Nei giorni scorsi il presidente autocrate al-Sisi si è recato in visita ufficiale a Berlino (la terza dal momento della sua elezione a presidente 2014 dopo la presa del potere dei militari) in occasione del Partenariato tedesco con l’Africa per il G20. Alla fine dei colloqui privati Merkel e al-Sisi hanno dichiarato di aver discusso di alcuni temi particolari: “lotta all’emigrazione irregolare”, lotta al terrorismo, investimenti in Egitto e questioni internazionali e regionali di interesse comune (Libia e Siria).
In realtà l’incontro ha riproposto un copione già visto diverse volte, specie in questi ultimi anni, in cui da una parte c’è l’Unione Europea o qualcuno dei suoi stati membri, esclusivamente interessati alla guerra contro i flussi migratori e alla protezione degli interessi economici; dall’altra uno degli stati confinanti del Mediteraneo, in cerca di investimenti, sostegno internazionale e silenzio sulle sistematiche e gravi violazioni dei diritti umani. L’ultimo esempio di questo teatro del crimine sono gli accordi tra Spagna e Germania (con avallo UE) siglati con il Marocco la scorsa estate.
Così a Berlino mentre le autorità tedesche enfatizzavano l’importanza della stabilità dell’Egitto al fine di combattere l’immigrazione illegale – “un’isola di stabilità in un mare di disordine” – al-Sisi e la sua delegazione mettevano in evidenza il “forte peso” che il paese sta portando da solo avanti per il controllo del territorio e il blocco dei flussi migratori. Dal naufragio del 2016 della barca con più di 600 persone lasciate morire in mare dalle autorità egiziane, dalle coste egiziane non parte più nessunx. Il che corrisponde a lasciare migliaia di persone senza documenti, senza allogi, vittime di razzismo, della tratta delle spose bambine e senza sostegno economico, in balia di bande criminali che colluse con la dittatura catturano persone migranti (yemeniti, sudanesi e di altre nazionalità) per estrargli gli organi e venderli sul mercato internazionale.
Alla fine dell’incontro, oltre a confermare importanti investimenti economici, le autorità tedesche hanno autorizzato lo sblocco della seconda parte di un “aiuto” di 500 milioni di euro in armi. Dal 2013 al 2017 la vendita di armi all’Egitto, tedesche (e “made in Europe”) è aumentata del 205% rispetto al 2008-2012. La polizia federale tedesca ha addestrato (luglio – ottobre 2018) anche la polizia di frontiera egiziana e fornito 50 lettori di documenti d’identità e apparecchiature di rilevamento per esplosivi . Sono iniziati anche i colloqui formali per un accordo ufficiale che vedrebbe la marina egiziana pattugliare il Mediterraneo, con sovvenzioni UE, in cambio di un importante flusso di investimenti e altri incentivi finanziari. Due fregate saranno vendute dalla ThyssenKruup per un costo di 1 miliardo di Euro.
L’unico punto su cui la Germania ha mantenuto la linea dura, secondo Mada Masr, è stata la vendita di apparecchiature di sorveglianza audio al Cairo e la fornitura di formazione informatica alle forze di sicurezza egiziane. Ma nulla vieta che questa posizione possa cambiare nel prossimo futuro.
Intanto, qualche giorno dopo la visita in Germania, nella notte tra il 31 e il 1 novembre, un’altra ondata di arresti ha colpito chi si occupa di diritti umani in Egitto. In un unico giorno, sono stati prelevati e fatti sparire 19 avvocatx e attivistx. Tra queste persone c’è la 60enne avvocata Hoda Abdelmoniem, una membra della Consiglio nazionale per i diritti umani.
Il giorno dopo, il 2 novembre, un bus di cristiani copti di ritorno da un monastero è stato attaccato da persone che si dichiarano affiliate allo Stato islamico. 7 persone sono state trucidate. E’ l’ennesimo attacco contro la comunità cristiana copta (più di 100 persone assassinate dal 2016), il cui papa e i cui vertici non smettono di sostenere il regime dei militari, in un paese dove da anni vige lo stato di emergenza al fine “di lottare contro il terrorismo”. Il regime, tuttavia, non ha fatto passare molto tempo per organizzare l’ennesima strage, uccidendo e diffondendo le immagini dei cadaveri di 19 presunti militanti islamisti. In molti sanno che si tratta dell’ennesima immonda messa in scena. Del resto, poco dopo l’uccisione di Giulio Regeni, le forze speciali egiziane non ci pensarono due volte ad assassinare un’intera famiglia di innocenti accusandoli di essere i responsabili della morte del ricercatore egiziano.