà, dar visibilità alla loro situazione durante le altre azioni, monitorare il processo, condividere e pubblicare queste notizie sulle vostre reti, aiutare a ottenere assistenza legale affidabile per tutte le persone accusate, migliorare la campagna di solidarietà!
Nessun* dovrebbe essere dimenticat* ! Unit* contro tutte le prigioni e le recinzioni! Libertà per gli/le 11 di Röszke! FERMARE la criminalizzazione delle persone migranti !
Libertà per Ahmed H.! Libertà per i/le Röszke11! Partecipa alle manifestazioni a Szeged e Budapest!
Traduzione da: Free the Roszke 11
30 novembre 2016 – Szeged: Protesta davanti al tribunale dove avrà luogo l’ultima udienza del processo contro Ahmed H.
3 dicembre 2016 – Budapest: Manifestazione transnazionale contro il processo-show di Ahmed H.
Sito web per ulteriori informazioni: freetheroszke11
“Il terrorismo” è diventato uno strumento per legittimare tutto quello che sta facendo lo stato, è usato per mettere a tacere ogni opposizione – contro il regime di frontiera, il capitalismo o il controllo sulle nostre vite.
Il processo Röszke sta rivelando la realtà di un sistema in cui lo stato e la violenza della polizia non è mai messo in discussione. Questo va di pari passo con l’aumento del fascismo, la creazione della paura che come conseguenza porta a istituire una cornice di razzismo e repressione.
Tuttavia questa impostazione si espande ben oltre l’Ungheria: l’Ungheria non può essere vista come lo stato dell’Unione europea più “cattivo”, ma solo come parte del sistema europeo di recinzioni e prigioni che criminalizza la libera circolazione delle persone così come criminalizza la solidarietà.
Finora il processo Röszke e in particolare il caso di Ahmed non hanno sollevato molta attenzione in Europa, anche se movimenti di solidarietà hanno cercato di far conoscere la situazione. Per questo motivo ora cerchiamo di unire le nostre voci contro il razzismo e la repressione! Partecipa alle manifestazioni a Szeged e Budapest per mostrare solidarietà!
Chiediamo l’immediato rilascio degli ancora imprigionati Kamel J., Yamen A. e Ahmed H. Mostriamo la nostra forza contro la politica razzista della Fortezza Europa!
Libertà per Ahmed. H., Kamel J. e Yamen A.! Libertà di circolazione per tutti!