Di seguito il testo del volantino distribuito durante il corteo “Non Una di Meno” del 26/11
NON ESISTE LIBERTÀ CHE NON SIA DI TUTTE
SOLIDARIETÀ ALLE PRIGIONIERE DEL CIE DI PONTE GALERIA
Il Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Ponte Galeria, a Roma, è l’unico CIE in Italia con una sezione femminile ancora aperta. La sezione maschile è stata chiusa lo scorso dicembre a seguito di una rivolta.
Il modello di gestione del CIE replica quello di una prigione, ma per molti versi è anche peggiore. Le condizioni di vita all’interno di questi lager sono indecenti e alle donne rinchiuse sono negati anche i bisogni più basici: ad esempio non possono ricevere visite, né possono far valere il loro fondamentale diritto alla difesa legale.
Nei CIE sono vari i tentativi di suicidio, i casi di autolesionismo e le proteste di denuncia delle condizioni di vita all’interno e della sistematica violazione dei diritti delle recluse e dei reclusi. Sono note le continue violazioni di questi diritti proprio nel CIE di Ponte Galeria.
A queste donne viene negata la libertà perché hanno deciso di prendere in mano la propria sorte, migliorare le vite proprie e quelle dei loro cari e magari perché, opponendosi ai tradizionali ruoli di cura e riproduzione a cui il regime patriarcale voleva confinarle, questa loro avventura non è finita con un lavoro da colf – ruolo privilegiato che lo stato Italiano si è dimostrato lieto di affidare alle donne non italiane.
Oggi manifestiamo a Roma insieme alle nostre compagne in Bolivia, Messico, Cile, Perù, Uruguay, Costa Rica, Guatemala, el Salvador, dove le donne hanno alzato la testa e hanno dimostrato che solo se lottano unite nessuna avrà più paura di ribellarsi.
Le mura dei CIE, come le frontiere tra gli Stati, sono strumenti per ostacolare quell’unione e quella solidarietà necessarie a una vera e forte lotta contro la cultura della sopraffazione e del controllo patriarcale.
Ispirate dall’amore per le parole che riempiono le strade del sud e del centro America “ni una menos, viva nos queremos”, riconosciamo come nostra la lotta per l’autodeterminazione delle donne migranti, contro i CIE, contro le frontiere e contro la violenza di uno stato razzista e machista.
La lotta per la libertà è e deve essere una sola e unita, deve essere la lotta di tutte, perché non esiste libertà che non sia di tutte, non esiste liberazione che non sia di tutte.
Per questo è vitale rompere l’isolamento in cui sono mantenute le ragazze prigioniere, perché sappiano che non sono sole. Come ogni mese anche a dicembre ci recheremo dunque davanti al CIE di Ponte Galeria per portare la nostra solidarietà e per comunicare con le donne recluse, tentando con le nostre voci di superare i muri che ci separano.
Appuntamento sabato 17 Dicembre ore 15:00 a Stazione Ostiense, per andare tutt* insieme sotto le mura del CIE e dimostrare la nostra solidarietà alle donne recluse.
Perché le gabbie non possono essere più larghe o più umane,
perché l’unico modo di migliorarle è distruggerle.
Freedom, Hurriya, Libertà!
Nemiche e nemici delle frontiere