Nella notte tra mercoledì e giovedì (16 – 17 maggio), un’auto della polizia ha cominciato a seguire un furgone sull’autostrada nella zona di Namur a sud di Bruxelles. È così iniziato un inseguimento di 15 auto della polizia che è durato alcuni chilometri e si è concluso alle 3 di notte quando le guardie hanno sparato sul veicolo che, infatti, presenta il lunotto posteriore infranto. Quando questo è stato fermato all’interno sono state trovate 30 persone, tra cui 4 minori. Una di queste, Mawda, una bambina di origini curde di 2 anni, era stata gravemente ferita da un proiettile alla guancia. Morirà poco dopo in ambulanza. Tutti gli altri passeggeri sono stati sottoposti a fermo e interrogati.
A quanto sembra, Mawda, suo fratello di quattro anni e i due genitori in passato erano riusciti a raggiungere l’ Inghilterra, da qui erano stati espulsi in Germania ed erano stati costretti a tornare in Francia. Per un mese e mezzo avevano alloggiato presso una palestra aperta dal comune francese di Grande Synthe per ospitare le persone migranti durante l’inverno (la maggior parte di origine curdo irachena come la bimba assassinata). Mercoledì, la famiglia aveva lasciato l’Espace Jeunes du Moulin a Grande Synthe per ritentare, insieme con altre 26 persone, il passaggio della frontiera verso l’Inghilterra, attraverso il Belgio. I continui rastrellamenti in atto sulle stazioni, autostrade e posteggi delle autostrade belghe li avevano spinti a percorrere una rotta più lunga ma giudicata meno pericolosa.
“Mawda era una bambina felice, molto attiva, rideva sempre”, ricorda la madre. Intervistata, ha affermato che avevano lasciato il campo profughi di Grande Synthe vicino a Dunkerque mercoledì sera. “Abbiamo cercato di trovare un camion in Belgio con cui effettuare l’attraversata verso l’Inghilterra. E aggiunge: “Ero spaventata, la polizia belga ha una brutta reputazione, tutti hanno paura di attraversare il Belgio”. Secondo la madre, citata dal giornale Het Nieuwsblad, due colpi sono stati sparati dalla polizia. “Mentre eravamo in viaggio c’è stato un primo colpo, quando il furgone si è fermato e la gente ha iniziato a uscire, un agente di polizia ha sparato una seconda volta. Mawda, che era tra le mie braccia, non ha avuto nessuna possibilità”.
Poche ore dopo, verso le 12, appresa da fonti dirette la notizia, che ancora non circolava su alcun media, numerose persone vicine alla famiglia e residenti nello stessa palestra di Grande Synthe, hanno bloccato per protesta entrambe le direzioni dell’autostrada A16. La polizia antisommossa è immediatamente intervenuta per sgomberare l’occupazione e riportare le persone alla palestra. Una ventina di persone sono state anche fermate, perquisite e interrogate dalla polizia. I/le migranti hanno dichiarato che l’invasione dell’autostrada aveva lo scopo di esprimere la loro rabbia dopo l’assassinio di Mons. In serata in 6 sono stati posti agli arresti per interruzione del traffico.
Solo dopo tale protesta i media hanno cominciato a diffondere le prime notizie su quanto avvenuto. In un primo momento sia la polizia che la magistratura negavano che la causa della morte della bambina fosse dovuta agli spari, addebitandola a una pregressa malattia, o a un urto del furgone sul quale viaggiava, ma successivamente l’autopsia ha smentito la falsa ricostruzione delle autorità, riscontrando che la morte era dovuta a un proiettile della polizia che aveva colpito la bambina in pieno volto.
Allo stesso tempo collettivi di migranti, associazioni e solidali hanno convocato per il giorno successivo, 18 maggio, un presidio di protesta di fronte l’Ufficio emigrazione di Bruxelles, nei pressi del parc Maximilien, per chiedere le immediate dimissioni del fascista Theo Francken, Segretario di Stato del governo Michel con responsabilità su asilo e fenomeni migratori, per denunciare la politica migratoria del governo e l’ennesimo assassinio commesso dalla polizia e dalle frontiere.
“Polizia assassina! Le frontiere uccidono! Polizia dovunque, giustizia da nessuna parte! Migrare non è un crimine! Theo Francken dimettiti!” Con questi slogan il presidio si è presto trasformato in un corteo non autorizzato di diverse centinaia di solidali durato un paio d’ore. La polizia federale di solito sempre molto violenta e autoritaria, presa alla sprovvista si è limitata a proteggere alcuni palazzi istituzionali e a seguire da vicino i/le solidali.
Nel contempo un altro presidio si è tenuto nella città di Mons, vicino al luogo dell’omicidio.
Il 10 giugno è prevista l’ennesima manifestazione nazionale di solidarietà a migranti e sans-papiers, antirazzista, contro Theo Francken e il partito fascista e xenofobo di cui fa parte (NVA – Nuova Alleanza Fiamminga).