Fonte: Campagne in lotta
IL GIORNO DOPO, AGGIORNAMENTI SULLO SGOMBERO “UMANITARIO”
San Ferdinando (RC): lo sgombero procede disorganizzato e arbitrario. Molte persone hanno atteso in fila fino a notte per poter entrare nelle nuove tende, ma essendo ormai stracolme sono stati cacciati tutti coloro che avevano il permesso di 6 mesi o la protezione internazionale. Altri, in assenza di alternative, sono tornati a dormire nelle baracche non ancora distrutte. Molte sono le persone in strada che non hanno un posto dove andare, mentre da ieri sera alla stazione di Rosarno la polizia fa salire la gente sui treni pur di allontanarla. Tra i pochi che sono stati caricati sugli autobus diretti verso i centri di accoglienza -secondo il prefetto 200 persone, in realtà poco più di 30 e tutti muniti di un agghiacciante numero identificativo- molti sono tornati indietro. Molti infatti non possono abbandonare la zona perché attendono di essere pagati dai datori di lavoro o perché stanno ancora lavorando.
In tutto questo le donne la cui sussistenza e il cui lavoro era spesso legato alla vita della tendopoli sono in una situazione ancora più precaria. Di loro, ancora una volta, non si parla.
C’è chi si sposta verso altri insediamenti nella Piana di Gioia Tauro, come Marotta, Rizziconi e Taurianova, o verso i ghetti di altri distretti agroindustriali. Risulta evidente che questo “atto di umanità e legalità” non fa altro che alimentare la proliferazione di nuovi ghetti, ma anche che allo Stato i ghetti vanno bene, a patto che siano sotto il suo controllo e altamente securizzati. Ciò che rimane della tendopoli attualmente sono un mucchio di macerie su cui sventolano le bandiere della CGIL, i cui rappresentanti sono stati cacciati via questa mattina dagli abitanti della tendopoli infuriati contro l’ipocrisia di sindacato e istituzioni.
TUTTI RIVENDICANO IL SUCCESSO DI QUESTA OPERAZIONE, NESSUNO VEDE LA VIOLENZA INSITA IN SGOMBERI, DEPORTAZIONI E SEGREGAZIONE?
Corrispondenza di Radio Onda d’Urto di oggi giovedì 7 marzo con un compagno che abitava nella tendopoli sgomberata.
SGOMBERO DELLA TENDOPOLI DI SAN FERDINANDO: QUELLO CHE NESSUNO DICE
Fonte: Campagne in lotta
Un’operazione di umanità, civiltà, solidarietà, per aiutare dei poveri ragazzi. É questa la narrazione che da giorni fanno dello sgombero della Tendopoli di San Ferdinando i professionisti dell’ipocrisia politica, dalla Caritas all’USB passando per la CGIL, senza dimenticare ovviamente il Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, e il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi. A parte il prefetto, si tratta degli stessi soggetti che animano il Comitato per il riutilizzo delle case sfitte nella Piana di Gioia Tauro, costituitosi qualche settimana fa. Pur con sfumature diverse, sono tutti d’accordo sul fatto che l’operazione militare di questa mattina andasse fatta. Chi come l’USB dice che si é esagerato con la presenza di militari (più numerosi degli abitanti del ghetto), si poteva fare meno, chi invece come il sindaco Tripodi difende la scelta per questioni di ordine pubblico. Sono comunque imprevedibili, questi africani, non sia mai che protestino.
Certo, sulla carta tutti sono altrettanto d’accordo sul fatto che bisognerebbe trovare soluzioni alternative alla tendopoli. Ma quando si tratta di agire nel concreto, ci si perde tra inutili passerelle e richieste del tutto prive di incisività e concretezza. E anzi, lo diciamo da tempo, si fa di tutto per spegnere qualsiasi scintilla di protesta. In fin dei conti, gli abitanti della tendopoli-baraccopoli sono appunto prima di tutto dei ‘ragazzi’, insomma dei soggetti da tutelare paternalisticamente, che non sono in grado di gestirsi in autonomia e vanno quindi inquadrati dagli uomini bianchi professionisti dell’umanitarismo e dell’accoglienza buona. É l’altra faccia della criminalizzazione dei migranti. E così, anche chi vorrebbe presentarsi come oppositore dell’attuale governo e del suo Ministro dell’Interno, finisce inevitabilmente per fare il suo gioco, lasciandogli la strada spianata con le ruspe. Oggi é andata in scena un’altra puntata di una campagna elettorale ormai permanente, sulla pelle di chi non può votare ed é impunemente sacrificabile. Il dibattito politico attualmente é polarizzato tra un becero cinismo razzista, classista e sessista, ed il suo solo apparente rovescio paternalista.
