Pubblichiamo una lettera scritta dalla compagna avvocata egiziana Mahienour in cui ricorda della sua prigionia, della solidarietà tra le compagne di cella, delle lotte e della brutalità del sistema di repressione del regime di al-Sisi e dei militari che lo tengono al potere.
In questi giorni un ultimo, ennesimo, rapporto di un’organizzazione per i diritti umani parla di 58966 prigionier* politic*, di cui 1097 minori e 555 donne. .
مهما كان ليلك طويل …كل حاجة حتعدي
“Per quanto possa essere lunga la tua notte, tutto passa”.
Ricordo che l’11 maggio 2016 fu la prima volta che la incontravo. Mi avevano trasferito dal carcere di Damanhour a quello di al-Qanater (Cairo) per sostenere gli esami.
Non conoscevo personalmente nessuna prigioniera oltre a quelle trasferite con me dal carcere di Damanhour.
Eravamo più numerose dei letti che c’erano in cella e la maggior parte di loro doveva utilizzare quello delle altre.
Per varie ragioni pensavo che nessuna di loro mi avrebbe accolta. Prima di tutto perché non conoscevo nessuna, poi a causa della differenza ideologica e le divergenze politiche. La maggior parte delle recluse era convinta che sostenessi il colpo di Stato. Tuttavia trovai la dottora Basma Refaat che mi accolse con un sorriso che non dimenticherò mai e mi chiese di dividere il letto con lei.
La dottora Basma diceva che io avevo la priorità di scegliere il mio posto letto visto che ero stata trasferita da un carcere più brutale di quello in cui mi trovavo: eppure non conoscevo altro che il suo nome!
A giudicare dal suo sorriso pensavo che fosse reclusa per un processo lieve, per questo rimasi sorpresa quando mi disse che era un’imputata del processo sull’uccisione del Procuratore generale (Hisham Barakat ucciso in un attentato nel 2015 n.d.t).
La dottora Basma è una ortopedica e reumatologa, è sposata con un generale ingegnere dell’esercito. È madre di Salma e Yussef, che aveva un anno e mezzo quando è stata arrestata.
Durante una conferenza conobbe un medico nella sua stessa specializzazione il quale gli fece conoscere suo marito.
Questo medico, diventato amico di famiglia, è poi stato accusato di avere un ruolo principale nell’organizzazione dell’assassinio del procuratore generale, e un giorno anche suo marito è stato sottoposto a sparizione forzata.
Quando la dottora Basma e suo fratello decisero di denunciare la sparizione di suo marito entrarono in un meccanismo che fece sparire loro stessi. Poco prima di essere separata da suo fratello che si trovava in un commissariato, anche lei è scomparsa per poi apparire nel carcere di al-Qanater dopo giorni di interrogatori da parte dei servizi segreti.
Nel carcere nessuna può nascondere la sua realtà, nessuno può convincerti di essere innocente se non lo è. La dottora Basma non ha fatto nessuno sforzo per convincermi della sua innocenza.
Lei che sorride a tutte e cura tutte, senza distinzioni. Anche le “criminali” che molte guardano con aria di sufficienza. Lei non aveva problemi ad ascoltare anche chi la pensava diversamente da lei e con loro discuteva liberamente. Non sarebbe stata in grado di uccidere neanche il suo peggior nemico.
Era amata da tutte, nonostante le differenze ideologiche.
Mi raccontava delle colleghe che sostenevano al-Sisi. Anche loro riuscivano ad amarla nonostante le differenze politiche.
Non si arrabbiava mai per le divergenze politiche nelle diverse questioni. Invece dormiva raggomitolata per lasciarmi più spazio e farmi dormire comoda … solo perché ero stata trasferita da un carcere peggiore.
Riuniva tutte le detenute intorno al tè “karak” fatto di latte, chiodi di garofano e altre spezie. Non ho mai visto nessuna farlo bene come lei. Poi lo serviva lei stessa, a ogni compagna di cella.
Un giorno mi raccontò uno dei peggiori momenti della sua vita quando la famiglia le fece visita in carcere per la prima volta. In quell’occasione vide per la prima volta suo figlio che intanto era stato svezzato a causa della sua assenza obbligata.
Il figlio cominciò a urlarle in faccia, come era solito fare con gli estranei, dopo un mese dalla sua carcerazione.
Tutte piansero di fronte a questa scena, persino le secondine.
Mi diceva che le mancavano i suoi due figli Basma e Youssef quando dormivano tra le sue braccia. Mi diceva che la sua famiglia si era dovuta trasferire da Port Said al Cairo per occuparsi dei piccoli, a causa della detenzione di entrambi i genitori.
Non è stato difficile per noi decidere di entrare in sciopero della fame in solidarietà con Basma, quando le sono state vietate le visite, decisione presa dai servizi segreti.
Cercava di convincerci a fermare lo sciopero, ma eravamo ferme sulla nostra posizione per due motivi: il primo è politico. La violazione dei diritti di una detenuta è una violazione dei diritti di tutte. Il secondo è personale dal momento che tutte la amavano.
A giorni ci sarà la sentenza nel processo dell’uccisione del Procuratore generale, un processo che concerne molti imputati a cui hanno estorto confessioni sotto tortura (31 imputati sono stati condannati a morte il 15 giugno 2017 n.d.t). Molti di loro hanno iniziato a perdere la ragione, secondo quanto Basma stessa ha potuto constatare durante le varie sedute del processo.
La dottora Basma sarà condannata, lei che nemmeno immaginava di passare 6 mesi in carcere.
Che tu creda o meno nel sistema giudiziario, io continuo ad avere speranza.
La speranza che tu esca dal carcere per cantare la canzone “Salma” che amavi molto a tua figlia, per giocare con tuo figlio Youssef, per continuare le tue attività caritatevoli e per portare sollievo ai tuoi genitori.
Continuerò a ricordare la frase che ho deciso di scriverti sul muro della cella per fartela leggere ogni giorno prima di dormire:
“Per quanto possa essere lunga la tua notte, tutto passa”