Traduzione da: Getting the voice out
Una vera e propria caccia ai palestinesi è stata messa in atto da parte delle autorità belghe dall’inizio del 2019. Secondo le nostre informazioni, dallo scorso gennaio decine di Palestinesi sono stati arrestati e detenuti nei centres fermés (CPR).
La maggior parte di queste persone si trovavano in centri aperti e avevano presentato una domanda d’asilo.
L’ufficio degli stranieri (OE) li ha convocati e al momento del colloquio ha presentato un “annesso 26quater” (una decisione di rifiuto con ordine di lasciare il territorio). L’OE ha in seguito proceduto al loro arresto immediato e li ha detenuti nei centres fermés (CPR), in attesta di espulsione.
Molti di questi uomini non hanno accettato questa decisione e hanno cominciato uno sciopero della fame all’interno dei loro centri di detenzione
COMUNICATO STAMPA palestinesi.
Uno di essi è Hisham, che l’OE vuole rinviare in Spagna questo martedì (09/04/2019)
Hisham, palestinese, è arrivato in Belgio per presentare domanda d’asilo asilo. Per arrivare in Belgio, è naturalmente passato da altri paesi, tra cui la Spagna, dove sono state prese e registrate le sue impronte. Secondo la procedura di Dublino è la Spagna a essere la responsabile della sua domanda di asilo.
Hisham però non vuole tornare in Spagna. Ritiene che l’accoglienza in questo paese è difettosa e vuole restare in Belgio, dove ha già degli agganci.
Hisham lo ha detto chiaro e forte e, con tutti gli altri compagni palestinesi, ha cominciato lo sciopero della fame il 17/03/2019. Lo sciopero della fame è uno dei soli modi d’espressione possibile nei centres fermés (CPR).
Il centro tenta di fare tacere la lotta che ha cominciato Hisham, così lo hanno isolato e gli hanno ritirato il telefono. Non ha più alcun contatto con l’esterno.
L’Ufficio degli stranieri ha deciso di mantenere la sua posizione e ha organizzato un’espulsione con scorta questo martedì 09/04/2019. Hisham sarà al suo 27 giorno di sciopero della fame ed è molto debole.
Il Belgio non è obbligato a rispettare Dublino. Il Regolamento di Dublino non obbliga gli Stati membri a domandare allo Stato presumibilmente responsabile di “prendere a carico” i richiedenti asilo. Il Belgio può decidere di occuparsi di questa domanda d’asilo.
Sosteniamo Hisham e tutti coloro che sono sottoposti a questa procedura.
Per farlo vi invitiamo a inondare di mail, telefonate, fax i responsabili di questa decisione:
– la ministra Meggie DeBlock
Twitter: @Maggie_DeBlock
info.maggiedeblock@minsoc.fed.be
0032 2 528 69 00
https://www.instagram.com/maggiedeblock/
– Monsieur Roosemont, Directeur de l’Office des Etrangers
Bur_Presse@dofi.fgov.be
Tel 0032 2 793 80 31 – 02 79380 30 (FR), Fax 02 274 66 40
Qui di seguito un testo da allegare alla mail:
#FREEHISHAM
#NONAUXCENTRESFERMÉS
Madame la Ministre,
je tiens à vous transmettre une information essentielle à mes valeurs,
en effet un homme, palestinien en grève de la faim depuis 25 jours a été
informé qu’il serait expulsé! Fit to fly???
Hicham, Palestinien, est arrivé en Belgique pour demander l’asile. Pour
arriver en Belgique, il est passé par d’autres pays européens, dont
l’Espagne où ses empreintes ont été enregistrées. Selon la procédure
Dublin l’Espagne serait responsable de sa demande d’asile. Cependant
comme vous le savez, ceci n’est pas contraignant pour la Belgique.
Hicham ne veut pas retourner en Espagne où l’accueil des demandeurs
d’asile est catastrophique et veut rester en Belgique où il a des
attaches durables. Il le dit haut et fort et a, avec ses compatriotes
entamé une grève de la faim le 17/03/2019. La grève de la faim est un
des seuls modes d’expression possibles dans les centres fermés.
Une expulsion de force avec escorte est prévue ce mardi 09/04/2019.
Hicham sera à son 27ème jour de grève de la faim et extrêmement affaibli!
Je vous prie par le présent courriel d’exercer les pouvoirs qui sont les
vôtres pour empêcher un tel traitement inhumain.
Puis-je vous rappeler que la Cour européenne des droits de l’homme a
reconnu, le 7 juillet 1989 (Soering C. Royaume-Uni), que cette
disposition interdit l’extradition vers un pays étranger d’une personne
si celle-ci est susceptible d’y être victime de torture.
Dans l’espoir que vous prendrez les mesure nécessaires je me permets ici
de rappeler le serment que vous avez prêté :
” Je veillerai à ce que des convictions politiques ou philosophiques,
des considérations de classe sociale, de race, d’ethnie, de nation, de
langue, de genre, de préférence sexuelle, d’âge, de maladie ou de
handicap n’influencent pas mon attitude envers mes patients. Je
respecterai la vie et la dignité humaine.”