riceviamo e diffondiamo
ANCORA PASTI NARCOTIZZANTI AL CPR DI PONTE GALERIA
Nel c.p.r. di Roma in questo momento ci sono una 30ina di donne di nazionalità varie. Da quel che si può capire prosegue la tattica del divide et impera. Operatori e guardie alimentano i conflitti fra le recluse e cercano di terrorizzare chiunque provi a interagire con i/le solidali all’esterno. “Se parli con loro vieni espulsa” un messaggio chiaro e diretto, nemmeno si prendono la briga di velare le loro minacce. Inoltre continuano i giochetti snervanti alle detenute con le promesse mai mantenute su visite specialistiche (che praticamente non vengono mai concesse) e date di uscita.
Nel frattempo gli episodi di resistenza individuale proseguono faticosamente.
Da un po’ di tempo sono stati vietati persino i televisori e la possibilità di mettere musica. L’aria dentro, tra la sporcizia e l’arrivo del caldo, si è fatta sempre più irrespirabile. Un po’ di rumore era stato fatto per far uscire una donna 60enne che , in evidenti difficoltà nel reggere i maltrattamenti ordinari nel c.p.r., effettivamente dopo più di una settimana ha ottenuto la libertà.
Vivere nella sporcizia e nel diniego della possibilità di pulire. Mangiare pasti sempre uguali e che poco hanno a che vedere col cibo, ma che tuttavia riservano delle soprese: dopo la colazione, ad esempio, molte si sentono spossate e sonnolenti, merito probabilmente dei tranquillanti che vengono aggiunti alle bevande o nei piatti.
In ogni caso i conflitti con gli operatori a mensa non mancano, alcune non si piegano e continuano a inveire e lanciare oggetti contro gli aguzzini che lavorano in quel lager.
Gli sbirri si prendono persino la libertà di innervosirsi quando qualcuno non nomina le due avvocate che normalmente vengono assegnate alle recluse. Probabilmente c’è timore che qualcuno segua veramente i casi delle recluse invece che limitarsi a incassare parcelle e gratuiti patrocini.
Nulla di nuovo insomma dall’interno della galera per migranti di Roma: non è nuovo l’atteggiamento sempre più prepotente di chi in quel luogo ci lavora, non è nuova né stanca la resistenza di chi in quel luogo è costretta.
Continuiamo a pensare che una presenza più massiccia sotto quelle mura possa aiutare a rompere la normalità dell’isolamento e del silenzio. Per questo il 28 aprile saremo di nuovo davanti la prigione di Ponte Galeria per far sentire alle recluse che non sono sole.
alcune nemiche e nemici delle frontiere