A Madrid, a causa delle quotidiane retate poliziesche contro i/le migranti, è morto giovedì scorso Mame Mbaye Ndiaye, un lavoratore ambulante senegalese di 35 anni, militante del Sindicato manteros. Appena appresa la notizia varie centinaia di compagnx, amicx e solidali sono scesx spontaneamente in strada per protestare contro l’ennesima morte di stato. Per ore nel quartiere di Lavapiés si sono erette barricate, sono state attaccate banche e agenzie immobiliari, si è resistito alle cariche e alla repressione della polizia. Durante quei momenti è morto Ousseynou Mbaye, un senegalese di 55 anni: la notizia è stata diffusa solo nella giornata di sabato. Un’altra persona, Arona Diakhate, è rimasta ferita insieme ad altre, colpita dalle manganellate della polizia, che ha arrestato 6 solidali spagnolx poi rilasciatx il giorno dopo. Nella giornata di sabato le comunità migranti, supportate da antirazzistx, sono scese in strada due volte a Madrid, e a Barcellona, Valencia, Saragozza e altre città della Spagna, contro il razzismo istituzionale, le sue leggi e il sistema delle frontiere, che torturano e uccidono ogni giorno.
Di seguito traduciamo due comunicati da Madrid e Barcellona.
Madrid, Lavapiés: Comunicato dopo la morte di Mame Mbaye Ndiaye
traduzione da Kwanzaa Asociación Afrodescendiente Universitaria
A nome dell’AISE, l’associazione degli immigrati senegalesi in Spagna, pubblichiamo questa dichiarazione con un cuore pesante. Venerdì 15 marzo a Madrid, verso le 5 del pomeriggio è morto il nostro fratello, amico e collega Mbaye Ndiaye: il fatto è avvenuto in Calle Oso, nel quartiere di Lavapiés, dopo una retata razzista seguita da un’inseguimento della polizia.
Insieme a tutte le organizzazioni che ci supportano tra le quali 12N Sin Racismo, SOS Racismo, il Sindacato dei manteros e lateros e Kwanzaa, non continueremo più ad accettare la persecuzione quotidiana dei neri, né i costanti tentativi di omicidio compiuti dallo stato spagnolo.
Secondo le testimonianze dei nostri colleghi che erano stati anche loro vittime dell’inseguimento della polizia da piazza del Sol al quartiere di Lavapiés, la polizia li ha continuamente picchiati in modo che cadessero per poterli arrestare.
Mame Mbaye e un collega erano riusciti a raggiungere Lavapiés dove poi Mame si è accasciato. Il suo collega ha cercato di aiutarlo quando è caduto, ma la polizia gli ha impedito di farlo, con la scusa che avrebbero dovuto aspettare i paramedici. L’aiuto era possibile, ma le forze dello stato decisero di aspettare, facilitando la sua morte. Quanto avvenuto è chiaramente un crimine sostenuto dalla Ley de Extranjería (Legge spagnola sull’immigrazione), una legge che uccide, tortura e ci umilia sia per strada che nei CIE (Centri di detenzione per migranti illegali). Una legge che ci esclude dalla società in modo tale da impedirci di poter esercitare diritti basilari come il lavoro, la salute e un’equa difesa legale. Ci troviamo davanti a un crimine perpetrato dal sistema delle frontiere – un crimine della violenza dello stato.
Inoltre, vogliamo sottolineare il fatto che ciò che è accaduto a nostro fratello Mame non è un incidente isolato, ma che fa parte della dinamica del governo spagnolo che si alimenta attraverso il razzismo e la tortura di corpi neri e migranti.
Il Collettivo di Manteros e Lateros è attualmente uno dei gruppi sociali che subiscono la maggior parte delle violenze della polizia. I nostri colleghi sono costantemente attaccati, discriminati e picchiati solo per cercare di sopravvivere. Ciò si aggiunge ai numerosi furti e arresti da parte delle forze statali.
