Aggiornamento dalla frontiera del Monginevro tra convocazioni alla PAF e respingimenti

Fonte: Chez jesus – Rifugio Autogestito

Aggiornamento dalla frontiera del Monginevro tra convocazioni alla PAF e respingimenti

– Esempi di repressione quotidiana

L’altra notte la PAF ha gonfiato di botte un ragazzo che pregava di non essere rimpatriato in Italia. La polizia respinge sempre più frequentemente anche i minori, spesso ingannandoli sulla destinazione finale del viaggio in furgone, che inesorabilmente li riporta in Italia. Gendarmi e polizia pattugliano i sentieri in quad, in bicicletta e a piedi,spesso minacciando di sparare a chi cerca di passare questo confine senza avere la pelle e i documenti richiesti. Intanto, i terreni da golf stanno riaprendo i battenti. Torna il turismo tra queste montagne. D’inverno, questi sentieri calpestati di notte dai “migranti” sono piste attraversate da migliaia di sciatori, meta turistica per ricchi. D’estate, si trasformano in campi da golf, pare- di proprietà della Lavazza. Campi dal terreno iper curato, il “golf transfrontaliero”, come anche viene chiamato. “… 18 buche a cavallo su due paesi!” dice il sito. Campi accessibili solo per chi ha le possibilità di pagare. Anche la frontiera è stata privatizzata. Se la spartiscono polizie varie e multinazionali.

– Primo episodio

Camminare nei boschi tra Claviere e Monginevro è pericoloso: rischi di incontrare brutti ceffi sul cammino, come un gendarme in bicicletta che ti sbarra la strada. Poco tempo fa tre amic* che passeggiavano tra queste montagne militarizzate sono stat* fermat* e sono stati chiesti loro i documenti. Una di loro non li aveva. Il gendarme a sella della sua bici ha chiamato rinforzi e i tre amic* sono stat* caricat* su una camionetta e portati alla PAF (polizia di frontiera) per accertamenti. Dapprima le guardie hanno provato a mettere pressione dicendo che il loro intervento era dovuto ad una segnalazione: qualcuno li avrebbe visti marcare i sentieri con una bomboletta spray. Una volta arrivati in centrale sono stati perquisiti, ma nulla è stato trovato nei loro zaini. I tre amic* sono stat* rilasciat* con una convocazione alla PAF per un’audizione libera, perché sospetti “di aiuto all’ingresso e al soggiorno di persona straniera”. Anche questo fermo rientrerebbe nel quadro di un’indagine più ampia, aperta per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, a cui sembra che il simpatico procuratore di Gap sia particolarmente affezionato. E’ palese che la volontà del procuratore e della polizia di frontiera sia quella di mettere pressione. Intanto chi cerca di passare continua a perdersi in montagna passando ore tra i boschi per scappare dalle varie polizie; almeno in tre, tra queste montagne sono già morti.

– Secondo episodio

Una macchina con a bordo tre ragazz* viene fermata a qualche centinaio di metri dalla frontiera da un ragazzino malconcio, che si dichiara molto malato e che necessita di andare in ospedale. Chiede di essere portato alla PAF per farsi prendere in carico dal sistema francese, in quanto minorenne non accompagnato e in gravi condizioni di salute (la legge francese infatti prevede la presa in carico da parte dello stato di qualsiasi minorenne non accompagnato presente sul territorio). Le sue condizioni fisiche sono visibilmente critiche: il ragazzo fa fatica a parlare e perfino a sedersi. Afferma di non essere stato curato dai centri di accoglienza italiana. I tre ragazz* gli danno un passaggio e dicono alla PAF che il ragazzino deve andare in ospedale e che è minorenne. I poliziotti di frontiera fanno scendere il ragazzo e lo portano dentro. Poi, uno a uno, i tre ragazz* vengono interrogat* sui fatti. Gli viene proposta la scelta fra un “audition libre” (audizione libera), o la garde-à-vue (fermo) per favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Di fatto i tre sono trattenut* per tre ore e mezza, interrogat*, mess* sotto pressione. Vengono rilasciat* con un appuntamento orale per l’indomani. Pare che sia stato il procuratore di Gap a voler procedere con l’inchiesta. Intanto il ragazzino malato viene interrogato, poi gli viene detto che lo porteranno all’ospedale di Briançon. Gli hanno fatto firmare un foglio che nemmeno ha potuto leggere. Poi lo caricano su un furgone, insieme ad altri due minorenni. Credono tutti di andare a Briançon, invece si ritrovano buttati per strada all’inizio di Clavière, alla frontiera italiana. Il ragazzino malato ci riprova. Ferma un’altra macchina, si fa dare un passaggio. Questa volta l’autista ha competenze mediche e può confermare che ha seriamente bisogno di cure all’ospedale. Nuovamente, invece, viene respinto alla frontiera. Questa volta sembra sia stata la prefetta della regione in persona, mobilitata per il caso, a volerlo respingere. Qualcun* lo porta in ospedale in Italia. Solerti medici chiamano immediatamente le forze di polizia. I carabinieri italiani, per prima cosa, lo sottopongono ad un esame osseo per verificare che sia minorenne. E poi lo foto-segnalano. Il ragazzino viene portato in un centro per minori in bassa Val di Susa e da lì l’indomani sarà ricoverato in un ospedale torinese.

