“Un anno dopo l’episodio della bandiera arcobaleno: il regime arresta, gli islamici applaudono”. Riposa in pace Sarah.

Due giorni fa è giunta la notizia della morte per suicidio della compagna Sarah el-Hegazy. Era stata arrestata nell’ottobre del 2017 insieme a 57 altre persone per aver sventolato la bandiera arcobaleno al concerto della band libanese Mashru’ Leila.
Dopo l’arresto è stata interrogata dalla sicurezza di stato, poi arrestata con l’accusa di incitare comportamenti immorali, infine torturata e seviziata dalle guardie in carcere. Uscita dopo un anno, additata e discriminata dalla società, colpevolizzata e accusata dagli islamisti e dagli uomini di religione, con la paura di finire di nuovo in carcere, come succede abitualmente nell’Egitto dei militari, decide di chiedere l’asilo in Canada dove continua a lottare per i diritti delle persone LGBTQI+.
Un saluto e un abbraccio immenso a chi come lei ha lottato fino all’ultimo.

Pubblichiamo la traduzione di una parte di un articolo che aveva scritto sul giornale Mada Masr il 24 settembre 2018, un anno dopo il suo arresto. L’articolo è titolato: Un anno dopo l’episodio “rainbow”: il regime arresta, gli islamici applaudono.

“Portala lì, dal basha

Lo Stato, e in particolare il regime che governa, salafita per capriccio; mentre mi arrestava da casa mia davanti alla mia famiglia, l’ufficiale mi ha interrogato sulla mia religione, sui motivi per cui ho tolto il velo e se fossi vergine o no!

Poi, nell’auto che mi ha portato in un posto che non sapevo cosa fosse, l’ufficiale mi ha bendato gli occhi, ho sceso le scale, non sapevo dove mi portavano. Ho sentito solo la voce di un uomo: “Portala lì, dal basha” in mezzo all’odore sporco del luogo e le voci delle persone che gridano di dolore. Mi hanno fatto sedere, con le mani legate e un bavaglio sulla bocca. Non ne conoscevo lo scopo, non vedevo nessuno e nessuno mi parlava, poco tempo prima che il mio corpo sentisse un brivido. Poi ho perso conoscenza per un po’, ma non saprei dire per quanto tempo.

Era stata una scarica elettrica. Sono stata torturata con l’elettricità! Hanno minacciato di fare del male a mia madre se lo avessi detto a qualcuno, mia madre che è morta dopo la mia partenza.

Non solo il regime mi ha torturata, ma gli uomini del distretto di polizia di Sayyeda Zainab (un quartiere del Cairo N.d.T) hanno incitato le donne del posto a molestarmi sessualmente e verbalmente.

Ma le torture non si sono limitate solo a questo. Ci sono state altre torture psicologiche contro di me, nel carcere di al-Qanater e nella cella d’isolamento dove sono rimasta per giorni e giorni, prima di trasferirmi in un reparto dove mi è stato impedito di parlare con le due donne in cella con me.

Mi è stato impedito di muovermi alla luce del sole per tutta la durata della mia prigionia, fino a quando ha perso la capacità di comunicare con gli occhi con le altre persone.

L’investigatore mi ha chiesto: l’omosessualità è una malattia?

L’indagine, che si è svolta all’interno del quartier generale della Procura di sicurezza dello Stato, è stata un modello di stupidità e apparente ignoranza; l’investigatore mi ha chiesto di dimostrare che l’Organizzazione mondiale della sanità non considera l’omosessualità una malattia. In effetti, l’avvocato Mustafa Fouad ha contattato l’OMS per presentare un documento ufficiale che certificasse che l’omosessualità non è una malattia. Così l’avvocato Hoda Nasrallah ha contattato le Nazioni Unite per avere un altro documento per dimostrare che il rispetto della libertà di orientamento sessuale è un diritto umano.

Di tutto questo abbiamo discusso io e Ahmad Alaa nella Procura della Sicurezza dello Stato.

Le domande dell’investigatore erano davvero stupide. Paragonava il comunismo all’omosessualità, e con tono derisorio mi chiese perché le persone omosessuali si astenessero dal fare sesso con animali e bambini.

Naturalmente non sapeva che il sesso con i bambini è un crimine chiamato “pedofilia” e che il sesso con gli animali è un altro crimine chiamato “zoofilia”.

