Egitto – Morte per negligenza medica in carcere, misure cautelari e repressione

Il 17 giugno scorso, l’ex presidente Muhammad Morsi è morto di infarto mentre assisteva all’ennesimo processo che lo vedeva imputato. Morsi era malato da tempo, in isolamento da anni, molto di rado riusciva a ricevere qualche visita. Nelle sue stesse condizioni ci sono migliaia e migliaia di detenutx politicx e comuni. I rapporti di El-Nadeem Center da anni segnalano decine di casi di persone che ogni mese da anni muoiono per negligenza medica dietro le sbarre del regime amico di Italia e Unione Europea.

Così ieri (19 giugno) le famiglie delle persone rinchiuse nel carcere di Borg al-Arab prima di andare ai colloqui hanno chiamato la direzione carceraria per accertarsi di poter entrare, tuttavia una volta sul posto si sono viste rifiutata l’autorizzazione a visitare i detenuti politici.

Alaa Abdel Fattah, dopo aver scontato 5 anni di carcere si ritrova a doversi consegnare ogni giorno per 5 anni, al commissariato di appartenenza, per passare 12 ore della sua giornata (dalle 18:00 p.m alle 06:00 a.m) rinchiuso in una stanza in isolamento, dormendo per terra, totalmente isolato dal resto del mondo.

Alaa scrive: “La settimana scorsa, con il caldo, sono aumentati gli insetti nel buco in cui passo 12 ore al giorno, in particolare gli scarafaggi. Dormo per terra, mi sveglio di soprassalto almeno sei volte tutte le notti con uno scarafaggio che cammina sopra di me. Così, inizio ad accendere la luce per cercare lo scarafaggio, lo uccido e lo butto nella spazzatura. Poi, cerco di prendere di nuovo sonno, anche se son sicuro che dopo un’oretta mi sveglierò con un altro scarafaggio addosso”.

Alaa non è l’unico ad essere sottoposto a questa misura cautelare, sono infatti moltissime le persone sottoposte a questo tipo di misura.

Come lui anche il fotoreporter Shawkan, dopo aver scontato 5 anni di carcere preventivo, è sottoposto a questo tipo di misura.

Prima veniva applicata a detenuti comuni, ultimamente è sempre più spesso applicata anche a detenuti politici.

La semilibertà è uno strumento di repressione e tortura che spezza la giornata di chi la subisce.

Questo tipo di sorveglianza fa riferimento a una legge emanata nel 1883.

Nel frattempo, la morsa repressiva del regime continua, tra gli ultimi arresti c’è Amr Nuhan, un avvocato di Alessandria, che aveva scontato la pena di tre anni che è stato nuovamente arrestato, sottoposto a sparizione forzata, mentre conduceva il suo lavoro in uno dei commissariati di Alessandria.

È stato ritrovato nella procura della sicurezza nazionale, e ora ha un processo e si trova in detenzione amministrativa, che può durare anni.

In questo stesso processo, anche l’avvocato e compagno Haitham Mohamadein, arrestato almeno 3 volte quest’anno e sottoposto all’obbligo di firma, pena che stava scontando prima di essere di nuovo detenuto.

Nello stesso processo è stato prelevato e sottoposto a sparizione forzata, Mustafa Maher, fratello di Ahmed Maher, che dopo il carcere si ritrova a scontare la misura cautelare di semilibertà.

Abir Sufty, dopo aver scontato la pena in carcere, si ritrova dentro di nuovo, per essersi ribellata, durante un posto di blocco, che obbligava le persone ad andare a votare al referendum costituzionale che ha allungato il periodo del dittatore al potere fino al 2030.

In tutto questo il regime continua a demolire e scacciare senza preavviso e senza offrire soluzioni alternative gli/le abitanti di alcune aree preda di progetti di speculazione edilizia: l’isola del Waraq al Cairo, un quartiere di Luxor, diverse abitazioni del lungomare di Alessandria. Gli abitanti continuano a resistere, ma lo Stato che da anni segue la linea dura, non esita a sparare sulle persone.

Del resto è quello che dal 2013 il regime fa nel Nord Sinai dove la guerra civile contro gruppi islamisti insorti non cessa di mietere vittime civili e militari.

Abbasso il regime dei militari.

Libertà per tutte e tutti dalle gabbie del regime.

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