Dopo le proteste del 20 settembre 2019, in tutto l’Egitto le persone arrestate sono state più di 4.300. Di più di 50 persone non si ha più notizia.
Gli arresti sono stati arbitrari e hanno coinvolto donne, minori, giovanissime e giovanissimi, intere famiglie e uomini. Associazioni per i diritti umani denunciano il sistema di abusi e violenze sessuali nelle carcere e nei posti di polizia ai danni di prigionieri e prigioniere.
Oltre a questi arresti arbitrari, la morsa repressiva non si è fermata. Come avviene oramai quotidianamente dal 2013 sono continuati i prelevamenti forzati dalle case e gli arresti per strada mirati nei confronti di compagne e compagni.
Mahienour al-Masry, una compagna avvocata è stata sequestrata davanti la procura dei servizi, dove stava presenziando un’udienza di rinnovo del carcere preventivo per un avvocato di Alessandria. All’uscita dalla procura è stata sequestrata da uomini in borghese e trasportata a forza su un microbus, ma ha avuto la prontezza di urlare che la stavano arrestando. Mahienour ora si trova nel carcere di al-Qanater in attesa di processo dal 22 settembre.
Alaa Abdel Fattah, un compagno che da sei mesi aveva finito di scontare la pena detentiva di 5 anni di carcere per manifestazione non autorizzata, era sottoposto alla misura cautelare di semilibertà che prevede 12 ore al giorno da passare nel commissariato di appartenenza. Questa misura viene applicata ultimamente a moltissime compagne e compagni sotto processi politici. Alaa doveva uscire come tutte le mattine alle 6 dal chiosco del commissariato, dopo aver passato 12 ore in isolamento. Quel giorno, il 29 settembre, Alaa non è uscito e la famiglia allertata ha subito capito che era stato nuovamente arrestato, vista la tensione e gli arresti continui che stavano avvenendo dal 20 settembre. Alaa si trova ora nel carcere di massima sicurezza Torah 2, in isolamento, senza ora d’aria e in condizioni brutali. Le guardie come benvenuto lo hanno bendato e torturato, inoltre è stato minacciato che non sarebbe uscito vivo da quelle maledette mura. Alaa nonostante le minacce ha denunciato i soprusi e le torture subite durante l’udienza di rinnovo del processo aperto apposta per lui.
Oltre a Alaa anche Mohamed Baker, uno degli avvocati che seguiva il suo caso, è stato arrestato durante l’udienza del rinnovo e aggiunto allo stesso processo. Anche Baker ha subito lo stesso brutale trattamento ed è rinchiuso nello stesso carcere di massima sicurezza che vorrebbe tutte le persone rivoluzionarie morte.
Esraa Abdel Fattah, una compagna, blogger e giornalista è stata arrestata il 12 ottobre, dalla strada, è stata seguita da una macchina, obbligata a lasciare la sua e a salire con uomini in borghese. Esraa durante l’udienza di rinnovo ha denunciato le torture subite, durate per 24 ore. All’inizio volevano che aprisse il telefono, al suo rifiuto è stata legata, picchiata da un gruppo di guardie con calci, soffocata mentre la guardia di turno le intimava di aprirlo per non essere fatta fuori. Sotto tortura è stata obbligata ad aprire il suo telefono. Esraa con grande coraggio ha denunciato tutto e ora è al suo 19° giorno di sciopero della fame. Chiede che gli aguzzini vengano processati e protesta per le pessime condizioni di detenzione in cui si trova nel carcere femminile di al-Qanater al Cairo. Esraa è determinata a continuare lo sciopero della fame affinchè nessuna donna venga più torturata.
I prelevamenti forzati dalle case continuano, le sparizioni forzate dopo gli arresti sono ormai la prassi, le violazioni e le torture sono pratiche comuni con cui cercano di annientare chiunque ancora alzi la testa e si ribelli. Negli ultimi giorni stanno rilasciando molte delle persone arrestate arbitrariamente.
Solidarietà a Esraa che sta resistendo alle loro minacce mettendo in pericolo la sua stessa vita.
Solidarietà a tutte le compagne e i compagni che si trovano nelle carceri del regime.
Libertà per tutte e tutti.