-Terzo episodio

Nessun* dei sei fermat* si presenta alla convocazione per farsi interrogare dalla PAF. Non avevano nessuna intenzione di presentarsi volontariamente ad un appuntamento non obbligatorio e che si prevedeva poco galante con la polizia, per farsi riempire di domande e potenzialmente trattenere in garde-à-vue accusati di favoreggiamento. La polizia di frontiera chiama i telefoni privati di alcun* dei convocati. Viene detto loro che se non si presenteranno a breve finiranno nella lista dei ricercati. In pratica, li minacciano di andare a prenderli con la forza. Qualche giorno dopo, la polizia si presenta a casa di un paio dei tre amici e chiamano al lavoro uno di loro. Hanno evidentemente molta voglia di parlargli. Per ora non trovano nessuno.

Procuratore e prefetta ci hanno preso così in simpatia da voler passare sempre più spesso tempo con noi. È pare che abbiano pure un dossier che arriscono sempre più con foto di famiglia.

La repressione verso chi di passaggio e verso i solidali continua. Ma nemmeno la solidarietà si arresta.

Delle vostre convocazioni non ce ne facciamo niente.

Compte-rendu de la frontiere de Mongenevre entre convocation a la PAF et refoulements

– Exemples de répression quotidienne

L’autre nuit, la PAF a tabassé un garçon qui implorait de ne pas etre rapatrié en Italie.

La police refoule aussi toujours plus fréquemment les mineurEs, souvent en leur mentant sur la destination finale du trajet en camionette, qui les déporte inexorablement en Italie.

Gendarmes et policièrEs patrouillent sur les chemins avec des quads, en vélo et à pied, menaçant souvent de tirer sur celleux qui cherchent à traverser cette frontiere sans avoir la couleur de peau et les documents requis.

En parallèle, le terrain de golf est à nouveau ouvert. Le tourisme est de retour dans ces montagnes. Pendant l’hivers, ces sentiers qui sont fréquentés de nuit par les “migrantEs” sont des pistes utilisées par des milliers de skieusEs ainsi qu’une destination touristique pour les riches. En été, ils se transforment en terrain de golf, à ce qu’il parait propriété de Lavazza. La pelouse du terrain est bien entretenue, le “golf transformatalier”, “18 trous à cheval sur deux pays!” comme illes l’appellent aussi. Ce terrain n’est accessible qu’à celleux qui peuvent payer. La frontière aussi a été privatisée. Elle est rèpartie entre les forces de l’ordre et les multinationales.

– Premier épisode

Marcher dans les bois entre Claviere et Montgenèvre est dangereux: on risque d’y rencontrer des personnes mal intentionnées sur les chemins, comme un gendarme à vélo qui te barre la route. Il y a peu, trois amiEs qui se promenaient dans cette montagne militarisée ont été interpelléEs pour un contrôle d’identité. L’une d’elleux n’avait pas de documents sur elle. Le gendarme à bicyclette a appelé des renforts et les trois amiEs ont été embarquéEs dans la camionnette qui les a emmenéEs à la PAF (police aux frontières) pour vèrification. D’abord, les flics ont essayés de leur mettre la pression en disant que leur intervention faisait suite à une dénonciation: quelqu’un aurait vu nos trois amiEs marquer les chemins à l’aide d’une bombe de peinture. Une fois arrivés au poste, illes ont étè fouilléEs, mais rien n’a été trouvé, ni sur elleux, ni dans les sacs à dos. ToutEs trois ont été relachéEs avec une convocation à la PAF en audition libre pour “suspicion d’aide à l’entrée et au séjour de personne étrangère”.

