riceviamo e pubblichiamo da Punto di Rottura
Milano si sveglia con una nuova prigione
Come ogni luce ha la sua ombra, così lo scintillio delle metropoli ha il suo volto oscuro.
Il capitalismo è guerra dove si estraggono petrolio, oro, nichel e diamanti ed è siccità nei luoghi più torridi del mondo. Per non vivere nel terrore e nella carestia molte persone si mettono in viaggio verso l’Europa. Spesso attraversano un deserto e il mare. Durante il viaggio non si contano i pestaggi, gli stupri, i rapimenti, le torture e le morti. Le persone sopravvissute al viaggio, giunte in Europa vengono forzate all’identificazione e bloccate alle frontiere verso il nord. Alcune trovano la morte sui sentieri per il confine.
In Italia le persone migranti, ricattabili e senza documenti lavorano in nero, ai margini della legalità e senza tutele. Alcuni, si ribellano. Lo stato teme le rivolte e premia la sottomissione. Promette i documenti a chi lavora a testa bassa e costringe al terrore tutti. Chi vive senza documenti teme e odia la retata, il fermo, il controllo sul treno e ogni divisa.
Il CPR, centro di permanenza per il rimpatrio è il cuore di questo dispositivo. I CPR servono a ricordare che in qualunque momento si può essere prelevati dal territorio, rinchiusi e deportati.
A Milano ha aperto un CPR in via Corelli, dove un tempo c’era il Centro di Identificazione ed Espulsione. Il CIE di via Corelli è stato reso inutilizzabile dai detenuti che, organizzati, hanno dato fuoco alla struttura.
A partire da quando sono stati aperti, nel 1998 con il nome di CPT, le rivolte esplose all’interno non si sono mai fermate fino a rendere inagibili e a chiudere i CIE di Modena, Bologna, Brindisi, Gradisca, Crotone, Catanzaro e Trapani, altrove ne hanno ridotto i posti disponibili.
Dentro al CPR di via Corelli non mancheranno certo le rivolte e noi saremo con loro. Continueremo a lottare come in passato per la chiusura di questi campi d’internamento.
Solidarietà ai reclusi
perché i CPR brucino ancora.
Punto di rottura