Ci sono molte cose che questi autoproclamatisi tutori dei poveri africani (interpellati dalle decine di giornalisti invitati ad assistere allo spettacolo e a farlo arrivare nelle case di milioni di italiani manco si trattasse del kolossal del secolo), al pari dei loro apparenti avversari, non dicono. In primis, non si tratta della prima volta che questa baraccopoli viene smantellata dalle ruspe– ci sono almeno due precedenti. Oltre allo smantellamento, nei primi mesi del 2013, della baraccopoli sorta intorno alla primissima tendopoli eretta nell’inverno del 2012 nella Zona Industriale di San Ferdinando, a poche decine di metri da quelle attuali, e al parziale sgombero dell’estate 2017. Gli esponenti del PD che oggi accusano Salvini di disumanità sembrano avere la memoria corta, visto che hanno fatto la stessa cosa in anni precedenti. Dopo questa giornata di propagande incrociate non cambierà nulla, lo sanno anche i sassi. Ci sono altri ghetti nella Piana, perché qui si riversa chi cerca lavoro ed é costretto ad accettare condizioni di ipersfruttamento. D’altronde, proprio ieri la Coldiretti esortava il Viminale ad aprire i porti (!) ed i flussi perché c’é urgente bisogno di manodopera nelle campagne italiane: il riscaldamento globale anticipa la stagione di raccolta, non c’é tempo da perdere e mancano le braccia.30000 per la precisione. Se poi quelle disponibili vengono brutalizzate a fini elettorali, se ne troveranno di nuove. E comunque sempre meglio avere un esercito di riserva per tenere a bada i salari e le richieste. Sempre ieri, un’operazione dei Carabinieri ha portato a cinque arresti proprio in provincia di Reggio Calabria per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, violenza sessuale, estorsione e istigazione alla corruzione: gli arrestati sfruttavano braccianti di diverse nazionalità pagandoli meno di un euro l’ora e pretendendo anche prestazioni sessuali dalle donne. Vedremo che cosa i rappresentanti dell’associazione di agricoltori si diranno oggi pomeriggio, nell’incontro organizzato proprio a Rosarno con i sindaci di due dei comuni più interessati dalla questione agrumicola nella Piana: Rosarno e San Ferdinando. Tempistiche disumanamente perfette, business is business.
Secondo: non ci stancheremo mai di ribadire che ci sono 5 palazzine praticamente pronte all’uso, costruite con fondi europei proprio per far fronte all’emergenza abitativa dei migranti nella Piana di Gioia Tauro. Stranamente, nessuno le menziona mai quando si batte il petto sulla necessità di trovare soluzioni reali, case per chi vive in baracca. Evidentemente sono terrorizzati all’idea di pestare i piedi al sindaco di Rosarno e ai suoi sodali, che vorrebbero le case ‘anche’ (leggi ‘prima’) per i rosarnesi poveri. Intanto le palazzine rimangono vuote e chi viveva in baracca oggi si deve accontentare di una tenda ipersorvegliata, di un nuovo ghetto o della strada. Alla favola dei centri d’accoglienza (da cui molti fuggono) non crede più nessuno.
Terzo: gli abitanti della tendopoli da anni denunciano aggressioni fisiche da parte di ignoti, che dalle loro automobili investono e bastonano i braccianti che tornano dal lavoro a piedi, in bicicletta o in motorino. Nella Piana di Gioia Tauro c’é un clima di terrore razziale che fa comodo a chi vuole che gli africani siano messi a tacere. Dove sono i paladini dell’antirazzismo? Perché nessuno denuncia pubblicamente questa situazione? Perché non cercare forme di protezione reale, non per dei ‘ragazzi’ indifesi ma per uomini e donne che subiscono ogni giorno forme di tortura?
Quando i riflettori si saranno spenti, tutto nella Piana tornerà come prima. Salvini forse avrà strappato qualche voto, altri si autocongratuleranno pensando di aver fatto il proprio dovere di antirazzisti perché come sempre hanno messo a tacere la voce dei diretti interessati. Noi continuiamo a dire che è necessario prendere una posizione netta ed agire di conseguenza. Chi non lo fa è complice. Sulle barricate, contro confini e sfruttamento, per case contratti e documenti per tutte e tutti.