fonte: Abbattere le frontiere
Il 6 dicembre, alla stazione di Trento, un nutrito gruppo di compagni ha bloccato il treno per il Brennero delle 18:54.
Fumogeni, volantini, interventi al megafono e uno striscione su cui era scritto: “Non scordiamo i profughi uccisi dai treni e dal razzismo di Stato”.
Nelle ultime settimane fra Trentino, Sudtirolo e Tirolo sono stati ben quattro gli immigrati morti schiacciati dai treni nel tentativo di raggiungere la Germania o di sottrarsi agli asfissianti controlli di polizia nelle stazioni (soprattutto di Verona e Bolzano). Secondo i dati ufficiali, soltanto nel 2015 sono stati 180 gli immigrati fermati dalla polizia tedesca a bordo (o addirittura agganciati sotto) treni merci provenienti da Austria e Italia. Questi viaggi di fortuna, che a volte si concludono in tragedia, dimostrano una cosa sola: il terrore dei controlli (e delle retate) della polizia.
Il blocco ferroviario è avvenuto durante la fiaccolata in città dal titolo “Il Trentino accoglie”, un’iniziativa promossa da un arco di soggetti e sigle che andava dalle cooperative ai sindacati, dai “disobbedienti” a radio e tv, dai partiti del centrosinistra ai dirigenti di Confindustria.
Dopo gli attacchi razzisti di Soraga e di Lavarone (dove qualcuno ha cercato di incendiare delle strutture adibite per i profughi), la cosiddetta società civile ha voluto ribadire che “Il Trentino accoglie”.
C’è da scommettere che chi si lega a un treno merci per sfuggire alla polizia abbia un’idea diversa di questa bella “accoglienza”.
Era il caso di ribadirlo.