Trento – Incontro sul processo per i fatti del Brennero e sui respingimenti in Libia

fonte roundrobin

DOMENICA 12 NOVEMBRE, A PARTIRE DALLE ORE 14,00
SPAZIO ANARCHICO “EL TAVAN”, VIA DEI MUREDEI 34/3, TRENTO

Domenica 24 settembre si è svolto allo spazio anarchico “El tavan” un incontro tra indagati e indagate per la manifestazione al Brennero del maggio 2016.

In questo primo incontro ci si è confrontati sia su alcuni aspetti “tecnici” (analisi del faldone di inchiesta, avvocati, cassa di solidarietà ecc.) sia sull’importanza di rivendicare a testa alta, in occasione dei futuri processi, lo spirito di quella giornata di lotta.
L’inchiesta è divisa in due tronconi: per 64 persone sono state chiuse le indagini relative ad alcuni reati (radunata sediziosa, interruzione di pubblico servizio, travisamento e porto di armi atte ad offendere), mentre per diverse altre decine c’è un’indagine in corso per devastazione e saccheggio. Per numero di indagati, per questure coinvolte, per realtà di compagni toccate, si tratterà di un processo piuttosto grosso. Che potrebbe diventare momento e spazio di battaglia e di rilancio della lotta contro le frontiere. Per questo abbiamo deciso di cominciare a confrontarci con largo anticipo, nell’intento di trasformare una scadenza loro in un’occasione nostra. Proprio perché obiettivi, tempi e modi possono e devono essere autonomi da quelli imposti da questurini e giudici, ci siamo interrogati su cosa significa rilanciare la lotta contro le frontiere oggi, non chiudendoci nella giornata del 7 maggio, ma partendo dallo spirito che la ha animata. E parlare di frontiere oggi significa parlare soprattutto della Libia, dei respingimenti, dei campi di concentramento in cui sono rinchiuse circa seicentomila persone, del ruolo del governo italiano e delle multinazionali di gas e petrolio (prima fra tutte l’ENI, che controlla in Libia circa 30mila chilometri quadrati di territorio). Tra la distesa di filo spinato nell’Europa dell’Est (a cominciare dagli accordi con Erdogan) e la trasformazione della Libia in una gigantesca prigione a cielo aperto (non solo per il finanziamento delle milizie anti-immigrati sulle coste del Mediterraneo, ma anche per la costruzione di un muro – gestito dai carabinieri – al confine con Ciad, Mali e Niger), parlare di “fortezza Europa” è sempre meno metaforico. Data la centralità dello Stato italiano per gli interessi nella propria ex colonia, in quanto internazionalisti non possiamo rimanere a guardare. Fino ad ora sull’ignobile intervento in Libia (non scollegato dal clima che si respira nelle città in cui viviamo, tra militarizzazione e Daspo urbani) c’è stato un assordante silenzio. Vorremmo invertire la tendenza.

Vista la buona partecipazione al primo incontro, si è deciso di proporne un secondo, questa volta allargato non solo agli indagati e indagate del Brennero, ma a tutti gli interessati. Sarà un’occasione per continuare a confrontaci sul processo, ma anche e soprattutto per ragionare, a partire da queste angolazioni concrete, su prospettive e metodi di lotta contro gli Stati, le loro guerre e le loro frontiere. Ci sembra assai importante ricostruire un ambito di confronto fra compagne e compagni, perché passaggi storici di tale portata non possono essere affrontati a livello locale.

_compagne e compagni trentini_

MANIFESTO SULLE POLITICHE DEL GOVERNO ITALIANO IN LIBIA 

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