Non c’è da stupirsi del suo pensiero limitato. Del resto lui vede al-Shaarawi (celebre predicatore star della tv all’epoca di Mubarak di cui fu ministro N.d.T.) come un grande predicatore e Mustafa Mahmoud un grande scienziato (un sedicente scienziato star dell’epoca di Moubarak celebre per aver tentato di dimostrare che tante scoperte scientifiche erano già scritte nella religione islamica N.d.T), crede che il mondo cospiri contro di noi e che l’omosessualità sia una religione che predichiamo. Le basi della sua cultura non sono poi così diverse dai genitori, dagli uomini di religione, dalle scuole e dai media.

Oltre l’angoscia.

E’ una cosa frustrante; ho cominciato ad aver paura di tutti. Anche dopo il mio rilascio ho continuato ad aver paura di tutti, della famiglia, degli amici e della strada mi perseguitavano. La paura è rimasta padrona della situazione.

Ho sofferto di grave depressione, disturbo post-stress, tensione, ansia e attacchi di panico. L’elettroshock mi ha portato problemi di memoria. Prima di essere costretta a viaggiare avevo paura che mi arrestassero di nuovo. In esilio ho perso la mia mamma. Mi hanno fatto di nuovo l’elettroshock a Toronto, ho provato due volte a suicidarmi, balbettavo e evitavo di parlare della prigionia, non riuscivo a uscire dalla stanza, la memoria peggiorava e evitavo di apparire in assembramenti e in pubblico a causa della perdita di concentrazione, della sensazione di smarrimento e del desiderio di silenzio. Tutto questo mentre avevo la sensazione di perdere la speranza nell’efficacia del trattamento e della guarigione.

Questo è ciò che ho guadagnato dalla violenza dello stato, con la benedizione di tutte “le persone religiose per natura”.

Applausi del branco

Non c’è alcuna differenza tra il salafita terrorista con una barba arruffata che vuole ucciderti, perché è in una posizione più alta presso il suo Signore, e per questo autorizzato a uccidere chiunque non assomigli a lui, e un uomo senza barba, che veste con abiti eleganti, ha un telefono moderno e un’auto di lusso, che fa torturare, incita e imprigiona perché ha una posizione più alta presso il suo Signore e tortura coloro che non somigliano al branco e lo fa arrestare.

Chiunque differisca dal branco, chiunque non sia un maschio sunnita eterosessuale e un sostenitore del sistema, lui o lei, fa parte dei morti, degli oppressi e degli emarginati.

Il branco ha applaudito il regime al momento del mio arresto con Ahmed Alaa, il giovane che ha perso tutto per aver alzato la bandiera arcobaleno!

Fratelli musulmani e salafiti alla fine sono d’accordo con il regime al potere contro di noi. Hanno acconsentito alla violenza, all’odio, al razzismo e alla persecuzione.

Questo è il motivo per cui non sono diversi l’uno dall’altro, poiché sono due facce della stessa medaglia.

Non ho dimenticato i miei nemici
Non abbiamo visto aiuto se non dalla società civile, che ha adempiuto al suo dovere nel migliore dei modi possibili, nonostante le restrizioni dello Stato

Non dimenticherò il personale della difesa: Mostafa Fouad, Hoda Nasrallah, Amr Mohamed, Ahmed Othman, Doaa Mostafa, Ramadan Mohamed, Hazem Salah El Din, Mostafa Mahmoud, Hanafi Mohamed e altrix.
Non è possibile descrivere lo sforzo di queste persone con delle parole su carta, ma io ho solo queste.
Pertanto, chiedo scusa agli avvocati e alla società civile per la mia incapacità di esprimere la mia gratitudine se non in parole di ringraziamento.

Un anno dopo il concerto del gruppo Mashuru’ Laila, un anno dopo che i musicisti furono banditi dal tornare in Egitto, un anno dopo il più grande attacco della sicurezza di Stato contro le persone omosessuali, un anno dopo aver annunciato la mia differenza, “Sì, sono omosessuale” non ho dimenticato i miei nemici.

Non ho dimenticato l’ingiustizia che ha lasciato una macchia nera incisa nell’anima che continua a sanguinare, una macchia che i medici non possono cancellare”.

Riposa in pace Sarah,
che il presidente al-Sisi, il suo regime e tutti coloro che lo sostengono possano crepare, in primis lo stato italiano che continua a vendere armi al regime assassino.

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