Bologna – Riflessioni in seguito a 7 espulsioni dall’HUB di via Mattei

Riceviamo e diffondiamo.

..POTREMMO CREDERE CHE

Giovedì 17 maggio, ore 10: in via Mattei arriva una volante dalla questura a notificare l’espulsione dall’hub a sette persone, due delle quali non erano presenti al momento dell’incursione, una per via di una vecchia denuncia, le altre 6 in seguito al rifiuto di un trasferimento.

Da lunedì alla mattina dell’espulsione a coloro i quali sono stati espulsi non è stato corrisposto il pocket money, che spesso viene erogato con ritardi arbitrari giustificati altrettanto arbitrariamente.

Potremmo credere che sia un caso che dopo gli ultimi due mesi, in cui chi vive in quel posto infame ha fatto sentire la propria voce al di fuori, proprio ora si decidano trasferimenti e si espellano persone per storie ben precedenti all’ingresso nella struttura.

Potremmo credere che sia un’altra sfortunata coincidenza che a notificare queste espulsioni per la prima volta a memoria di chi ci vive, arrivino le guardie in divisa, proprio dopo che la minaccia della polizia si era fatta sempre più incombente ad ogni minimo conflitto tra operatori e “ospiti”.

Potremmo credere che quando parliamo di Hub non intendiamo un’istituzione totale in cui si dispone della vita delle persone, usando la paura e il ricatto per assoggettare qualsiasi istanza di libertà.

Potremmo, se gli stessi ragazzi che abbiamo incontrato in questi mesi, nel testo diffuso sabato in occasione della marcia nel quartiere non ci avessero parlato di “esclavage pacifique”, ovvero un uso arbitrario e fumoso delle regole per intimidire dividere ed annichilire trasformando la vita in un attesa senza senso,in cui si è obbligati ad elemosinare le cose fondamentali, in cui la dignità è ostaggio del capriccio degli operatori e degli ordini dei loro burattinai.

Non è difficile pensare che espulsioni e tentativi di trasferimento vengano usati per minare sia il coraggio di chi finora si è esposto che i legami di solidarietà tra gli “ospiti”, e come monito per chi finora non si è ancora unito alla protesta.

Il potere mette sempre in campo una dismisura e l’apparato sbirresco-cooperativo usa ogni mezzo per applicarlo in maniera capillare e quotidiana. Chi è confinato in questa prigione di regole e relazioni umilianti e autoritarie ha solo il proprio coraggio per non finirne schiacciato. Ed è un coraggio enorme.

Accanto a questo ci mettiamo la nostra solidarietà, la nostra complicità e anche la nostra rabbia.

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