Traduzione da : Are You Syrious
Il 18 giugno le 75 persone a bordo della nave Maridive 601 (32 delle quali minorenni o bambini non accompagnati) sono potute sbarcare, dopo aver trascorso 18 giorni bloccate al largo del porto di Zarzis. Lo sbarco è stato permesso solo dopo che tutte le persone all’interno erano stata costrette ad accettare di essere deportate nei loro paesi d’origine (Egitto, Bangladesh, Marocco e Sudan), dai quali erano fuggite, il tutto con la complicità dell’UNHCR, il cui inviato speciale per la situazione nel Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel, si è schierato a favore della decisione delle autorità tunisine e ha affermato che l’aspettativa di chi era rimasto a bordo della nave, per poter cercare protezione in Tunisia, era “irrealistica”. Tre giorni dopo, il 21 giugno, le prime 17 persone sono state deportate in Bangladesh.
La scorsa settimana, il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale per i Rifugiati, un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo ha tenuto una protesta pacifica davanti al centro di accoglienza dell’UNHCR a Medenine, dove vivono, per reclamare il ricollocamento in un paese europeo.
La manifestazione è stata accolta con una brutale repressione da parte della polizia tunisina, che ha sparato colpi di avvertimento in aria e gas lacrimogeni. Un totale di 30 persone sono state arrestate e, secondo quanto riferito, sono state picchiate nella stazione di polizia. Due giornalisti che stavano coprendo l’evento sono stati attaccati dalla polizia. La violenza della polizia è stata denunciata dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES).
Secondo quanto riferito, l’UNHCR ha pubblicato un comunicato stampa, incolpando i rifugiati per le proteste.
Un certo numero di persone sono ancora in detenzione, mentre i loro amici insistono sul fatto che “non hanno fatto nulla di male, non hanno agito in nessun modo ‘aggressivo’ e sono state vittime di percosse violente alla stazione di polizia”. Una persona è rimasta incosciente per diverse ore prima di essere rilasciata.