San Ferdinando – Lo stato segrega e uccide: l’unica risposta è la lotta

Nella notte del 1° dicembre, intorno alle 21, un altro incendio ha colpito chi vive nella vecchia tendopoli di San Ferdinando (RC). Ancora una volta le fiamme, che hanno distrutto 8 tende, hanno provocato una vittima: Suruwa Jaiteh, un ragazzo di 18 anni proveniente dal Gambia, che ufficialmente alloggiava nello SPRAR di Gioiosa Ionica.

Gli/le abitanti della tendopoli raccontano, in un video rapidamente tradotto e diffuso da Campagne in lotta, come il fuoco sia stato da loro stessi spento perché i vigili del fuoco sono arrivati tardi e con mezzi inadeguati e sprovvisti d’acqua.

Noi informiamo che oggi c’è stato un incendio in tendopoli. Siamo ancora in tendopoli e un ragazzo è morto, un gambiano. Però dobbiamo fare di tutto perché non lo so come possiamo far uscire fuori la verità: come mai un camion dei vigili del fuoco viene qui senza acqua dentro? Hanno tirato il tubo fino a dove c’era il fuoco ma non c’era acqua dentro. Hanno fatto andare via il camion per andarne a prendere un altro. Prima che arrivasse, i ragazzi africani avevano già fatto tutto il lavoro. Adesso siamo troppo stanchi dello stato italiano, non sappiamo cosa dobbiamo fare. Abbiamo provato in tutti i modi a fare uscire fuori la verità. Questa è un’informazione che bisogna dare questa notte, perché è troppo brutto”.
Ovviamente nessun media ha riportato le loro voci e ha descritto quanto realmente avvenuto.

Dopo l’incendio del 27 gennaio 2018 dove morì Becky Moses e bruciarono duecento baracche, un altro assassinio di stato, in una tendopoli costruita dal ministero degli Interni e lasciata volutamente senza acqua corrente, elettricità, ritiro dei rifiuti, servizi antincendio.

Anche stavolta la giusta rabbia per il continuo stillicidio di morti ha portato gli/le abitanti della tendopoli a scendere in strada e alzare barricate utilizzando cassonetti , e come sempre le autorità e i sindacati loro complici  hanno applicato le rodate modalità per stemperare le proteste e anzi approfittare della tragedia per accelerare l’attuazione dei loro piani, che prevedono lo smantellamento della tendopoli e il suo trasferimento in un luogo nelle vicinanze, non compreso nella Zona Economica Speciale di prossimo allestimento.

Nonostante la presenza massiccia di forze dell’ordine, un corteo spontaneo si è diretto la mattina di domenica 2 dicembre verso il Comune di San Ferdinando, dove alle 9,30 era già convocato una riunione di emergenza del comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza.

Davanti al Comune, questa volta invece dell’USB è stata la CGIL con il suo apparato e le sue bandiere ad autoproclamarsi come rappresentante di tutti gli abitanti della tendopoli, incontrando le autorità nel chiuso degli uffici malgrado le proteste di alcuni migranti che volevano che l’incontro si tenesse pubblicamente in piazza per permettere la partecipazione di tutti loro.

Nella riunione, come riporta il comunicato della prefettura, i burocrati statali si sono naturalmente dichiarati soddisfatti dei “passi in avanti” al fine dello smantellamento della baraccopoli: “È indubbio che il percorso messo in campo con tutti i soggetti interessati ha fatto registrare passi in avanti – ma non ancora esaustivi – poiché l’obiettivo finale è lo smantellamento della baraccopoli. In particolare, si è preso atto che il numero dei presenti presso la struttura è drasticamente diminuito grazie ai controlli e servizi continui delle Forze di Polizia, alcune delle strutture abusive sono state demolite nel corso del tempo e durante i numerosi incontri tenutisi presso il Palazzo del Governo, anche nel corso del tavolo permanente apposito istituito, è stata presa in considerazione la possibilità di trasferire gli immigrati presenti presso la baraccopoli in altro sito da allestire con strutture temporanee per l’accoglienza. In tale ottica, concretamene perseguita, è stata avanzata l’ipotesi di utilizzare un’area alternativa a quella attualmente occupata e, al riguardo, si attendono le verifiche previste sull’individuazione di un sito idoneo.

A margine del Comitato, il prefetto Michele di Bari ha ricevuto una rappresentanza dei migranti della baraccopoli e della tendopoli illustrando le misure in atto per superare le problematicità della struttura di San Ferdinando. A seguito di un pacifico confronto la stessa rappresentanza ( cioè la rappresentanza della CGIL nde.) si è impegnata a sensibilizzare gli ospiti della baraccopoli ad una gestione più efficiente delle tende e dei servizi esistenti, nonché al trasferimento presso la costruenda struttura.

Tutto come già previsto da tempo, utilizzando lo stesso copione col quale nell’estate 2017 hanno costretto le persone a trasferirsi nella nuova tendopoli-prigione utilizzando il pretesto di un incendio. Autorità e sindacati vogliono smantellare definitivamente la vecchia tendopoli e costringere una parte delle persone che vi abitano a trasferirsi in un nuovo campo di lavoro controllato da costruire nella zona industriale di Gioia Tauro, dove verrebbero montati un centinaio di container. Niente case, come rivendicano da tempo i/le immigratx, ma sempre e solo nuovi ghetti.

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