Traduzione da Are you Syrious e altre fonti locali
Giovedi 7 luglio una grande rivolta è scoppiata nell’hotspot di Leros, dove si trovano 650 migranti, per la maggior parte afgani, pakistani e siriani. Secondo le fonti dei rifugiati, la violenza è esplosa a causa della frustrazione dei giovani pakistani che hanno perso ogni speranza di avere il permesso di continuare il loro viaggio. Dopo aver capito che sarebbero stati deportati nel loro paese, sono insorti e si sono scontrati con la polizia, lanciando pietre e distruggendo il container dove avvenivano le procedure amministrative all’interno dell’hotspot. Sembra che anche altri gruppi di giovani rifugiati abbiano partecipato alla lotta contro le forze di polizia, in netta inferiorità numerica. Tutti i reclusi chiedevano di poter lasciare Leros e viaggiare verso i loro paesi di destinazione. La polizia è stata costretta dal grande numero di persone in protesta a ritirarsi nella base della guardia costiera. Successivamente i poliziotti, riorganizzatisi insieme al personale della guardia costiera, sono riusciti a riprendere il controllo dell’hotspot ricorrendo anche a granate stordenti. Il personale dell’hotspot e quello dell’UNHCR è stato evacuato subito dopo l’inizio degli scontri. Famiglie e altri rifugiati spaventati, che non volevano partecipare alla rivolta, erano intenzionati a dirigersi verso la città ma sono tornati indietro dopo la fine degli scontri. L’8 luglio i rifugiati hanno riferito che i funzionari non hanno distribuito il cibo come di solito e inoltre non gli è stato permesso di andare al mercato con il pretesto dei furti avvenuti di recente. Rinforzi di polizia sono stati ufficiosamente annunciati in seguito alle violenze e nella serata del 7 luglio, riportano i giornali locali, è arrivato sull’isola un plotone di polizia antisommossa.
Sabato 9 luglio come ritorsione per la rivolta del giovedi, 200 poliziotti sono entrati nell’hotspot, isolando i siriani dagli altri reclusi, bloccandoli nel campo, minacciandoli di arresto se non avessero fatto i nomi dei responsabili degli eventi delle ultime notti. Di conseguenza, gli yazidi presenti nel campo, che vengono regolarmente presi di mira durante le situazioni di tensione, hanno deciso di lasciare l’hotspot. Oltre un centinaio di uomini, donne e bambini si sono diretti verso il porto di Lakki. Lungo il percorso gli yazidi sono stati presi di mira e attaccati da un gruppo. Ci sono notizie contrastanti su chi siano gli aggressori – se polizia o abitanti del luogo. Tuttavia, ciò che rimane chiaro sono i lividi e le ferite subite da uomini, bambini, donne, anche quelle in gravidanza. Alla fine il gruppo è stato riportato indietro nell’hotspot.