fonte: No CPR Torino
In settimana un gruppo di solidali si è avvicinato alle mura del CPR di corso Brunelleschi per dare sostegno ai reclusi con un rumoroso saluto. Per alcuni minuti cori, slogan e fumogeni hanno riscaldato i rivoltosi all’interno che da subito hanno risposto calorosamente con urla e battiture dimostrando quanto sia forte la volontà di fare uscire la loro voce fuori da quelle infami mura.
Ieri siamo riusciti a sentire al telefono quattro ragazzi all’interno del CPR.
Ci hanno raccontato che continua il divieto di poter utilizzare il proprio cellulare e l’unico modo per comunicare con l’esterno rimane quello di utilizzare le schede telefoniche che vengono acquistate a loro spese direttamente dall’ente gestore (la multinazionale francese Gepsa, specializzata nel fare profitto con i luoghi detentivi).
La cabina telefonica presente in ogni aerea del centro continua ad essere disattivata per le chiamate in entrata.
La situazione dei pasti è sempre ignobile. Molti reclusi sono costretti a nutrirsi solo di latte in polvere annacquato e biscotti per diverse settimane in quanto il cibo fornito due volte al giorno è spesso marcio e maleodorante.
Dopo mangiato molti si addormentano entrando in uno stato di catalessi dovuto ai soliti medicinali che vengono aggiunti agli alimenti. La scorsa settimana alcuni reclusi dell’area VERDE hanno protestato durante la consegna del cibo e per tutta risposta sono stati picchiati e insultati dalle guardie.
L’assistenza sanitaria all’interno del CPR continua ad essere assente. Le condizioni igieniche sono pessime, le unità abitative non vengono mai pulite o disinfettate. Viene ignorata dal punto di vista medico ogni forma di disabilità, come ci ha raccontato un signore marocchino con un problema alle articolazioni inferiori che più di un mese fa è stato scaricato come un pacco all’interno dell’area ROSSA e da allora abbandonato senza una sedia a rotelle e senza una stampella. Può andare in bagno solo grazie all’aiuto de suoi compagni di stanza che gli hanno costruito un supporto di polisterolo.
Secondo una stima dei reclusi ci sarebbero più di cento persone all’interno del CPR.
Al momento su sei aree totali, due sono completamente inagibili, la BLU e la VIOLA, a causa delle rivolte scoppiate ad inizio anno che hanno distrutto e dato alle fiamme varie stanze del centro. Anche nelle aree ROSSA, BIANCA e GIALLA molte unità abitative sono ancora inagibili causando un continuo e pericoloso sovraffollamento all’interno delle stanze in funzione, dove sono presenti sette letti e in media attualmente dormono tra le dieci e le quindici persone. Anche nell’area VERDE, dove tutte le unità abitative sono agibili e sovraffollate, c’è molta preoccupazione tra i reclusi per un possibile contagio. Un ragazzo marocchino ci ha raccontato che viene fornita una sola mascherina chirurgica quando entri nel centro e non viene mai più cambiata.
Nei mesi di settembre e ottobre il viavai tra ingressi, uscite ed espulsioni sembra continuare a pieno ritmo. Al fine di contenere l’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19, il Marocco ha prorogato lo stato di emergenza sanitaria fino al 10 novembre e adottato varie misure di contenimento, tra le quali la chiusura dei confini.
In questo periodo le espulsioni sono avvenute perlopiù ai danni dei tunisini, che costituiscono la maggioranza nel CPR torinese. Dopo l’incontro in Tunisia di questa estate tra i ministri Lamorgese, Di Maio e il commissario al Vicinato Oliver Varhelyi dove veniva annunciato: “abbiamo fatto ricominciare i rimpatri di migranti al ritmo di 80 persone a settimana”, le autorità tunisine hanno annunciato la riapertura delle frontiere e la progressiva ripresa dei collegamenti con l’estero a partire dal 27 giugno. I ragazzi che abbiamo sentito in questi giorni ci hanno comunicato che ogni mercoledi e ogni domenica un gruppo di tunisini viene prelevato dalle guardie e caricato su di un pullman per essere rimpatriato. Le deportazioni avvengono durante la notte e sono spesso occasione per effettuare perquisizioni nelle stanze.