Chiediamo una condanna immediata per gli assassini di nostro fratello Mame Mbaye Ndiaye. Vogliamo anche ricordare a tuttx ogni persona assassinata da queste stesse leggi razziste e dalle frontiere, i nostri fratelli uccisi nei CIE Samba Martínez, Aramis Manuka, Idrissa Diallo, Mohamed Abagui, tutti coloro che attraversano i continenti, tutti i nostri fratelli e sorelle manteros che soffrono, e tuttx i/le nostrx antenatx.
Le morti che non contano, su cui non si investiga, rimangono senza vita e senza giustizia
Traduzione da Sindicato Popular De Vendedores Ambulantes de Barcelona
Comunicato del Sindacato Popolare dei Venditori Ambulanti in seguito alla morte di Mame Mbaye Ndiaye
Compagni e compagne grazie ancora una volta per essere scesx in strada e aver denunciato la morte del nostro compagno ambulante Mame Mbaye Ndiaye.
In primo luogo, desideriamo mandare tutto il nostro amore ai suoi genitori e familiari che oggi staranno soffrendo e piangendo per questo assassinio. Nonostante il fatto che non possa esserci niente che sia in grado di calmare i loro cuori per la morte del loro figlio.
In secondo luogo, mandiamo un saluto solidale ai nostri compagni ambulanti di Madrid che stanno lottando e chiedendo giustizia per chiarire la morte di Mbaye.
In terzo luogo, vogliamo denunciare l’impunità e la violenza degli agenti di polizia che da anni provoca la morte di vari fratelli e sorelle, e che non vengono mai condannati, incarcerati, perché il sistema razzista che vige in Europa, in Spagna, in Catalogna giustifica tale violenza. Non importa che siano governi di destra o di sinistra, la morte degli immigrati non vale niente per gli uni o molto poco per gli altri.
Quello che è successo a Mbaye Ndiaye potrebbe succedere anche a noi domani, la settimana prossima o l’anno prossimo, in qualsiasi mese o giorno, esattamente nello stesso modo; i mezzi di comunicazione direbbero che siamo mortx di infarto, di arresto respiratorio, o che siamo cadutx, o che ci siamo buttatx di sotto, o che ci siamo suicidatx. Mentirebbero come sempre per nascondere i veri assassini e soprattutto per dimostrare che la persona morta è responsabile della propria morte.
La cosa peggiore è che nessun politico, nessun giudice condannerebbe mai un poliziotto perché sono complici di questo sistema razzista e criminale che uccide i poveri, gli immigrati e soprattutto uccide i neri perché sono convinti che la nostra vita non conta. Per chi sta al potere, questi fatti non sono un buon motivo per perdere il sonno, per interrompere l’agenda politica, continuano come se niente fosse.
l’impunità poliziesca è ciò che permette che tutti gli anni si ripetano queste morti, la non giustizia, la mancanza di un processo reale, il razzismo istituzionale. I poliziotti sanno che possono fare di noi quello che vogliono, come infatti fanno ogni giorno, sanno che non gli succederà niente, non importa chi governi, si sentono protetti, appoggiati e sostenuti dall’intero sistema razzista che gli dà gli ordini.
Per questo motivo vogliamo ricordare ai signori politici che la polizia è una sua responsabilità, che sono loro a dare gli ordini, che sono loro i capi, e quindi non si comportassero come se non fosse un loro problema. Che non facessero né i cinici, né gli ipocriti.
Mame Mbaye Ndiaye è stato ucciso dal razzismo istituzionale e dalle leggi criminali che ci condannano alla povertà, alla galera o all’illegalità.
Di fronte al destino di morte che i governi e i politici ci offrono, noi rispondiamo che amiamo la vita, che continueremo a vivere e soprattutto a resistere lottando contro le loro politiche assassine e criminali.
Non ce ne andremo, non staremo zitti, continueremo a lottare e denunciare gli abusi contro i nostri fratelli neri e i nostri fratelli migranti.
Continueremo a chiedere giustizia e libertà per tutte e tutti i migranti, da qualsiasi posto arrivino.