Riceviamo e pubblichiamo. Ricordiamo che per scriverci e inviarci contributi potete farlo alla mail hurriya[at]autistici.org
Il tutto ha inizio giovedì 8 giugno quando, insieme ad altrx compagnx del CSOA Anzacresa, apprendiamo che 10 ragazzi nigeriani hanno ricevuto un provvedimento di espulsione dal centro di accoglienza che li ospitava, gestito dalla cooperativa “Solidarietà”, a causa di discussioni interne dovute al sovraffollamento delle camere in seguito al trasferimento di altri ragazzi provenienti da un’altra struttura gestita dalla stessa cooperativa situata nella vicina cittadina di Melfi.
Non avendo alcun posto dove andare e avendo perso il “diritto all’accoglienza” i ragazzi decidono di stabilirsi in presidio permanente sotto il palazzo della prefettura di Potenza (sede anche degli uffici dell’omonima provincia). È qui che li raggiungiamo e ci uniamo al loro presidio supportando le loro richieste di un posto dove dormire e portando in piazza le nostre denunce al sistema di gestione della cosiddetta accoglienza e ad ogni confine e nazione.
La Basilicata è il fiore all’occhiello di questa macchina mangia-soldi chiamata “accoglienza”, è qui che alcune delle società che operano a livello nazionale hanno stabilito la propria sede legale (es. Auxilium) ed è qui che questo modello di infantilizzazione e “reclusione addolcita” dei migranti sperimenta, fiorisce e prospera come e più che altrove. Il tutto alimentato dal clima di pacificazione sociale e rassegnazione che troppo spesso si respira in questa regione.
Questo presidio, durato ininterrottamente due giorni ed una notte, ha dato vita ad interessanti confronti e dibattiti durante le varie assemblee informali e collettive che all’interno dello stesso si sono svolte. Interrotto durante il fine settimana, in seguito ad una soluzione temporanea (solo parzialmente rispettata dalla controparte che l’aveva promessa), il presidio è ripreso con numeri inferiori ma con più grinta e determinazione nella mattinata di lunedì al termine della quale si è riuscitx ad ottenere un incontro con il prefetto ed una sistemazione più o meno temporanea al problema abitativo dei 10 ragazzi.
Al di là della cronaca dei fatti e dei risultati pratici, più o meno soddisfacenti, ottenuti nell’immediato tramite questa lotta è importante fare delle riflessioni e provare ad analizzare da un punto di vista critico ciò che è accaduto. Era importante supportare le rivendicazioni dei 10 ragazzi esclusi dal circuito dell’accoglienza ma, è stato importante anche riuscire a portare in piazza le critiche radicali al sistema stesso dell’accoglienza cercando di evidenziare che ciò che è accaduto non andava vissuto solo come un dramma umano di 10 persone senza documenti gettate in mezzo ad una strada, e che non si è trattato di un caso fortuito ed isolato, ma che si tratta di un risvolto inevitabile ed ineliminabile di un meccanismo di sfruttamento delle sofferenze e delle necessità di persone migranti volto esclusivamente ad arricchire chi pretende di gestirne la vita.
Le persone vengono trattate come merci e, nel caso decidano di ribellarsi alle condizioni disumane nelle quali sono costrette a vivere, vengono cestinate così da liberare il posto ad altri più innocui individui sulla pelle dei quali lucrare.
Sono in molti, tra gli stessi migranti, ad aver preso coscienza di questa situazione ed è in atto un meccanismo di solidarietà che prova a diffondersi pur trovando fortissima opposizione e repressione sia da parte della prefettura (che minaccia espulsioni di massa e rimpatri forzati per chi si ribella) sia, in maniera molto più meschina e subdola, da parte degli stessi gestori dei centri di accoglienza che provano, spesso purtroppo con successo, a spaventare chi partecipa in maniera solidale alle proteste iniziate da altri. “Tu che ci fai qua? Non fare stronzate sennò finisci anche tu in mezzo alla strada, fai il bravo, vattene dal presidio, che c’entri tu con loro?”
Giornate come quelle trascorse lasciano in bocca il sapore agrodolce di chi è riuscito ad ottenere il risultato parziale che si era proposto ma, è costretto a continuare ad interrogarsi sul reale avanzamento della lotta contro frontiere, sfruttatori e ricattatori, a domandarsi se le strade ed i metodi praticati siano realmente efficaci in un’ottica di avanzamento della lotta stessa. È importante portare avanti queste battaglie difensive ma, allo stesso tempo bisogna riuscire a conservare la lucidità mentale e le energie necessarie per elaborare un piano di controffensiva.
Contro ogni frontiera, contro ogni oppressione, contro ogni nazione.
A-lex, unx compagnx di Potenza