In occasione di al-Iid (la festa di fine Ramadan) diversi compagni in questi giorni sono usciti dal carcere con l’amnistia presidenziale, dopo aver passato anni e anni dentro in detenzione amministrativa e aver subito le peggiori vessazioni e torture.
Moka, un compagno egiziano che dal 2013 entra e esce dal carcere senza aver mai visto la libertà e aver subito torture e punizioni, da pochi giorni ha concluso lo sciopero della fame di 75 giorni, sollecitato dai compagni di cella.
Anche Alaa è in carcere dal 2013, ha già scontanto 5 anni per il primo processo, 2 anni di carcere preventivo e ora sta scontando altri 5 anni.
Dal 2 aprile Alaa è in sciopero della fame. Dal 2019, anno in cui è entrato nel carcere di massima sicurezza di Torah al Cairo, Alaa è privato della mezz’ora d’aria e dei libri e i colloqui avvengono tramite un vetro divisorio. Ad alcuni detenuti sono perfino vietati i colloqui con i familiari da anni. Tutti hanno subito torture appena arrivati in questo luogo di vessazioni e morte.
Di seguito la lettera scritta dalla madre di Alaa, Laila Soueif, dopo l’ultimo colloquio avvenuto il 26 aprile 2022:
Oggi 26 aprile ho avuto il colloquio con Alaa e racconterò cosa è successo.
Come da lui richiesto ormai da mesi gli ho portato un lenzuolo, due magliette blu, una radio, un fumetto di Miky, un romanzo e un libro scientifico “Our Mathematical Universe”, sono gli stessi oggetti che sono stati vietati domenica scorsa a cui ho aggiunto un altro romanzo e altre poche cose visto che è in sciopero della fame.
Sul cancello di entrata del carcere i poliziotti mi hanno chiesto di scrivere per ben due volte la stessa lista degli oggetti perchè non riuscivano a leggere la mia scrittura, per poi stenderle sul tavolo nella stanza delle perquisizioni, fotografarle e spedirle alla solita persona ignota che decide se vietare o far entrare gli oggetti.
Come domenica scorsa hanno vietato tutto, dal lenzuolo alla radio, al fumetto, ai libri.
Durante il colloquio ho informato Alaa di essere andata a esporre una denuncia al commissariato di al-Maadi e aver avvertito il consolato inglese (Alaa ha preso da dicembre la cittadinanza inglese in quanto la madre è nata lì) di quanto accaduto domenica scorsa, come da lui richiesto.
Successivamente gli ho chiesto cosa fosse successo quel giorno dopo che me ne ero andata, mi ha raccontato di essere rimasto in presidio nella cabina dove avviene il colloquio fino all’orario di chiusura del carcere, a quel punto fecero entrare un gruppo di forze speciali che lo hanno preso a forza portandolo nella sua cella e anche oggi erano già lì pronte per portarlo forzatamente in cella, visto che Alaa aveva intenzione di rimanere nuovamente in presidio, rifiutandosi di rientrare.
In seguito il direttore del carcere incontrò Alaa dicendogli che fosse normale non aver ricevuto la lista degli oggetti sopracitati in quanto erano proibiti, anche se non capisco cosa ci sia di proibito tra le cose che gli ho portato.
Quando ho visto le forze speciali pronte a riportarlo a forza in cella, ho deciso di rimanere anche io per essere testimone di quello che sarebbe successo.
Hanno cercato di mandarmi via con le buone e con le cattive, ma ero determinata a rimanere affermando che non me ne sarei andata di mia spontanea volontà e che se avessero voluto avrebbero potuto finire questa farsa dandogli un libro dalla biblioteca del carcere, se quelli che avevo portato erano proibiti.
Ogni volta che alzavo la questione dei libri il direttore del carcere mi ignorava dicendomi che il tempo del colloquio era finito.
Siamo rimasti in questa situazione fino alle 5 circa, orario di chiusura del carcere, un pò tornavano a fare la stessa discussione e a volte sparivano, si aggiravano vari pezzi grossi, tra cui credo l’ispettore del carcere, mentre dall’altra parte del vetro divisorio non sentivo cosa dicessero a Alaa, ma vedevo l’aria minacciosa con cui si rivolgevano a lui.
Verso le 5 dopo che erano spariti per almeno mezz’ora è venuto di nuovo il direttore del carcere, comunicandomi che il carcere doveva chiudere e che se non me ne fossi andata mi avrebbero vietato i prossimi colloqui con Alaa.
Al che decisi di andarmene, di sicuro lo hanno riportato in cella a forza, spero non gli abbiano fatto del male.
Alaa è pieno di rabbia.
Alaa è pieno di rabbia contro la direzione carceraria che gli nega i suoi diritti legali scritti nel regolamento carcerario.
Alaa è pieno di rabbia contro la procura asservita alla direzione carceraria che continua a non rispettare il regolamento stesso e la legge.
Alaa è pieno di rabbia contro le autorità inglesi che permettono alle autorità egiziane di privarlo del diritto del consolato di fargli visita fino ad oggi.