Il 10 marzo prossimo saranno 20 anni di esistenza del lager per migranti di Vottem (Liegi). Ci sarà una manifestazione nazionale per chiedere la sua immediata chiusura insieme a tutti i centres fermés del Belgio.
Qui di seguito pubblichiamo la traduzione di una testimonianza da dentro il lager.
Uno dei nostri compagni, Diallo Ahmad Bailo, è stato arrestato il 25/12 nei pressi della Stazione Nord di Bruxelles e poi trasferito nel centre fermé di Vottem. Dal 11/02 ha cominciato a soffrire di dolori allo stomaco domandando di essere visitato da un dottore: come soluzione, il 15/02 è stato messo in isolamento accusato di essere un bugiardo (pur avendo fatto un’operazione allo stomaco nel mese di novembre).
In questa situazione di solitudine, mancanza di giustizia, maltrattamento personale e strutturale, malgrado gli allarmi che sono stati lanciati dal suo avvocato, nulla è cambiato. Allora ha Diallo ha deciso di condurre un’altra forma di lotta: lo sciopero della fame, che ha cominciato il 15 febbraio per attirare l’attenzione su questa amministrazione penitenziaria robotizzata (Vottem esiste da 20 anni), facente capo al governo belga, che se ne frega della sua persona. Un combattente instancabile, sempre presente per difendere la giustizia sociale, l’uguaglianza, la dignità, la libertà.
Non abbiamo più il diritto di reclamare i nostri diritti e di essere considerati come degli esseri umani. Dobbiamo continuare a subire e accettare questa ingiustizia che è la continuazione modernizzata della tratta negriera? Abbiamo subito tanto, è tempo di cambiare.
Trascrizione della testimonianza audio di Diallo Ahmad Bailo
“Il mio nome è Diallo Ahmad Bailo. Sono nel centre fermé (CPR) di Vottem, a Liège, dal 25 dicembre 2018. Io sto in Belgio dal 2014, senza documenti dal gennaio 2014. Poiché sono senza documenti, mi hanno soprannominato “illegale”.
Sono nato in Mauritania ma i miei genitori sono di origine guineana, di Guinée-Conakry. Ma io sono nato in Mauritania. Ho ricevuto ieri delle informazioni tramite il mio avvocato secondo cui l’Ufficio degli Stranieri voleva contattare l’Ambasciata della Guinea per espellermi lì. Tuttavia, io non conosco niente, quasi niente della Guinea. Io volevo essere espulso in Mauritania. Quanto alla mia salute: sono malato da tanto tempo. Ho fatto di tutto per non essere espulso ma mi rendo conto che non c’è altra soluzione. [Resto sempre senza mangiare] ma ho smesso di fare lo sciopero della fame, perché malato di fegato, non posso fare lo sciopero della fame per un periodo lungo. Poiché non mi hanno liberato, allora ho smesso di fare lo sciopero.
Qui, dentro al centre fermé, i servizi medici non sono affatto come fuori. Ti danno giusto del paracetamolo per il mal di testa. Solo questo, non ci sono servizi medici come quando sei libero, fuori.
All’interno io sono in isolamento da due settimane, sono solo nella mia camera. Esco 30 – 40 minuti al giorno, faccio una doccia al giorno. Ci sono tre pasti al giorno, c’è la televisione ma io sono in isolamento da due settimane….
Da due settimane non dormo. Soffro tanto di stress, faccio molti incubi.
C’è solo la sicurezza che viene ogni volta, non vedo altre persone. Non comunico con nessun altro. Ah, veramente chi lavora dentro non è affatto apertx, solo “buongiorno”, “buongiorno” ed è finita lì. Per me sono delle persone quasi razziste. Non parlano con nessuno, nemmeno “buongiorno”, altre dicono “buongiorno”, altre ancora vanno avanti come se non vedessero nulla (…) comunicazione interrotta.