Il 7 dicembre scorso, un tribunale del Cairo ha rinnovato la detenzione di circa 750 persone accusate di terrorismo (50 casi) in una singola udienza.
Tra di loro anche Patrick Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo a febbraio del 2020.
Non si conosce il numero delle persone detenute in Egitto. Decine di migliaia sono i/le prigioniere politiche ammassate in celle piccole, senza servizi, senza assistenza medica mentre nel paese e nelle carceri dilaga la pandemia. Un altro recente rapporto internazionale dice che le persone morte nelle carceri sono più di 1000 dal 2013. Tra di loro anche Giulio Regeni, torturato a morte dai servizi egiziani. Questo, tuttavia, non impedisce al criminale al-Sisi di essere riverito da Macron all’Eliseo, o di ricevere chiamate docili e condiscendenti di Conte o di altri capo di stato Europei. Del resto l’UE tutta non solo è complice del regime egiziano, ben foraggiato con soldi, armamenti e sostegno internazionale, ma dimostra di condividerne anche le politiche autoritarie vista la repressione e le violenze poliziesche di questi ultimi anni e la condizione in cui versano le carceri europee.
Qui di seguito abbiamo tradotto uno scritto della sorella della compagna Mahienour al-Masry, rapita dai servizi di fronte alla procura di Alessandria. Da quel momento la sua detenzione è stata rinnovata illegalmente. Il 30 agosto scorso un nuovo processo è stato aperto nei suoi confronti con l’accusa di “far parte di un’organizzazione illegale”.
L’8 dicembre si è svolta l’udienza per il rinnovo della detenzione preventiva di Mahienour.
I suoi legali e nello specifico la sua legale, Wafaa al-Masry, sono venuti a sapere che Mahienour e Esraa Abdel Fattah hanno denunciato il poliziotto che le ha trasferite dal carcere al tribunale.
Sono state spinte dentro al blindato a forza perché volevano che togliessero loro le manette, come avviene di solito, ma questo non è successo e hanno affrontato un trasferimento difficile e faticoso senza potersi reggere, né muoversi.
Purtroppo è stato lo stesso poliziotto a trasferirle nuovamente in carcere. Non riesco a non essere preoccupata al pensiero di cosa possano aver subito durante il rientro in carcere, soprattutto dopo che il poliziotto è stato denunciato personalmente.
I legali hanno scritto un verbale di denuncia al procuratore generale con la richiesta di aprire un’indagine per abuso di potere.
Durante l’udienza di rinnovo Mahienour ha raccontato del sovraffollamento all’interno del carcere femminile di al-Qanater. Se prima ogni detenuta dormiva su un letto proprio, ora sono obbligate a condividerlo in due, durante la diffusione della pandemia. Ovviamente in queste condizioni è impossibile rispettare il distanziamento e il sovraffollamento aumenta di giorno in giorno.
Mahienour racconta anche delle restrizioni sulla corrispondenza, i libri e le perquisizioni avvenute all’interno delle varie celle. Alcune detenute sono state private di tutti i loro beni e anche delle coperte in pieno inverno.
La famiglia di Mahienour farà una denuncia ufficiale come da lei richiesto, per le pessime condizioni all’interno del carcere.
Libertà per Mahienour,
Libertà per tutti e tutte.