Lo stato ha ucciso ancora nel lager di Gradisca d’Isonzo.
Le persone recluse, che dall’apertura del nuovo CPR ogni giorno lottano per riconquistare la libertà, sono riuscite coraggiosamente a informare l’esterno di questa morte, raccontando con le loro voci e mostrando un video quanto avvenuto.
Oggi domenica 19 gennaio alle 14.30 si terrà un presidio solidale davanti al CPR.
Di seguito riportiamo le testimonianze audio e video raccolte dall’Assemblea No CPR e No Frontiere FVG.
TRASCRIZIONE
“Suo telefono si è perso, lui non ricordava dove ha lasciato. Da li hanno cominciato a picchiarlo, loro volevano mandare tuta gente dentro le camera, lui insisteva nella ricerca del suo telefono, da li hanno cominciato a picchiare con il manganello aveva tutto il corpo rosso proprio di lividi.
Ecco da lì li hanno portato nel corridoio, quando arriva vicino al suo modulo per rientrare lui non voleva perché era un ragazzo basso e robusto: aveva la forza. Da li lui ha di uno della guardia di finanza e non voleva e hanno cominciato a picchiarlo di nuovo gli hanno buttato dentro e lui con la rabbia ha preso un pezzo di ferro ha tagliato un po’ allo stomaco, non lo hanno portato all’ospedale, domani mattina quando lui sveglia ha cominciato a fare di nuovo casino perché sentiva male al corpo per quel manganello che le ha presa tutte quella sera li.
Poi mattina le ferite le faceva male si da li sono entrati e hanno picchiato di nuovo di nuovo di nuovo dopo venuto direttore e portato in infermeria dopo neanche venti minuti ed è tornato ed è rimasto con noi un attimo e poi è andato a dormire poi quando ha svegliato si il giorno dopo mattina sono venuti e hanno detto per dire oggi deve partire in bus per andare via, lui prese tutte sue cose ed è andato via con lui tutta la giornata, la sera verso 8 lo hanno portato hanno detto che non ha voluto andare perché aveva tanti brividi e hanno avuto paura di mandarlo in quel modo li al paese suo sarebbe un casino lì , nessuno avrebbe accettato avrebbe voluto capire cosa era successo: lo hanno portato indietro.
Rimasto per due giorni e lui sentiva male e chiavava “aiuto aiuto!” perché usciva sangue può darsi qualche vetri rimasto dentro lo stomaco non sappiamo , da li lui ha cominciato di nuovo a spaccare degli specchi davanti a loro, e lì ci stava un altro ragazzo da dietro, e la polizia hanno detto a quel ragazzo dietro di buttare un pezzo di ferro fuori, e quando lui si è girato ha visto che l’altro ragazzo stava buttando fuori i vetri che lui usava a spaccare e lì ha cominciato a litigare con lui. Da lì che la polizia hanno aperto la porta e sono entrati dentro. Quando sono entrati dentro hanno aperto la porta. lo hanno messo in mezzo, quanti erano.. 8 lui in mezzo circondato da 8 poliziotti. D’improvviso quando lo hanno attaccato al muro uno di loro gli è saltato addosso di forza e lui da lì la testa gli è caduta e ha sbattuto al muro (la testa è caduta ed ha battuto il muro) un muretto quello che ci sediamo s,. tipo una scaletta.
Noi posso testimoniare ovunque dovunque perché era uno di noi. Da li uno dei poliziotti ha messo i piedi al collo piedi sul collo un altro alla schiena da li lo hanno ammanettato e lo hanno portato via, circondato da loro. Noi non riuscivo a vedere bene da che parte il sangue usciva da li lo hanno portato via e fino ad oggi non lo hanno portato più indietro, abbiamo cercato di chiedere delle botte lui ci ha denuncia , “lui è stato denunciato” , “domani lo mandiamo al tribunale” , non lo so “andrà in galera” sono queste delle cose che loro dicevano a noi. Oggi all’improvviso uno di noi è andato in infermeria da lì stavano parlando e non lo hanno accorto di quello che li stava dietro e hanno detto che il ragazzo è morto questo qua è venuto da noi e ha detto che “il ragazzo è morto”. Noi abbiamo cominciato a chiamare loro per avere più informazioni nessuno è venuto da noi fino ad adesso a dire niente noi abbiamo chiamato poi al paese suo, a sua moglie.
ahh avete parlato con sua moglie
Eh si si perché ci abbiamo email e numero di sua moglie, perché lui ce le aveva lasciate se volete possiamo parlare con il ragazzo vi da numero di sua moglie e parlate con famiglia sua.
Avete più.. la famiglia sua sta chiamando qua e nessuno risponde. Hanno chiamato il 118 di Gorizia e nessuno risponde.
Volete mandarci il numero della sua famiglia?
Se volete certo qua non c’è una cosa da nascondere.. qua c’è una cosa da salvare.
Perché c’è un corpo umano che è dentro un frigorifero adesso eh.
Oggi è toccato a lui, domani non sappiamo chi sarà.
Siete riusciti a sentire un avvocato voi? Avete parlato con un avvocato?
Qui dici avvocato? Sono tutti cadaveri qui! L’avvocato qui…non… Qui loro ci hanno dato l’elenco degli avvocati. Noi quando quando chiamiamo gli avvocati, appena gli dici che sei in questo centro, dice “un attimo sto guidando dopo ti chiamo” e non ti chiama più. Tu chiami e non rispondono. Siamo Abbandonati a noi stessi.
Ma aspetta, ma la sua famiglia lo sa già adesso? La sua moglie?
Adesso abbiamo li abbiamo avvisati, li abbiamo chiamati. Adesso la sua moglie sa già. Sta aspettando da tre anni la dentro.. e anche se parli di.. è un dolore comunque. E adesso stanno qua le le…Le polizie stanno qui davanti a noi. Davanti a noi. Adesso stanno aspettando per chiudere fuori perché hanno saputo che stiamo parlando con voi. Qui davanti a noi. E ci menano anche a noi! Poi..su di noi, che cosa dobbiamo fare o voi cosa potete fare per noi? Siamo dimenticati da Dio! Qui dentro per sapere di lui,loro non ci hanno detto niente a noi, siamo riusciti a saperlo così, grazie a dio. Ma perché? Sono degli assassini.
Veramente. È disumano, è disumano. Veramente. Se c’è qualcosa da fare son delle domande, un esempio è questo, vedi un uomo andarsene dalla vita per niente. Per niente. Aveva già accettato di essere estradato al paese suo. Non sono riusciti a mandarlo, lo hanno ammazzato e lo mandano morto adesso. E se lo manderanno perché non vogliono manco rispondere alla famiglia di là. Che voglio dire. Così noi vogliamo sapere di più da voi su cosa possiamo fare, anche con gli altri ragazzi.
Noi non lo sappiamo.. però noi possiamo cercare di fare di tutto perché la storia che ci avete raccontato venga detta fuori. Perché fuori raccontano che voi vi siete picchiati tra di voi. Sui giornali c’è scritto che vi siete picchiati tra di voi detenuti e che lui è morto per questo.
No, non è vero. Non è vero. Non è vero perché loro invece ci fanno uscire per esempio ci fanno uscire da soli e ci picchiano in cortile e ci portano dove vogliono loro, finché guarisci e siccome lui era grave, molto grave è morto e loro stanno cercando qualche scusa per farla franca.”