Il 10 novembre nel centro di accoglienza di Gricignano d’Aversa, in provincia di Caserta, durante l’ennesima protesta delle persone che vivono nella struttura, uno dei gestori, Carmine Della Gatta, ha sparato due colpi di pistola al volto del diciannovenne Alagiee Bobb, ferendolo gravemente. Da oltre un anno le 150 persone che vivono segregate nel centro portano avanti delle proteste per denunciare le condizioni di accoglienza: sovraffollamento, pessimo cibo, mancanza di assistenza sanitaria e degli altri servizi etc. [1] [2] Nel marzo 2016 erano scesi nelle strade bloccando l’adiacente via Cardini, ma nulla era cambiato: le autorità sono al corrente delle situazioni nei centri di accoglienza ma, tranne in casi di macroscopici scandali, ritengono che vada bene così. Non è un caso che con tanta semplicità il sindaco di Gricignano dichiari di aver sottoposto a TSO (trattamento sanitario obbligatorio), solo una settimana fa, una persona che protestava.
Dopo il ricovero di Alagiee Bobb in ospedale, il giorno successivo, 11 novembre, i suoi compagni sono nuovamente scesi in strada bloccando per ore la provinciale Aversa-Caivano, controllati a vista da un ingente spiegamento delle forze dell’ordine.
In reazione a questa protesta ieri pomeriggio, 12 novembre, polizia e carabinieri hanno proceduto, senza nessun preavviso, allo sgombero del centro e alla dispersione delle 150 persone in altre strutture della provincia. Ancora una volta le prefetture si dimostrano indifferenti alle rivendicazioni di chi è costretto/a nei centri ma efficientissime nella repressione delle proteste: solo nell’ultima settimana, denunciate 11 persone a Gela, 9 revoche dell’accoglienza a Olzai e Tonara, 10 denunce a Bisaccia per la protesta nello SPRAR, 6 revoche dell’accoglienza a Montesarchio, 4 minori denunciati a Catania, 6 persone espulse dall’accoglienza a Valleve, e ci sono stati interventi delle forze dell’ordine ad Agrigento, Scicli, Tappino, Catania, Vicenza, Latina, Conetta.
La segregazione nei campi e nei centri a varia denominazione, per quanto venga chiamata “accoglienza”, mostra tutto il suo abominio nella repressione esercitata da chi gestisce e opera in queste strutture, con l’ovvia complicità delle istituzioni e delle forze dell’ordine.
Perché la solidarietà ad Alagiee e a chi ogni giorno lotta in tutta la penisola contro questo sistema di gestione e controllo IRRIFORMABILE non sia fatta di sole parole, è necessario unirsi alle battaglie e alle proteste. Se accettiamo che si tratti di notizie, più o meno eclatanti, da destinare alla cronaca locale o al “controllo popolare” di qualche complice delle istituzioni, meglio restare in silenzio.