Ieri lunedì 6 agosto, la camera dei deputati, dopo il voto favorevole del Senato, ha approvato definitivamente a larghissima maggioranza il cosiddetto “decreto Libia”, che prevede la fornitura alla guardia costiera libica di 12 motovedette, al fine di rafforzare ulteriormente la caccia alle persone che provano a raggiungere l’Europa.
Sono ufficialmente almeno 13.000 quelle fermate quest’anno, tutte recluse nei campi di concentramento supportati da Italia e UE.
Le persone nei lager, come raccontavano qui, continuano malgrado tutto a lottare per la libertà. Domenica scorsa una rivolta è avvenuta nel centro di detenzione di Tarek Al Matar, nei pressi di Tripoli, che reclude attualmente circa 1.800 persone.
È lo stesso lager dove hanno operato nei mesi scorsi le Ong italiane vincitrici del bando predisposto dal Ministero.
La notizia della protesta e della sanguinosa repressione è stata diffusa da eritrei che vivono in Italia, in contatto con alcune persone recluse nel lager.
Di seguito riportiamo alcuni estratti dall’unico articolo pubblicato in Italia su quanto avvenuto.
“La tensione accumulata da mesi è esplosa domenica nel sovraffollato centro di detenzione libica di Sharie (o Tarek) al Matar, nei sobborghi di Tripoli, con scontri con le guardie e tre feriti. […] l’esasperazione e la protesta dei prigionieri per le condizioni da tutti gli osservatori considerate inumane di prigionia e contro trasferimenti in altri centri per paura di essere venduti ai trafficanti di esseri umani.
Paura giustificata dalla sparizione di 20 detenuti nei giorni scorsi e di 65 donne con bambini che i libici giustificano come alleggerimento dell’affollatissima struttura e sulla quale sta compiendo verifiche l’Alto commissariato Onu per i rifugiati.
Per protesta i prigionieri eritrei, molti in carcere da mesi, parecchi intercettati e sbarcati dalla guardia costiera libica dopo la chiusura delle coste di questi mesi, hanno incendiato due materassi provocando la repressione durissima della polizia libica, la quale ha ferito tre richiedenti asilo, due dei quali hanno dovuto essere ricoverati in ospedale. Negli stanzoni roventi, lerci e stipati come pollai sono stati sparati lacrimogeni e le guardie hanno picchiato i detenuti con i fucili per riportare la calma. “