Sono di pochi giorni fa le dichiarazioni della ministra degli interni Luciana Lamorgese “Non siamo di fronte ad alcuna invasione… basti pensare che nel 2019 gli arrivi sono stati circa 9.600 rispetto ai 22 mila di tutto il 2018” che poi continuano con la soddisfazione del ministro per l’aumento del numero dei rimpatri termine al quale noi preferiamo deportazioni perché restituisce la vera natura di queste pratiche infami: «a ottobre sono sbarcati sul territorio italiano 379 tunisini e siamo riusciti a rimpatriarne 243, di cui 138 sbarcati nello stesso mese. In questo modo la percentuale dei rimpatriati rispetto agli sbarcati è di oltre il 60%».
Tra le persone più colpite dalle deportazioni ci sono sicuramente quelle che provengono dalla Tunisia come testimoniano le note del viminale; la cronaca di questi giorni ci restituisce la drammatica condizione delle persone tunisine colpite da questi provvedimenti.
Ieri ad esempio è stato imbarcato su un aereo per Tunisi e deportato su iniziativa della questura di Reggio Emilia un 34enne tunisino che era in Italia dal 2002. L’uomo che in passato aveva già ignorato alcuni decreti di espulsione a suo carico era stato arrestato il 21 giugno del 2018 ed era stato tradotto nel carcere di Reggio con una condanna a due anni; il 27 settembre scorso è stato raggiunto anche da una sentenza del Magistrato di Sorveglianza di Reggio che ne ha disposto l’espulsione come sanzione alternativa alla pena. Il lasciapassare dal consolato tunisino di Genova è arrivato il 29 ottobre e come detto è stato deportato ieri.
Ad Ancona invece un uomo di origine tunisina di 34 anni recluso nel carcere di Montacuto, e in sciopero della fame dal 2 novembre, si è cucito labbra e palpebre e ha poi ingoiato delle pile per protestare contro il decreto di espulsione che prevede la sua deportazione ad aprile 2020, una volta terminata la pena. Portato in ospedale per espellere le pile ha rifiutato l’intervento dei medici che avrebbero voluto tagliare i fili da cucito con l’intenzione di continuare la sua protesta e lo sciopero della fame. Come cita un articolo che racconta la sua storia “Non vuole tornare in Tunisia dove non avrebbe più parenti e nemmeno una casa”.
Queste sono solo le ultime due deportazioni di cui si ha notizia ma anche nel mese di ottobre si segnalano la deportazione in Tunisia, da parte degli agenti dell’ufficio immigrazione della Questura di Siracusa, di un 33enne detenuto dal 2015 nella casa di reclusione di Brucoli e quella di un 30enne prelevato alle prime luci dell’alba del 17 ottobre dalla sua abitazione di San Benedetto del Tronto dalla Digos di Ascoli Piceno e dai carabinieri del ROS in quanto “sospettato di avere posizioni radicali di impronta jihadista”. L’uomo è stato accompagnato all’aeroporto di Fiumicino da dove è partito alla volta di Tunisi, scortato dagli sbirri.
Da segnalare infine che sempre ad ottobre abbiamo assistito ad un caso di respingimento immediato a Livorno dove 4 persone di origine tunisina appena sbarcate da una nave sono state fermate dai finanzieri e trovate senza documenti, nelle vicinanze del varco doganale Galvani, dentro il porto. Sono quindi state respinte dalla Polmare che li ha affidati al comandante della nave con cui erano da poco sbarcati, affinché li riportasse indietro.