Cette arrestation rentrerait dans le cadre d’une enquete plus large, ouverte pour aide à l’immigration clandestine, chef d’accusation auquel il semble que le sympathique procureur de Gap soit particulièrememt attaché. Il est évident que la volonté du procureur et de la police des frontières est de mettre un coup de pression. Pendant ce temps là, celleux qui cherchent à traverser continuent de se perdre en montagne, en passant des heures dans le bois pour échapper aux forces de la police. Au moins trois d’entre elleux sont déjà mort.

– Deuxième épisode

Une voiture avec trois personnes à son bord est arrétèe à quelques centaines de mètres de la frontière par un jeune fort mal en point, qui se dèclare trés malade et a besoin d’aller à l’hopital. Il demande a etre amené à la PAF pour être pris en charge par le système français, en tant que mineur non accompagné et en trés mauvais état de santé (la loi française prévoit en effet la prise en charge par l’Etat de n’importe quelle personne présente sur le territoire qui se déclare mineur non accompagné). Sa condition physique est visiblement critique. Le jeune homme peine à parler et meme à s’asseoir. Il affirme ne pas avoir été soigné dans le centre d’accueil italien. Les trois personnes l’emmènent à la PAF où elles disent que le jeune homme doit aller à l’hopital et qu’il est mineur. Les policiers le font descendre et entrer. Puis, une par une, les trois personnes sont interrogéEs, après qu’on leur ait donné le choix entre une “audition libre” immédiate et une garde-à-vue, pour aide à l’immigration clandestine. De fait, tout trois sont retenuEs trois heures et demi durant: interrogatoire et coups de pression. Ils repartent avec un rendez-vous pour le lendemain, donné à l’oral. Il semble que le procureur de Gap ait voulu ouvrir une enquète.

Pendant ce temps-là, le jeune malade est plus ou moins interrogé, puis on lui dit qu’il sera amené à l’hopital de Briançon. Il lui font signer un papier qu’il n’a même pas pu lire. Puis il le font monter dans une camionette, avec deux autres mineurs. Ils croient tous qu’ils vont à Briançon, au lieu de quoi ils sont deposés sur la route, à l’entrée de Clavière, à la frontière italienne.

La personne malade ré-essaie. Elle arrête una autre voiture, qui l’emmène à nouveau. Cette fois-ci, le conducteur a des compétences medicales et peut confirmer qu’il a sérieusement besoin d’être hospitalisé. Au lieu de ça, de nouveau il est refoulé à la frontière. Cetre fois-ci, il semble que c’est la prefète de la région en personne, contactée pour l’occasion, qui prend la décision de le refouler.

Quelqu’unE l’amène à l’hôpital en Italie. Des medecins zélés appellent immédiatement les flics. Les carabinieri italiens le soumettent en premier lieu à un examen osseux, pour vérifier qu’il est bien mineur. Ils l’embarquent ensuite pour un contrôle d’identité. Fichage, photos, etc.

Puis, le jeune est amené dans un centre pour mineur en basse vallée de Suse, et il est hospitalisé le lendemain à Turin.

Troisième épisode

AucunE des six arrêtéEs ne s’est presenté à la convocation pour interrogatoire à la PAF. Illes n’avaient aucune intention de se présenter volontairement à un rendez-vous non obligatoire et potentiellement pas folichon avec la police, pour se faire assomer de questions et éventuellement retenir en GAV pour aide à l’immigration clandestine.

La PAF apelle sur les téléphones privés de certainEs des convoquéEs. Il leur est indiqué que s’illes ne se présentent pas rapidement illes finiront sur la liste des personnes recherchéEs. En pratique, illes les menacent de venir les chercher de force. Ce sont le procureur et la préfète qui souhaitent poursuivre les enquête et cet absurde théâtre répressif.

Quelques jours plus tard, la police se présente chez deux des trois amiEs et apellent l’un d’elleux au travail. Illes ont à l’evidence très envie de leur parler. Illes n’ont trouvé personne. Nous ne savons pas comment continuera l’histoire.

Le procureur et la préfète nous ont tellement pris en sympathie qu’ils souhaitent passer toujours plus de temps en notre compagnie. Et il semble qu’illes aient un dossier qu’illes enrichissent toujours plus, avec des photos de famille.

La répression envers celleux qui sont de passage et envers les soldaires continue.

Mais la solidarité aussi.

Des vos convocs, on en fera rien.

 

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