Protesta al CAS di Terzigno

La pandemia di sars-covid19 ha mostrato in Italia con la massima chiarezza, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la realtà del sistema concentrazionario di gestione delle persone che migrano, chiamato impropriamente e ipocritamente, anche a sinistra, “accoglienza”. Con il pretesto di presunte misure sanitarie hanno intensificato il mortifero filtro delle frontiere, l’immediato isolamento e segregazione delle persone al momento dello sbarco o del rintraccio ai confini, negli hotspot e sulle navi prigioni, i trasferimenti coatti, la reclusione di massa in strutture sovraffollate, la ripresa delle deportazioni, il controllo militare e poliziesco dei vari campi di concentramento, causando così il conseguente prevedibile insorgere di focolai di contagio, usati dai partiti per inasprire ulteriormente queste misure. L’apartheid sanitario di stato non ha incontrato nella “società civile” un effettivo contrasto, come al solito invece sono state le persone costrette nelle strutture di confinamento a continuare a lottare, con proteste, rivolte e evasioni di massa.

Pubblichiamo, scusandoci per il ritardo, il racconto di una delle tante proteste avvenute in Italia, invitando a supportare queste lotte e scriverci per descrivere le situazioni locali.

Oggi, 12 ottobre 2020, continuano le proteste nel CAS “Villa Angela” a Terzigno (NA), dove da due settimane gli “ospiti” del centro, sono in confinamento forzato, e sembra che polizia e gestori vogliano continuare la reclusione per un altro mese. Le persone migranti avevano già manifestato venerdì scorso, 9 ottobre.
I migranti rinchiusi sono usciti dalla struttura per protestare contro una reclusione ingiustificata (dato che non sono mai stati riportati i risultati dei tamponi), ma anche contro la mancanza di cibo, di acqua potabile, di servizi igienici. (6 gabinetti di cui uno solo funzionante per 80 persone). Denunciano non solo il fatto di non ricevere alcun pagamento dei soldi che gli spettano da mesi, ma anche gli allagamenti delle stanze nelle quali sono costretti a vivere, e il clima generale di soprusi e intimidazione da parte della polizia e del gestore Massimo Esposito. Questo personaggio è proprietario oltre che del CAS di Terzigno, anche di un CAS a Trecase, entrambi ottenuti con appalto della prefettura di Napoli. Per questo, l’obiettivo della protesta di oggi era di arrivare sotto la prefettura di Napoli, ma le forze dell’ordine hanno impedito alle persone migranti di raggiungere la stazione dei treni. Le persone in protesta sono consapevoli che la situazione che vivono è la stessa che viene imposta in altre parti d’Europa, in Francia e Germania ad altre persone migranti.
Nonostante l’invisibilizzazione da parte dei media nazionali, questa protesta non è isolata:
Solo settimana scorsa, in Campania un altro gruppo di persone migranti rinchiuse arbitrariamente in un centro a Palinuro hanno bloccato la strada per protestare contro questa misura e in Sicilia ad Agrigento gli abitanti del Centro di accoglienza Mose hanno dato vita a forti rivolte per gli stessi motivi.
Se lo stato di controllo e repressione nei centri di accoglienza e negli hotpost era già insostenibile prima dell’apparizione del virus, e le forme di resistenza erano varie e molteplici, il suo inasprirsi sistematico con la scusa del contenimento della pandemia ha reso ancora più frequenti le resistenze e proteste contro queste misure.
Ora più che mai portiamo la nostra solidarietà attiva a chi lotta.

Qui il link a un video della protesta.

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